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Insegnamento della religione cattolica, aggiornamento al Museo diocesano

L’Ufficio Scuola settore insegnamento della religione cattolica della Diocesi di Città di Castello ha programmato corsi di aggiornamento presso il Museo Diocesano tenuti da Catia Cecchetti. La struttura ospita dal 1993 un Laboratorio didattico permanente che rappresenta una grande risorsa culturale ed educativa a disposizione di tutti. Nella sua varietà e vivacità segue gli Orientamenti pastorali della CEI: Educare alla vita buona del Vangelo. “Nell’educare riconosciamo una sfida culturale e un segno dei tempi, ma prima ancora una dimensione costitutiva della nostra missione”. Le sue finalità principali sono: promuovere la conoscenza del patrimonio culturale ed ecclesiastico per tutte le età attraverso procedure didattiche di tipo attivo, ossia non semplicemente nozionistiche e l’attuazione di una ‘’Catechesi attraverso l’arte’’. Molto partecipate le lezioni con interventi da parte degli insegnanti per la comprensione della didattica come l’insieme delle metodologie e degli strumenti utilizzati dalle istituzioni museali e da quelle scolastiche per rendere accessibili ad un più vasto pubblico collezioni, raccolte, mostre e in genere ogni tipo di patrimonio culturale. Da anni la scuola rappresenta per i servizi educativi del Museo un’importante interlocutore con cui collaborare in stretta sinergia e occasione formativa che integra, ma non sostituisce l’attività svolta in classe.
I destinatari delle attività non sono solo gli alunni delle scuole ma tutti coloro che sono interessati a approfondire la conoscenza della storia locale acquisendo consapevolezza del contesto culturale storico e artistico nel quale vivono. Più specificamente: adulti, utenti dei centri estivi, i diversamente abili, le famiglie, le parrocchie. Molteplici gli obiettivi da raggiungere: sviluppare la capacità di ascoltare, comprendere e comunicare; imparare a lavorare e a cooperare con gli altri; comprendere il significato delle regole e rispettarle; conoscere e rispettare le diversità e il valore della convivenza e del dialogo; avvicinare gli utenti all’istituzione museale, facendo cogliere le peculiarità di un museo d’arte sacra. L’offerta didattico-educativa del Museo prevede: visita guidata alla collezione articolata su più livelli di approfondimento e volta a stimolare un approccio attivo e coinvolgente alle diverse tipologie di manufatto e alla loro contestualizzazione in ambito storico-artistico; didattica museale realizzata all’interno della struttura con laboratorio di approfondimento e didattica territoriale tenuta nel territorio diocesano con la realizzazione di percorsi che interessano la scoperta del patrimonio ecclesiastico.
L’offerta formativa del Museo è flessibile e diversamente modulata in base all’utenza, basata sulla centralità del concetto di ‘’esperienza’’, di ‘’educazione attiva’’. L’intento finale è quello di fornire un modello di dialogo quanto più esaustivo possibile, con il patrimonio culturale e le sue ricchezze storico-artistiche ed ecclesiastiche.
Il laboratorio intende orientare al meglio tutti coloro che sono interessati alla scoperta o ri-scoperta del ricco patrimonio ecclesiastico del nostro territorio alla luce della Fede e nella sua moderna concezione si pone come fattore propulsore della crescita etico-culturale della società nel suo insieme.

La guerra in un sorriso! Donare gioia ai bambini sotto le bombe

Giovedì 16 marzo alle ore 21.00 presso la Chiesa della Madonna del Latte  di Città di Castello si terrà l’incontro dal titolo “La guerra in un sorriso!” Donare gioia ai bambini sotto le bombe a Gaza o nelle martoriate Baghdad e Aleppo, con Marco Rodari in arte “il Pimpa”,clown da anni impegnato nelle zone di guerra per riportare un sorriso a tutti i bambini.
Interverrà Don Mario Cornioli, Presidente dell’ Associazione Habibi (http://www.associazionehabibi.org/).

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Pastorale della Carità Relazione del Card. Francesco Montenegro

Mi piace iniziare con le parole di Agostino: “Quale volto ha l’amore? Quale forma, quale statura, quali piedi, quali mani? Nessuno lo può dire. Tuttavia l’amore ha piedi che lo conducono alla Chiesa, ha mani che donano ai poveri, ha occhi con i quali si scopre chi è nella necessità, ha orec-chi riguardo ai quali il Signore dice: chi ha orecchi per intendere intenda”.
E anche: “Da tutte le pagine divine, non si sprigiona altro che la carità… Chi vuol parlare della carità, non ha bisogno di scegliere la pagina da leggere: ogni pagina ne risuona”.

* A Puebla è stato detto che la pastorale è “la risposta specifica, cosciente e meditata alle necessità dell’evangelizza-zione” (1307). Essa è il prolungamento di Gesù che dà la vita per noi: “Il Buon Pastore offre la vita per le pecore” (Gv 10,11). Ecco perché non nasce da un’esigenza strategica, né è funzionale alla sua efficacia.
Nonostante sia indispensabile l’unità dei tre ambiti – an-nuncio, liturgia, carità –potrebbe sembrare una contraddizione parlare solo di pastorale della carità ma, secondo me, non lo è perché la Parola e i sacramenti tendono, di natura loro, alla carità. Il prodotto finale dell’annuncio e della liturgia, infatti, è la trasformazione della comunità cristiana in una comunità di fratelli capaci di dare se stessi agli altri, come Gesù.
Parlare di carità, poi, non è parlare di singole azioni caritative: tant’è vero che, avverte S. Paolo, si potrebbero “distribuire tutte le sostanze” senza avere carità. Follereau diceva: “L’ elemosina è l’osso gettato al cane”.
È grande il rischio di un falso in bilancio, cioè di sentirsi a posto sebbene tante manifestazioni di fede e tante preghiere non intacchino la vita dei credenti.
* La posizione degli operatori pastorali non è facile. La mi-seria dilaga, mentre i ricchi, in poche ore, consumano quanto un lavoratore guadagna mensilmente. Siamo soddisfatti di vedere chele nostre chiese in certe occasioni si riempiono, eppure, preoccupati, vediamo crescere il languire della pietà, della giustizia, dell’amore e della solidarietà. Noi parliamo d’amore ma ciò che conta è l’avere che prevale sull’essere, la persona vale per ciò che possiede, ai figli che chiedono amore si danno cose. Così, senza rendercene conto, si è arrivati al punto che opprimere diventa norma per chi detiene il potere, si uccide in nome di Dio, è possibile la schiavitù, il genocidio di popoli è ormai un sistema difensivo, due terzi della popolazione mondiale è affamata, si fanno campagne promozionali per aiutare i bambini poveri ma poi si va in quelle terre a fare turismo sessuale.
Davanti a tale realtà noi, quasi a difesa, affermiamo che nelle nostre comunità l’esercizio della carità è diffuso. È vero, tuttavia non possiamo non chiederci come mai, nono-stante tanta carità, questa non caratterizzi la vita ordinaria delle comunità. Queste si distinguono e sono cercate per tanti motivi ma non per la carità. Mentre nella prima chiesa i cristiani erano riconoscibili perché si volevano bene. Ciò avviene perché spesso la vita di fede e di carità scorrono parallele, se non addirittura divergenti. Da una parte c’è la vita liturgica che scandisce, qualche volta stancamente, i ritmi della parrocchia facendo, bene o male, da riferimento all’attività catechistica (prevalentemente destinata ai fanciulli), dall’altra c’è la vita di carità che si concretizza in iniziative che non sempre si alimentano alla vita di fede della comunità né riescono ad alimentarla. In questo modo la liturgia e la catechesi rischiano di girare a vuoto e la carità di inaridire.
Pensiamo alla collocazione della parabola del samaritano. Il racconto è come un prezioso quadro collocato in un’altrettanta preziosa cornice. Prima della parabola c’è la preghiera di lode e ringraziamento di Gesù al Padre perché ha manifestato le cose del Regno ai “piccoli” (Lc 10,21) seguita dalla proclamazione del comandamento: “Amerai ….” (10,27),dopo c’è il racconto della parabola seguito dall’episodio di Marta e di Maria (contemplattivi?!) e dal “Padre nostro” e l’invito a perseverare nella preghiera (11, 1-13).
È un invito a farsi prossimi al Padre e agli altri. Ma senza giocare alle parole incrociate: vale più il verticale o l’orizzontale? L’amore per l’uomo è strettamente unito all’amore per il Padre; il versare l’olio e il vino sulle ferite è la debita conclusione dell’ascolto della Parola e della recita del “Padre nostro”.
Gesù, inserendosi nella tradizione profetica, denuncia come senza senso l’onorare Dio senza le opere di giustizia: “Questo mio popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini“(Mc 7,1-13). Il culto senza la carità è blasfemo.
* Se si vuole che le nostre comunità vivano l’esperienza della carità, occorre ripensare a fondo al rapporto tra fede e carità. Se fede e carità restano separate, la comunità rischiala paralisi. Un corpo con una gamba più piccola dell’altra non cammina bene. La fede staccata dalla carità diventa dottrina astratta, preoccupata per di più di difendere la verità anche a scapito dell’attenzione alle persone (il Papa ci avverte continuamente a non cadere in un simile errore).
Per recuperare un giusto rapporto tra fede e carità non possiamo non rifarci all’evangelizzazione. La Chiesa evangelizza quando annuncia il regno di Dio ma nello stesso tempo lo edifica. Nel regno inaugurato da Gesù è centrale il comandamento Ama il Signore Dio tuo e ama il prossimo tuo” (Lc 10,27).
* Evangelizzare è raccontare a tutti l’amore di Dio. In Evangeli i Nuntiandi (21) è scritto: “L’evangelizzazione avviene mediante testimoni. La testimonianza è una proclamazione silenziosa, ma molto forte ed efficace della buona novella”.
La Chiesa c’è per evangelizzare, ma c’è anche per amare. Anzi essa stessa è carità, come afferma S. Ignazio. Senza carità, perciò, non c’è chiesa.
L’evangelizzazione è il primo grande segno di carità e la carità è il cuore dell’evangelizzazione. È scritto in “La Chiesa in Italia dopo Loreto”: “La missione della Chiesa ha una sola origine, un solo contenuto, un unico fine: la proclamazione del Vangelo. E ha una sola anima: la Carità” (51).
La carità è la carta costituzionale della Chiesa.
Penso di non sbagliare se affermo (mi faccio forte delle parole e dei gesti di Papa Francesco) che il salto che la Chiesa è chiamata a fare non è tanto o solo l’aggiornamento catechetico, né il migliorare delle celebrazioni (linguaggio e segni), ma che la carità siala “via privilegiata per l’evangelizzazione” (ETC 9-10). La carità non è un’appendice graziosa per abbellire l’abito della Chiesa, ma è l’abito stesso.
* Questo significa che, per es., la catechesi deve senz’altro essere fedele alla parola di Dio ma deve anche agganciarsi alle vita di ogni giorno, considerandola come “parola vissuta”, voce, cioè, dello Spirito da ascoltare. L’Eucaristia è la carità di Cristo che ci plasma. Una domanda: non è diversa la preghiera fatta in Chiesa (spesso ovattata e stanca) da quella fatta lungo la strada, arricchita di volti, di sofferenza, di dolore e di gioia. L’Abbè Pierre a ragione diceva di lasciare rotto un vetro nelle chiese per permettere ai rumori esterni di entrarvi.
Anche la carità deve cercare il giusto rapporto con la fede. Chi lavora a servizio dei fratelli deve confrontare il suo sguardo e il suo cuore con la parola di Dio. La catechesi non annuncia il mistero di Dio amore, che ama gli uomini e vuole che si amino fra loro? L’Eucaristia e i sacramenti non sono i segni concreti dell’amore di Dio per gli uomini? La testimonianza (carità che si vede, si sente e si tocca) non è il risultato della Parola e dell’Eucaristia?
È stato detto che l’amore è l’unico luogo dove Dio è libero di essere Dio. In Evangelizzazione e testimonianza della carità è scritto che i pani della parola di Dio, della carità e dell’Eucaristia non sono tre pani diversi, ma l’unico Gesù che in vari modi si dona agli uomini. Per questo ogni scollegamento fra parola, sacramento e testimonianza rischia di deturpare il volto di Cristo.Non penso di sbagliare nell’affermare che il criterio per va-lutare l’autenticità della catechesi e della liturgia è la crescita della comunione e della carità in ciascuno e nella comunità.
“La Chiesa non si organizza, ma si genera, e solo l’amore genera” (Del Monte).La Chiesa c’è per servire. Una chiesa che non serve, non serve a niente. Nella parrocchia la Chiesa si mette alla ricerca dell’uomo per fargli dono dell’incarnazione. Il cristiano ha la residenza nel tempio e il domicilio nelle strade. L’amore per l’uomo è il credo della Chiesa. Essa se è“spettacolo di comunione e di servizio” (Bello) non può avere paura del nuovo. Mons. Bello diceva che non si possono più desiderare le cipolle d’Egitto e che “non possiamo continuare a impastare paglia e argilla sulle sponde del Nilo, nelle nostre minuscole aziende a conduzione privata: le parrocchie. Bisogna passare il Mar Rosso”.
* Qualcuno potrebbe chiedermi: ma chi sono effettivamente i poveri da amare?
Il povero, sacramento scomodo di Cristo, “è un fratello in difficoltà che mette in difficoltà perché costituisce un caso inedito, non programmato, che disturba l’ordinario modo di venire incontro al prossimo, che ci obbliga a scelte alle quali non eravamo preparati e mette a nudo la nostra poca, dimezzata disponibilità, che andava bene fino ad un certo punto ma che poi si scopre indagata” (Martini) .
È povero chi manca di un bene necessario alla vita (pane, vestito, casa, lavoro, etc.), chi manca di un bene necessario per la vita (salute fisica o psichica, igiene, dignità umana, etc.) e chi manca di un bene necessario della vita (affetto, amicizia, libertà, fiducia, gioia, pace, etc.)
Il dossier Oxfam (gennaio 2017) afferma che sono le multi-nazionali e i super ricchi ad alimentare la disuguaglianza eludendo il fisco, preoccupati solo dei propri profitti a scapito dei salari dei lavoratori e usando il loro potere per influenzare la politica. Secondo il direttore di Oxfam Italia “è osceno che così tanta ricchezza sia nelle mani di una manciata di uomini e che una persona su dieci sopravvive con meno di 2 dollari al giorno”. 8 miliardari possiedono le stesse risorse della metà della popolazione più povera del mondo.
Da 4 anni il Forum Economico Mondiale afferma che l’instabilità politica è causata dalla crescente disuguaglianza economica. Eppure il divario tra i ricchi e il resto dell’umanità va allargandosi. I poveri aumentano e i ricchi diventano più ricchi. Negli ultimi due anni 10 grandi multinazionali hanno realizzato profitti superiori alle casse di 180 Paesi. Tra il 1988 e il 2011 il reddito medio del 10% più povero è aumentato di 65 dollari, meno di 3 dollari l’anno, mentre quello dell’ 1% più ricco di 11.800 dollari, vale a dire 182 volte tanto. Una statistica afferma che 1 americano mangia quanto 3 italiani e tre italiani mangiano quanto 1000 africani; perciò in questo mondo 1 mangia quanto 1000.
* “Ogni cent’anni Gesù di Nazareth incontra il Gesù dei cristiani tra le alture del Libano. E conversano a lungo; e ogni volta Gesù di Nazareth si congeda dicendo al Gesù dei cristiani ‘Amico mio, temo che non andremo mai, mai d ‘accordo!” (Kahlil Gibran).
“La sfida grande della Chiesa oggi è diventare Madre: Madre, non una Ong ben organizzata! Se la Chiesa non è Madre, è brutto dire che diventa una zitella, ma diventa una zitella! Non è feconda. … La sua identità è fare figli! cioè evangelizzare… Per questo la Chiesa deve fare qualcosa, de-ve cambiare, deve convertirsi, per diventare Madre deve essere feconda” (Papa Francesco). Convertirsi significa cambiare vita, cambiare metodo, cambiare tante cose, ma anche cambiare l’anima.
La Chiesa deve scandalizzare con i segni della carità. È peccato, dice Mons. Romero, “lasciare gli uomini nella loro miseria”. E P. Turoldo afferma che “una religione che non si ferma davanti all’uomo è una religione inutile” (Turoldo).
Se chiediamo alla Chiesa: Chi sei? Essa risponde: sono mi-stero di comunione (LG). Cosa fai? Sono a servizio del mondo (GS). Dove vai? In missione nel mondo (AG).
La bontà della nostra pastorale sarà evidente se si dirà di noi quanto il Time ha scritto di Giovanni Paolo II: “Le sue idee sono diverse da quelle della maggior parte dei mortali. Sono più grandi”.
Sono significative le parole di Mazzolari: “Chi ha molto cuore vede molti poveri, chi ne ha poco ne vede pochi, chi non ne ha non vede poveri”.
* Chiudo con le parole di Papa Francesco: “Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le mise-rie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto […]. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo”.

IL VESCOVO INFORMA

L’itinerario quaresimale, scandito dalle cinque domeniche, è il percorso liturgico che la Chiesa ci offre per prepararci alla Pasqua. Valorizziamo a pieno questo tempo forte della Quaresima anche con le celebrazioni della Parola e della Riconciliazione, le catechesi, le opere di carità, la via crucis e altro ancora: possono essere preziosi momenti di grazia per la crescita spirituale di ciascuno di noi e delle nostre comunità.

Visto che si è riscontrato un buon ascolto, continuerò a proporre, attraverso TTV e TRG, la lectio di Quaresima: “La Parola per te. Verso la Pasqua 2017”. Ecco gli orari: TTV: giovedì (ore: 19.00 e 21.45); venerdì (ore: 00.35; 09.30; 11.35; 14.20; 17.30; 23.05); sabato (ore: 12.30; 15.20; 18.00); domenica (ore: 08.00; 10.10; 18.30); lunedì (ore 10.30); martedì (ore: 09.00).

Presiederò le stazioni quaresimali nelle domeniche di Quaresima in cattedrale e in alcune parrocchie della Diocesi, secondo il calendario concordato con i parroci e pubblicato nell’agenda.

Parteciperò alla Via Crucis nel chiostro delle suore cappuccine di Santa Veronica. Sarò a disposizione per celebrazioni particolari: liturgie penitenziali, missioni, catechesi….

Incoraggio l’impegno pastorale della benedizione delle famiglie (“l’acqua santa”). Sono convinto che ne valga la pena. È un’occasione semplice che può diventare un momento di preghiera, di conoscenza, di avvicinamento alle famiglie e a tutte le persone, con particolare attenzione a coloro che soffrono. È già disponibile il libretto da portare nelle case: “Il Signore vi dia Pace”. Chi lo ha ordinato, lo riceverà direttamente dal Signor Vincenzo Alberattidi Perugia. Chi ne volesse altre copie, potrà trovarle in Libreria Sacro Cuore (prezzo € 0,50). Il libretto edito da La Voce, si compone di due parti: la prima è un mio saluto con riferimento alla Pasqua e alla Visita pastorale spiegata in modo semplice; la seconda è un commento all’Inno della carità di San Paolo, con le parole del Papa nell’Amorislaetitia. Mi sembra un valido aiuto per incoraggiare a partecipare alla Visita pastorale ed anche per invogliare a leggere l’enciclica.

Raccomando a tutti, specialmente ai giovani, il sussidio “Verso la Pasqua” preparato dall’Ufficio per la Pastorale Giovanile regionale, disponibile in Libreria Sacro Cuore. Invito a prenotare i libretti per poter rendere fruibile questo servizio,contattando telefonicamente don Paolo Bruschi o donFilippo Milli.

Giovedì 2 marzo a San Domenico avrà luogo la Veglia dei giovani per l’inizio della Quaresima. Ci saranno opportune riflessioni, liturgia penitenziale con il rito delle ceneri e la parola del vescovo. I sacerdoti sono pregati di rendersi disponibili per le confessioni.

Ringraziamo di cuore il Signore per la meravigliosa esperienza che una trentina di sacerdoti e diaconi della nostra diocesi abbiamo fatto a Collevalenza nei giorni 12, 13, 14 febbraio. È stato un momento di grazia: le considerazioni proposte da Don Giovanni Zampa ci hanno aiutato a riflettere sulle nostre linee pastorali e sulla prossimaVisita Pastorale, in un clima di fraternità presbiterale.

Sabato 4 marzo dalle ore9:15 presso le suore Piccole Ancelle di Sacro Cuore ci sarà il ritiro spirituale per religiosi/e della Diocesi in preparazione alla Quaresima. Terminerà verso le 12:00. Chiedo la partecipazione delle persone consacrate e una particolare preghiera alle claustrali.

Domenica 5 marzo (vedi il manifesto più avanti) incontrerò le coppie (fidanzati e sposati) e quanti lo desiderano per riflettere sull’Amorislaetitia. È un momento formativo importante che fa seguito all’incontro con i fidanzati, alla festa della famiglia e a quello regionale ad Assisi del 18-19 marzo (vedi più avanti il programma).
Su quello che la nostra diocesi offre come servizio pastorale ai fidanzati, alle famiglie, ai divorziati troverete più avanti delle utiliconsiderazioni da parte dei responsabili della Pastorale familiare, del Consultorio e di Don Alberto Gildoni che assieme, a Don Franco Sgoluppi, ha partecipato al Corso di formazione per i parroci sul nuovo processo matrimoniale. Vi prego di leggerle con attenzione per poter aiutare direttamente gli interessati.

La Giornata internazionale della donna (8 marzo) ci aiuti a crescere nel rispetto e nella giusta considerazione del rapporto uomo-donna, nel superare ogni forma di violenza nei confronti delle donne, nel valorizzare ancor più il contributo femminile a livello ecclesiale. Con sentimenti di gratitudine particolare verso le mamme!

Mercoledì 15 marzo il clero è convocato per il ritiro spirituale in seminario (più avanti studieremo la possibilità di farlo altrove, anche cambiando la modalità). Interverrà padre Giulio Michelini che, dopo aver tenuto gli esercizi spirituali al Papa e ai suoi collaboratori, ci aiuterà a riflettere sul cammino personale e pastorale verso la Pasqua. Chiedo la partecipazione puntuale di tutti.

Il 24 marzo si celebra la Giornata di preghiera e di digiuno, in memoria dei missionari martiri. Il fatto che cada in Quaresima è un motivo in più per ricordare con gratitudine chi ha dato la vita per la fede, per sostenere chi oggi sta vivendo la persecuzione e per stimolare ancor più la nostra testimonianza evangelica laddove viviamo.

Domenica 26 marzo alle ore 17:15 incontro con grande gioia i cresimandi della diocesi con i loro genitori per vivere insieme un momento di festa e di preghiera. Seguirà la Santa Messa in Cattedrale alle ore 18:30. Sono sicuro che, con la forte collaborazione dei catechisti e delle catechiste, sarà una nuova, gioiosa, esperienza di fede. Aspetto tutti gli interessati prima in piazza Gabriotti e poi in Cattedrale.
LETTERA DEL VESCOVO AI CRESIMANDI

Faccio presente con soddisfazione la buona riuscita di alcune attività pastorali.
È notevole la partecipazione di coloro che esercitano un ministero o si stanno preparando a riceverlo, e di altri interessati, allaScuola diocesana di teologia. Ho visto molto interesse agli incontri sulla Parola di Dio e tanta disponibilità al servizio nella Chiesa.
Altrettanto significativi gli incontri nella Cappella dell’Ospedale con i medici, il personale infermieristico, i volontari e i malati. Ci sono due incontri al mese molto apprezzati. Più avanti l’incontri di questo mese.
Anche la Pastorale della Scuola, in sintonia con gli insegnanti di religione cattolica, sta mettendo a punto una serie di interessanti incontri a sostegno di quanti operano nel mondo della scuola.

Invito a far attenzione e a sensibilizzare le persone nel destinare l’8×mille al sostentamento della Chiesa, dei sacerdoti e alle opere di carità. Abbiamo bisogno di questo sostegno economico per continuare il nostro servizio pastorale e caritativo (si vedano più avanti le modalità).

Sollecito i parroci, che ancora non l’avessero fatto, a portare in economato la raccolta delle collette obbligatorie per la giornata dell’Infanzia e per la giornata Migrantes.
Ricordo anche l’obbligo di presentare in Economato i bilanci delle parrocchie nel tempo stabilito. È un dovere di trasparenza nella gestione del denaro della comunità!

Chiedo una preghiera particolare per don Vinicio Zambri che, dopo due mesi di ospedale, deve sottoporsi ad un nuovo intervento chirurgico. Il Signore voglia ridargli la salute per poter riprendere il suo ministero.

Ricorda che sei polvere e convertiti al Vangelo!

LE PAROLE DEL VESCOVO
Il 1 marzo, mercoledì delle ceneri, iniziamo il cammino quaresimale, un percorso di 40 giorni che ci porta alla settimana Santa e quindi alla Pasqua 2017. È uno dei tempi cosiddetti “forti” dell’anno liturgico. La Quaresima infatti da sempre è intesa come un periodo spiritualmente impegnativo. Come viverla?
Il primo significato viene dal rito delle ceneri. Il celebrante le pone sulla nostra testa richiamandoci le parole che Dio rivolse ad Adamo: “Ricorda che sei polvere ed in polvere tornerai” (cfGen 3,19), o le parole di Gesù: “Convertiti e credi al Vangelo” (cfMc 1,15). Questo semplice gesto ci invita in modo imperativoa ricordare le due verità più centrali della nostra vita: tutti siamo creature limitate nel tempo (ognuno ha una data di nascita e unadi morte) e tutti siamo chiamati a vivere l’esistenza nel modo ottimale, ossia come l’ha vissuta Gesù secondo il suo Vangelo: nell’amore.
La prima verità ci ricorda che siamo deboli e fragili come la polvere e non padreterni; che l’atteggiamento più corretto è l’umiltà e non la superbia e l’arroganza.
Gesù si fa uomo di polvere come noi, per insegnarci a superare la morte ed entrare nella vita eterna. Basta seguire Lui e vivere nel Suo amore, superando l’egoismo. La Pasqua cristiana è esattamente il passaggio da questo mondo al Padre, seguendo le orme di Gesù come hanno fatto i santi. È il cammino dell’Amore vero che richiede tante virtù: povertà, mitezza, pazienza, coraggio, benevolenza, perdono, servizio. San Paolo ne elenca quindici nel famoso Inno alla Carità(cf. 1Cor 13), commentato da Papa Francesco nell’enciclica Amorislaetitia che potete trovare anche nel libretto portato nelle vostre case in occasione della benedizione delle famiglie.
Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima 2017 ci offre un’altra riflessione. Chiede di metterci con più attenzione e disponibilità dinanzi alla Parola di Dio che ci chiama ad una profonda conversione. La quale consiste nel vivere in comunione con Dio (preghiera), nella carità verso il prossimo e nel digiuno dai vizi e dal male. Gesù raccomanda di fare queste cose senza mettersi in mostra, senza esibizionismo, senza cercare riconoscimenti umani. Ci insegna anche come imboccare la strada dell’umiltà, del servizio e dell’obbedienza vincendo le tentazioni dell’avere, del piacere e del potere.
Nella parabola del ricco e del povero Lazzaro (Lc 16,19-31), ci viene detto come convertirci in modo concreto.Il povero Lazzaro è un rifiuto umano, uno scarto, eppure ha un nome, ha il volto di Cristo che ci interpella per farci uscire dal nostro egoismo, è un dono di Dio. Il ricco invece non ha un nome, è uno che incarna l’avidità del denaro (radice di tutti i mali), la vanità delle apparenze esteriori (gli abiti di lusso) e soprattutto la superbia per cui un uomo di polvere si crede un dio e proprio per questo nemmeno vede il povero Lazzaro.
Nell’aldilà le parti si rovesciano in maniera definitiva: il ricco, all’inferno, non può ricevere quell’aiuto che invita aveva negato al povero Lazzaro e nemmeno può ottenere che qualcuno vada ad avvertire i suoi fratelli perché non abbiano a fare la sua brutta fine.
Tutti infatti hanno la possibilità di ascoltare la Parola di Dio. Chi l’accoglie e si converte, passa dall’egoismo all’amore e così si mette sulla strada giusta. Sarebbe una bella Quaresima se aprissimo con generosità gli occhi, il cuore e le mani a qualche “povero Lazzaro” che in realtà è un “povero Gesù” che ci dona fin da subito una gioia impagabile, un anticipo di Paradiso. Il digiuno cristiano è finalizzato alla carità: questa è la nostra vera conversione e la nostra santità. Così valorizziamo il dono della Parola di Dio e il dono dell’Altro.
“Cari fratelli e sorelle, la Quaresima è il tempo favorevole per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo”.
Il Signore vi dia Pace! Ci dia quella Pace che proviene dall’accogliere la Parola del Signore nei nostri cuori e metterla in pratica con l’amore operoso.
È questo l’augurio pasquale che ho scritto nel libretto che vi arriverà a casa. La gioia della Pasqua alla quale ci prepariamo con il percorso quaresimale e la grazia della Visita Pastorale ci aiutino a prendere sul serio i due imperativi del mercoledì delle ceneri: “Ricorda che sei polvere… Convertiti e credi al Vangelo!”

Bellezza e fragilità della famiglia oggi

 

Regione Ecclesiastica Umbria – Commissione Regionale di Pastorale Familiare

19 Marzo 2017 Domus Pacis – Santa Maria degli Angeli – Assisi

BELLEZZA E FRAGILITA’ DELLA FAMIGLIA OGGI – ACCOMPAGNARE, DISCERNERE, INTEGRARE alla luce del cap. VIII dell’Amoris Laetitia – Linee pastorali nelle situazioni di crisi.

Il convegno del 19 marzo farà il punto sullo stato dell’applicazione del capitolo 8 dell’Amoris Laetitia nelle 8 diocesi umbre, ad un anno dalla sua pubblicazione. Al convegno interverranno il responsabile Nazionale dell’ufficio famiglia don Paolo gentili, don Carlo Rocchetta fondatore del centro familiare casa della tenerezza. I relatori caleranno i loro interventi in funzione delle risposte che gli uffici diocesani hanno dato al questionario inviato dall’ufficio regionale per rilevare avanzamenti e problematiche connesse con l’applicazione dall’esortazione apostolica.

Il convegno, aperto a tutti, sarà preceduto il 18 marzo pomeriggio da un  incontro ristretto alle equipe diocesane di pastorale familiare in cui le risposte ai questionari saranno illustrate e discusse. Da questo convegno ci si aspetta che i relatori diano impulsi positivi all’applicazione dell’amoris laetitia nei casi di famiglie di separati riaccompagnati o sposati

Il programma della giornata nella locandina allegata
VOLANITNO CEU 19 marzo 2017

 

 

Convenzione tra Museo Diocesano di Città di Castello e Museo Civico di Sansepolcro

La Diocesi di Città di Castello e il Comune di Sansepolcro hanno rinnovato la convenzione, in sede di conferenza stampa mercoledì 22 febbraio scorso presso il Museo Diocesano di Città di Castello già attivata nel 2009, per riconoscere ai visitatori dei propri musei prezzi agevolati e servizi di promozione culturale integrata. La convenzione, dichiara Catia Cecchetti, assume una grande importanza in quanto sottolinea la continuità di dialogo tra strutture diverse per fisionomia istituzionale, ma assai vicine per proposta artistica e culturale. Il Museo Civico di Sansepolcro e il Museo Diocesano di Città di Castello rappresentano due delle più significative realtà museali dell’Italia centrale e insieme offrono la conoscenza di un territorio la cui storia culturale è molto più omogenea di quanto le vicende politiche che hanno portato all’attuale assetto amministrativo, potrebbero far pensare. Infatti Città di Castello e Sansepolcro fino al 1440 hanno fatto parte delle terre della Chiesa e risultano unite assieme in una comune storia ecclesiale fino al 1520 quando Papa Leone X eresse la Diocesi biturgense.
Intento della convenzione è quello di contribuire allo sviluppo e alla movimentazione del turismo nelle due città e nel territorio Alto-tiberino, ha precisato l’Assessore alle Politiche culturali Gabriele Marconcini, sviluppando itinerari diversificati come ad esempio quello medievale e rinascimentale ed iniziative culturali congiunte. Ubicate in regioni distinte dunque ma in centri raggiungibili facilmente e a soli 15 chilometri di distanza Sansepolcro e Città di Castello sono in grado di fornire al turista una offerta culturale espressione di civiltà artistiche di alto livello. Nei rispettivi musei esistono tracce della storia comune che meritano un viaggio in Alta Valle del Tevere: opere d’arte e anche tessuto architettonico risultano riconducibili ai maggiori centri culturali del tempo e alle loro temperie stilistico-culturali (Firenze, Roma, Rimini, Urbino). Esempi straordinari di arte pittorica ma anche di oreficeria e di scultura sono esposti in entrambi i musei: dalle opere di Piero della Francesca fino a quelle di artisti quali Raffaellino del Colle, Cristoforo Gherardi ma anche testimonianze di pittori di fama nazionale come Perugino, Pinturicchio, Rosso Fiorentino. Tra le opere di oreficeria i due musei espongono collezioni di altissimo livello, dal periodo Altomedievale fino al XIX secolo: a Città di Castello il Tesoro di Canoscio (sec. VI), il Paliotto (sec. XII), il Riccio di Pastorale (sec. XIV) e a Sansepolcro gli ornamenti del Volto Santo, la Croce pettorale abbaziale detta “encolpio”. Anche la scultura è ben rappresentata: fregi romanici a Sansepolcro, Madonna di Uselle (sec. XIV) e un Cristo crocifisso di Scuola di Giuliano da Sangallo (sec. XV) a Città di Castello. Raffinatissimi i paramenti liturgici esposti in entrambe le collezioni. La convenzione la cui modalità è molto agevole, consente al visitatore una riduzione sul prezzo del biglietto di ingresso. Acquistando il ticket in una delle due sedi museali è possibile usufruire della riduzione nell’altra struttura convenzionata semplicemente esibendo il biglietto che verrà datato e vidimato. La possibilità di usufruire della riduzione non ha un limite temporale. La promozione avverrà con materiale a stampa prodotto per l’occasione (cartoline e locandine) e anche sul web, siti internet e i social media che concorreranno a divulgare orari di apertura, prezzi, accessibilità, ecc. Nella convenzione sono previste iniziative culturali e didattiche congiunte in grado di valorizzare in modo integrato il patrimonio culturale di entrambe le strutture museali tramite iniziative mirate quali conferenze tematiche, giornate di studio, visite guidate ecc.
L’intento è di creare un proficuo collegamento a distanza, continuo e aggiornato tra i due musei tra i più interessanti del comprensorio dell’Alto Tevere Umbro-Toscano garantendo una positiva ricaduta in termini di presenze ed iniziative in rete nei territori di appartenenza.

Le Unità Pastorali e i Moderatori della Nostra Diocesi

Volendo provvedere stabilmente alla celebrazione del culto divino e alla adeguata cura pastorale dei fedeli in seguito ad una riorganizzazione pastorale della Diocesi,
– a norma dei canoni 517 §1 e 526 §1 del Codice di Diritto Canonico ed espletate le consultazioni e le indagini prescritte o ritenute comunque opportune,
– visto il decreto prot. 01/17, con il quale la Parrocchia di S. Martino in Giove viene a costituire Unità Pastorale con le Parrocchie di Riosecco-Piosina-Lerchi-Nuvole-Astucci si costituisco le seguenti UNITÀ PASTORALI con i rispettivi MODERATORI:

ZONA NORD
S. Giustino in San Giustino – S. Lorenzo in Cospaia – S. Andrea in Selci – S. Tommaso in Lama – S. Stefano in Celalba – S. Maria di Fatima in Renzetti – S. Biagio in Cerbara (Moderatore: Gildoni don Alberto).

Sacro Cuore di Gesù in Pistrino – S. Michele Arcangelo e S. Francesco in Citerna – S. Michele Arcangelo in Fighille – S. Michele Arcangelo in Lippiano (Moderatore: Martinelli don Paolo).

ZONA CENTRO
Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio – S. Francesco – S. Maria delle Grazie – S. Michele Arcangelo – S. Maria Nova in S. Domenico – S. Maria Maggiore (Moderatore: Czortek don Andrea).

S. Maria e S. Giuliano in Riosecco – S. Ansano in Piosina – S. Martino in Giove – S. Lorenzo in Lerchi – S. Bartolomeo in Astucci – S. Biagio in Nuvole (Moderatore: Trani don Paolino).

S. Maria in Badiali – S. Maria Madre della Chiesa in Userna – S. Giuseppe – S. Veronica – Madonna del Latte – S. Maria in Belvedere (Moderatore: Luchetti don Salvatore).

S. Pio X – S. Giovanni Battista (Zoccolanti) – S. Lucia – S. Martin d’Upo’ (Moderatore: Biondini don Samuele).

ZONA SUD
Santi Cosma e Damiano in Canoscio – S. Donato in Trestina – S. Martino in Castelvecchio – S. Biagio in Cinquemiglia – S. Maria in Promano – S. Pietro in Montecastelli – Maria SS. del Carmine in Niccone – S. Pietro in Nestoro – S. Govanni Battista in Calzolaro – S. Stefano in Bonsciano – S. Leo in San Leo Bastia – S. Lorenzo in Petrelle – S. Bartolomeo in Lugnano – S. Maria e S. Egidio in Badia Petroia – S. Magno in Ronti – S. Maria in Morra – S. Lorenzo in Volterrano (Moderatore: Sipos don Stefano).

S. Gregorio Magno in Montone – S. Pietro in Carpini – S. Maria in Pietralunga – S. Giovanni Battista in Aggiglioni – S. Crescenziano in Pieve de’ Saddi (Moderatore: Cosa don Francesco).

S. Secondo in San Secondo – S. Pietro in Croce di Castiglione – Beata Vergine della Neve in Gioiello – S. Michele Arcangelo in Marcignano – S. Maria Assunta in Monte S. Maria Tiberina (Moderatore: Barsan don Adriano).

A decorrere dal giorno 03 gennaio 2017.

Neo-incardinati nella nostra diocesi

Dopo oltre 15 anni di attività pastorale nella diocesi di Città di Castello come sacerdoti Fidei Donum (Fidei Donum: enciclica di Pio XII del 21 aprile 1957, scritta per invitare la Chiesa occidentale all’impegno missionario) don Stefano Sipos, don Francesco Cosa e don Adriano Barsan, provenienti della Romania e appartenenti finora all’archidiocesi di Bucarest, con decreto vescovile e seguendo la prassi stabilita dalla Chiesa, sono stati in-cardinati nella Diocesi di Città di Castello dal 1° gennaio 2017, diventando così a tutti gli effetti sacerdoti tifernati.
Come si sa ogni sacerdote deve essere incardinato in una Chiesa particolare per mettersi al servizio pastorale secondo le disposizioni del vescovo. Nella consacrazione a diacono egli promette al suo vescovo diocesano e ai suoi successori riverenza e ubbidienza; questa promessa la ripete nell’ordinazione sacerdotale. Con questo il sacerdote, in unità con tutto il presbiterio della diocesi, diviene un fedele collaboratore del suo vescovo diocesano.
Attualmente i neo-incardinati nella nostra diocesi svolgono il ministero pastorale nella Zona Sud. Recentemente sono diventati anche cittadini italiani.
Li ringraziamo di cuore per la loro generosa disponibilità, per quanto hanno fatto e per quanto faranno a servizio della nostra Chiesa alla quale ormai si sono legati.

Gli oratori della Diocesi in festa per dire ai bambini quello che conta

All’insegna dello slogan “Punta in alto – Per dire ai bambini quello che conta”, oggi 1 febbraio dalle 15 alle 18,45 nella Chiesa della Madonna del Latte si terrà la Seconda Festa diocesana degli Oratori. La giornata prevede balli di gruppo e giochi. Alle 17 ci sarà la merenda, mentre alle 18 il Vescovo diocesano Mons. Domenico Cancian celebrerà la Santa Messa. A ogni oratorio sarà consegnata una bussola con i nomi degli oratori della Diocesi e l’immagine di San Giovanni Bosco.