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Figli orgogliosi di san Florido e sant’Amanzio

La Cattedrale ha accolto i numerosi fedeli che già dalle prime ore del mattino hanno partecipato alle messe e si sono inginocchiati a pregare davanti alla tomba dei santi patroni

La solenne messa pontificale è stata presieduta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini e concelebrata del clero diocesano, alla presenza di autorità civili e militari.

Per vedere la solenne messa pontificale
https://www.facebook.com/share/v/19WEh8kHac/

 

Il testo dell’omelia del vescovo Luciano

Fratelli e sorelle carissimi, la liturgia ci ha fatto condividere questa preghiera: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla”, che sembra quasi una professione di fede. Insieme, da questa Parola siamo convocati, per riascoltare l’annuncio della fedeltà di Dio. Uniti, come popolo credente, torniamo alla sorgente della nostra speranza per rinnovare la nostra fiducia nella misericordia divina. Se il Signore è il nostro pastore, se nella nostra vita lasciamo che sia Lui a guidarci, se ogni nostro sentimento e pensiero scaturisce dal sentirci suoi, allora davvero nulla ci manca, nulla di ciò che non può mancare.

Rivolgo a voi tutti un fraterno augurio di bene in occasione della Solennità dei nostri Santi Patroni  che stiamo celebrando, e un deferente saluto alle autorità civili e militari che hanno voluto accogliere il nostro invito. Coloro che hanno custodito con il loro ministero questa santa Chiesa, dal cielo, con sguardo amorevole, continuano ad invocare su questa Città, e sul popolo che abita questo territorio, la benedizione dell’Altissimo Padre.

L’Apostolo Pietro, nella sua prima lettera, ricorda agli anziani che guidavano le prime comunità cristiane: “pascete il gregge di Dio che vi è affidato”. Di questo invito, che è traduzione di un comandamento divino, i Santi Florido e Amanzio sono stati fedeli interpreti. Uno vescovo, e l’altro presbitero, uniti da una santa amicizia, si sono sostenuti a vicenda per accogliere e rispondere al mandato di Dio che la Chiesa aveva loro indicato. Il loro servizio di pastori origina e scaturisce dal cuore stesso di Dio che, ha inviato suo Figlio come buon pastore dell’umanità, per radunare i dispersi, curare i feriti, difendere i deboli e nutrire i piccoli.

Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare”, sono le parole di Dio che il profeta Ezechiele ci ricorda. È nel progetto della sua volontà, il desiderio di riprendere la guida del suo popolo, affinché tutta l’umanità si scopra amata e si riconosca guidata dal Signore del cielo e della terra. E questo progetto si realizza e si compie nella missione di Gesù che, dalle radici dell’umana natura si immerge nella nostra vicenda terrena per curarne le ferite e guarirla dalla sua mortale infermità. Dio stesso si fa pastore del suo gregge perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza, e nessuno abbia a perderla o a perdersi. Abbiamo bisogno di essere guidati e condotti, da soli rischiamo la vita, l’unica che abbiamo in dono.

L’Evangelista Giovanni ci ricorda le parole di Gesù: “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore”. È Lui, Gesù, il buon pastore, icona e modello di ogni pastore buono di cui i popoli dell’umanità hanno bisogno. Se è il Signore stesso a guidare il nostro camminare quotidiano, allora davvero nulla ci manca e, in Lui, tutto troviamo di ciò che ci necessità per rispondere alla chiamata della vita. Così non possiamo non vedere nella vita santa dei nostri Patroni la trasparenza luminosa del vero ed unico pastore, riverberata nella testimonianza della loro fede e resa feconda dalle loro gesta. Il vescovo Florido, soprattutto, ha offerto la sua vita in unione con quella del presbitero Amanzio, per rispondere alla chiamata di Dio di mediare, per questa porzione del suo popolo santo, la tenerezza e la fedeltà del nostro Dio. 

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore”. Ogni pastore buono è chiamato a servire il gregge che gli è affidato dando la sua vita. La vita, donata, offerta, spesa, consumata, messa a disposizione, giocata per i suoi fratelli, è la sostanza del ministero di chiunque è chiamato ad essere pastore nella Chiesa. Il Signore Gesù ha obbedito alla missione datagli dal Padre offrendo tutta la sua vita in sacrificio per la salvezza degli uomini. È questa la misura della santità dei pastori. Di questa misura divina partecipa ogni pastore inviato a pascere il gregge di Dio. Così come vediamo risplendere, nella testimonianza dei nostri Florido e Amanzio, la forza dell’amore di Dio e la larghezza della sua misericordia.  

Se dunque il Signore è il nostro pastore. Ci guida, ci nutre, ci protegge e ci indica pascoli sicuri. Ci tiene uniti e si prende cura di noi. Ci raduna e si fa nostro Salvatore donandoci la sua stessa vita. Se questa sua presenza di grazia e di accompagnamento ci è data nella vita e nel ministero dei pastori buoni che la Chiesa ci invia, allora veramente nulla ci manca. 

Nulla ci manca per essere discepoli del Maestro del regno. Nulla ci manca per sentirci inviati come missionari del Risorto. Nulla ci manca per pensarci e vivere come famiglia nella fraternità della Chiesa. Nulla ci manca per renderci accoglienti e compagni di viaggio di chi più fatica nella vita. Nulla ci manca che scusi un atteggiamento lamentoso e attendista, e ci doni l’alibi per non rispondere alle chiamate del Vangelo. Nulla ci manca che giustifichi il giudizio senza l’umiltà e il coraggio dell’ascolto e del dialogo. Nulla ci manca per poter evitare di sentirci partecipi e responsabili della vita sociale. Nulla ci manca per dirci oggi, nell’attualità che viviamo, con generosità e con gioia, figli orgogliosi dei Santi Florido e Amanzio. 

Per la loro fede schietta, e per la loro autentica amicizia, seguirono il Signore, servirono la Chiesa, subirono le avversità del loro tempo, cercarono l’aiuto dei santi, restarono saldi nella speranza, sostennero i loro concittadini nella ricostruzione della vita sociale, suscitarono testimonianze di fedeltà e mantennero fisso lo sguardo sulla meta eterna. 

 Con la gioia e la gratitudine, che la liturgia ci fa celebrare in questa Solennità, continuiamo fratelli e sorelle ad invocare l’intercessione, la protezione e la guida dei Santi Florido e Amanzio, perché aiutino questa nostra Chiesa ad accogliere la grazia del Vangelo, perché tutti noi insieme diventiamo capaci di farne dono a tutti attraverso l’esempio e la testimonianza di una vita affidata al Signore e donata ai fratelli. Amen.     

 

 

 

 

 

 

San Francesco e Alberto Burri, un incontro prezioso tra cultura e povertà

“In onore dei santi patroni Florido e Amanzio si celebra ancora una volta la testimonianza di chi ha vissuto e offerto se stesso e la propria vita, per il bene e la crescita della Città e del suo popolo”. Il vescovo di Città di Castello, mons. Luciano Paolucci Bedini, apre con queste parole la conferenza “Francesco e Burri, una povertà regale”, nella Cattedrale tifernate proprio di fronte all’installazione dell’opera del maestro Alberto Burri. “Uno spazio sacro – ha continuato il vescovo Luciano -, che accoglie un prezioso incontro che favorisce il confronto tra diversi linguaggi della cultura e le risonanze profonde che ogni animo è capace di ospitare davanti allo splendore della umana povertà”.

Commentando l’iniziativa mons. Paolucci Bedini si è così espresso: “Questo evento congiunto, che vede una originale e coraggiosa collaborazione tra la Fondazione Burri e la Diocesi di Città di Castello, nasce nel tentativo di far dialogare la musica e il canto con la pittura e l’arte dei materiali. La vicenda umana e spirituale di Francesco d’Assisi, di cui i nostri territori sono stati testimoni oculari, grazie agli anniversari che si stanno celebrando, rappresenta una grande l’occasione, anche per l’arte, per scoprire quanto di quelle narrazioni ha ispirato lo sguardo e l’opera degli autori dei secoli seguenti”. Durante il suo intervento, il vescovo Luciano ha toccato anche il tema centrale della povertà: “Laddove la creatura umana sembra spogliata di tutto, completamente depauperata e incapace di riscatto, prende avvio un inedito percorso di ricreazione e di risurrezione, a opera dell’autore stesso della vita”.

Quello della mattinata di sabato 9 novembre è il primo appuntamento dell’iniziativa promossa dalla Diocesi di Città di Castello, dalla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri e dalla Schola cantorum “Anton Maria Abbatini” per celebrare gli 800 anni dall’impressione delle Stimmate di san Francesco d’Assisi. Alla conferenza “Francesco e Burri, una povertà regale”, oltre al Vescovo della Chiesa tifernate, hanno partecipato mons. Nazzareno Marconi, presidente della Conferenza episcopale marchigiana, il prof. Bruno Corà, presidente Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, fra Giuseppe Magrino, frate minore conventuale e maestro emerito della Cappella musicale della Basilica papale di San Francesco in Assisi, e il maestro Stefano Ragni, critico musicale.

Il pubblico presente si è dimostrato attento e partecipe, coinvolto dai temi affrontati e dai tanti spunti di riflessione. Il vescovo Nazzareno Marconi ha parlato dell’arte straordinaria del maestro. “Burri racconta una storia – ha detto – di materiali poveri, feriti, lacerati dall’interno, perché possa uscire una ricchezza di vita che deborda. La vita è una realtà troppo grande e misteriosa perché i nostri contenitori umani riescano a contenerla. Così era la vita contadina espressa dal grano raccolto di fresco che lacerava i sacchi consunti dall’uso. Così la vita dell’uomo moderno, che le nostre infinite confezioni di plastica levigata non riescono a trattenere, perché la vita brucia e vuole uscire”.

“Burri ha reso prezioso quel ‘povero’ sacco – ha detto il prof. Corà -, lo ha reso ‘regale’ conferendogli una diversa bellezza e riscattandolo dal suo destino di oggetto da abbandonare. Con la sua capacità artistica, Burri ha ridato un nuovo destino anche alla sua vita di ex prigioniero ed ex medico, dedicandosi alla bellezza dell’arte e della poesia. Ciò che rende possibile avvicinare Burri a Francesco, il ‘santo poverello’ di Assisi è l’aver abbracciato,ancorché diversamente, un emblema di ‘povertà’, veicolo di semplicità e autenticità d’esperienza per una elevazione spirituale”.

Gli interventi si sono chiusi con il contributo del maestro Stefano Ragni che, ha parlato della musica dell’opera “Le stimmate” scritta da fra Giuseppe Magrino. “La musica di Magrino – ha detto Ragni -, nell’oratorio procede per fratture, per contrasti timbrici veementi, batte ritmicamente sugli archi dell’orchestra e produce squarci nei corni, affidando al coro gregoriano, l’assemblea dei Frati minori, la solennità del rito. Volge al finale con una pacificazione sonora che, nella sua dimensione raccolta, sembra additare all’incantesimo del Venerdì Santo wagneriano, quando tutte le ansie si placano e la luce del Divino irrompe sull’assemblea”.

Il prossimo e ultimo appuntamento dell’iniziativa su Francesco e Burri è fissato per domani, domenica 10 novembre alle ore 17. La Cattedrale ospiterà proprio il concerto in onore dei santi patroni Florido e Amanzio “Le Stimmate”, oratorio per soli, coro e orchestra composto da fra Giuseppe Magrino ed eseguito, per la prima volta, dalla Schola cantorum “Anton Maria Abbatini” e dalla Oida – Orchestra instabile di Arezzo. L’opera “Sacco” del maestro Alberto Burri rimarrà esposta fino alle 19 di domenica 10 novembre.

 

Solennità dei santi Florido e Amanzio

La diocesi di Città di Castello si prepara a celebrare uno dei momenti più significativi del suo calendario liturgico: la solennità dei santi Florido e Amanzio, non solo un momento di festa, ma un’occasione per una profonda riflessione sulla propria fede e per riunire in preghiera la comunità tifernate. Le celebrazioni si svolgeranno dal 10 al 13 novembre nella basilica Cattedrale. In preparazione della festa, domenica 10 novembre, saranno celebrate le messe alle ore 10.30 – 12. Durante la cerimonia delle 18.30, le confraternite della diocesi faranno la tradizionale offerta dei ceri, un momento significativo che simboleggia la devozione e la partecipazione di tutta la comunità alla festa per i santi tifernati. Mercoledì 13 novembre nella cattedrale superiore, le messe saranno celebrate alle ore 8-9-10-11. Alle ore 18, mons. Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Città di Castello e di Gubbio, presiederà la solenne celebrazione eucaristica, concelebrata con il clero della diocesi, come da tradizione e animata dalla Schola Cantorum “Anton Maria Abbatini”. La celebrazione solenne delle ore 18 di mercoledì 13 novembre, sarà trasmessa in diretta sul canale Youtube Diocesi di Città di Castello e su Trg al canale 13.

Il tempo di Florido e Amanzio

I Santi patroni vissero in un tempo caratterizzato da instabilità e trasformazione, l’arrivo di nuovi popoli e le devastazioni portate da Totila. Amanzio e Florido hanno svolto un ruolo fondamentale nel processo di rinascita di tutto il popolo dedicandosi con zelo a rifondare un tessuto sociale e comunitario profondamente segnato. La loro impegnativa opera andò oltre il semplice ripristino materiale; si estese al piano spirituale, giocando un ruolo cruciale nella creazione di una nuova identità sociale e religiosa. Per questo motivo, non solo sono i fondatori di una nuova comunità, ma anche i precursori di un periodo di rinnovamento e speranza, in cui la fede si unisce all’impegno civico.

Florido, Amanzio e Donnino, costruire insieme

Collaborando e vivendo insieme come fratelli, il vescovo Florido e il sacerdote Amanzio hanno fondato una Chiesa autentica, animata dalla fede e dalla carità. Le basi solide di questa “costruzione” si posano nella certezza dell’amore di Dio, che offre la forza necessaria per edificare non solo mura e case, ma una comunità umana e cristiana. È proprio questo “stare insieme”, che coinvolge anche il laico Donnino, a definire la santità di queste figure. Florido e Amanzio non agiscono mai separatamente; insieme, si prendono a cuore il destino della Chiesa e della città, manifestando un legame profondo e indissolubile.

Il programma della celebrazioni

 

 

Nuove comunità pastorali: nomine e avvicendamenti

Nelle ultime settimane, il vescovo Paolucci Bedini ha ufficializzato alcune nomine all’interno della diocesi che vanno nella direzione di costituire le prime comunità pastorali. Ecco perché don Luciano ha ufficialmente nominato parroco di San Pio X e di San Giovanni Battista agli Zoccolanti fra Giuseppe Renda , che già da alcuni anni stava svolgendo il proprio concreto servizio nella parrocchia di San Pio. L’incarico avrà la durata di almeno nove anni. Alla stessa maniera, il vescovo Luciano ha nominato fra Stefano Nava vicario parrocchiale nelle medesime sedi, con l’incarico a tempo indeterminato di collaborare e sostenere l’attività di padre Renda; mentre fra Davide Pietro Boldrini è stato nominato vicario parrocchiale a San Pio X, agli Zoccolanti, ma anche nella parrocchia di Santa Lucia e San Martin d’Upò.

La costituzione delle nuove comunità pastorali

Quattro parrocchie che vanno a costituire una comunità pastorale come annunciato a inizio ottobre dal vescovo Luciano. Un incarico quello di padre Boldrini a tempo indeterminato, nel segno della collaborazione per la formazione dell’unità pastorale delle parrocchie, come si legge nei decreti di nomina diramati dalla curia diocesana. Tra le ultime nomine effettuate c’è anche quella di don Filippo Milli, attuale parroco della comunità di San Giustino, che assume l’incarico di responsabile del Servizio di pastorale giovanile e vocazionale. Un testimone che raccoglie da don Nicola Testamigna, trasferito ad Assisi per l’incarico di vice rettore del Seminario regionale.

Verso il Giubileo 2025

Per prepararci a vivere l’anno giubilare della speranza, evento di grazia, alla luce della Parola di Dio e in ascolto della parola di papa Francesco, ci ritroviamo presso la Pieve di Canoscio.

martedì 5 novembre 2024 ore 21,00

Veglia di preghiera e riflessione: Gesù, porta della salvezza (cf Gv.10,7-9)

Con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale “nostra speranza”(Spes non confundit, 1)

martedì 26 novembre 2024 ore 21,00

Veglia di preghiera con riflessione: Maria, la più alta testimone di speranza. «In Lei vediamo come la speranza non sia fatuo ottimismo, ma dono di grazia nel realismo della vita (Spes non confundit, 24)

 

 

Solennità dei Santi Florido e Amanzio

La diocesi di Città di Castello si prepara a celebrare uno dei momenti più significativi del suo calendario liturgico: la solennità dei santi Florido e Amanzio, non solo un momento di festa, ma un’occasione per una profonda riflessione sulla propria fede e per riunire in preghiera la comunità tifernate. Le celebrazioni si svolgeranno dal 10 al 13 novembre nella basilica Cattedrale. In preparazione della festa, domenica 10 novembre, saranno celebrate le messe alle ore 10.30 – 12. Durante la cerimonia delle 18.30, le confraternite della diocesi faranno la tradizionale offerta dei ceri, un momento significativo che simboleggia la devozione e la partecipazione di tutta la comunità alla festa per i santi tifernati. Mercoledì 13 novembre nella cattedrale superiore, le messe saranno celebrate alle ore 8-9-10-11. Alle ore 18, mons. Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Città di Castello e di Gubbio, presiederà la solenne celebrazione eucaristica, concelebrata con il clero della diocesi, come da tradizione e animata dalla Schola Cantorum “Anton Maria Abbatini”. La celebrazione solenne delle ore 18 di mercoledì 13 novembre, sarà trasmessa in diretta sul canale Youtube Diocesi di Città di Castello e su Trg al canale 13.

Il tempo di Florido e Amanzio

I Santi patroni vissero in un tempo caratterizzato da instabilità e trasformazione, l’arrivo di nuovi popoli e le devastazioni portate da Totila. Amanzio e Florido hanno svolto un ruolo fondamentale nel processo di rinascita di tutto il popolo dedicandosi con zelo a rifondare un tessuto sociale e comunitario profondamente segnato. La loro impegnativa opera andò oltre il semplice ripristino materiale; si estese al piano spirituale, giocando un ruolo cruciale nella creazione di una nuova identità sociale e religiosa. Per questo motivo, non solo sono i fondatori di una nuova comunità, ma anche i precursori di un periodo di rinnovamento e speranza, in cui la fede si unisce all’impegno civico.

Florido, Amanzio e Donnino, costruire insieme

Collaborando e vivendo insieme come fratelli, il vescovo Florido e il sacerdote Amanzio hanno fondato una Chiesa autentica, animata dalla fede e dalla carità. Le basi solide di questa “costruzione” si posano nella certezza dell’amore di Dio, che offre la forza necessaria per edificare non solo mura e case, ma una comunità umana e cristiana. È proprio questo “stare insieme”, che coinvolge anche il laico Donnino, a definire la santità di queste figure. Florido e Amanzio non agiscono mai separatamente; insieme, si prendono a cuore il destino della Chiesa e della città, manifestando un legame profondo e indissolubile.

Il programma della celebrazioni

 

 

Diocesi e Fondazione Burri unite nel segno di Francesco

In occasione delle celebrazioni per gli 800°anni dall’impressione delle Stimmate di san Francesco d’Assisi, la Diocesi di Città di Castello e la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri si uniscono per dare vita a un progetto nato per celebrare e per rileggere, alla luce dell’attualità, il prodigioso evento avvenuto sul monte de La Verna nel settembre del 1224. Il progetto, presentato alla stampa sabato 26 ottobre, prevede tre eventi che si terranno nella Basilica Cattedrale, nei giorni che precedono i festeggiamenti per i santi patroni san Florido e sant’Amanzio.

La collaborazione tra Diocesi e Fondazione

Mons. Andrea Czortek, durante la conferenza di presentazione sottolinea, a proposito della collaborazione tra Diocesi, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri e Schola cantorum “Anton Maria Abbatini”, come  che “Ha reso possibile qualcosa di bello, importante e significativo. Un dialogo tra due personalità di livello mondiale, differenti tra loro che, nel loro rispettivo ambito e nel loro secolo di riferimento, hanno segnato la storia. Un’iniziativa che nasce e si sviluppa nel 2024, ma che già si apre verso l’anno dell’ottavo centenario della morte di san Francesco d’Assisi del 2026”.

L’esposizione dell’opera di Alberto Burri

Dal 7 al 10 novembre sarà esposta una delle più grandi opere di Alberto Burri, realizzata nel 1969 quale fondale scenografico per il primo atto del dramma di Ignazio Silone “L’avventura di un povero cristiano”. Il quadro scenico è il più vasto “sacco” mai realizzato dal maestro.

La conferenza “Francesco e Burri. Una povertà regale”

Sabato 9 novembre alle ore 11, ispirati dal tema “Francesco e Burri, una povertà regale”, mons. Luciano Paolucci Bedini vescovo della Diocesi Città di Castello, mons. Nazzareno Marconi presidente della Conferenza episcopale marchigiana, prof. Bruno Corà presidente Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, fra Giuseppe Magrino Ofm Conv, maestro emerito della Cappella musicale della Basilica papale di San Francesco in Assisi e il maestro Stefano Ragni, critico musicale, parteciperanno alla conferenza che propone una riflessione sul legame tra san Francesco e Alberto Burri, figure apparentemente distanti, unite nel nome di una povertà vissuta, ricercata e interpretata.

Il presidente Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri Prof. Bruno Corà, durante la conferenza stampa, illustrando il tema dell’incontro, ha spiegato come “La povertà che entrambi hanno scelto è qualcosa che sta nel dna della cultura italiana. Una “povertà regale” che è una virtù. Ne troviamo tracce nella poesia, nella pittura, nella scultura, nelle arti performative, nella musica”.

“Le stimmate” il concerto in onore dei Santi Patroni

Domenica 10 novembre 2024 alle ore 17, la Cattedrale ospiterà il concerto “Le Stimmate”, oratorio per soli, coro e orchestra composto, nel 1997, da fra Giuseppe Magrino Ofm Conv ed eseguito, per la prima volta, dalla Schola cantorum “Anton Maria Abbatini” e dalla  Oida – Orchestra instabile di Arezzo. L’opera si presenta come una composizione unitaria che scorre fluida in un profondo e continuo dialogo interiore di Francesco, che sul monte della Verna, in profonda meditazione, chiede a Dio di provare le stesse sofferenze di Cristo Crocifisso. Alessandro Bianconi, Direttore dalla Schola cantorum “Anton Maria Abbatini”  ricorda il momento nel quale fra Giuseppe Magrino propone al suo coro di dare primogenitura alla sua composizione  “Siamo onorati. Tutti i membri della Schola cantorum hanno accolto con grande entusiasmo la proposta”.

 

Per visionare il materiale della conferenza stampa

Diocesi e Fondazione Burri unite nel segno di Francesco

Per ricordare e celebrare gli ottocento anni dalle Stimmate di San Francesco d’Assisi, la Diocesi di Città di Castello e la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri danno vita ad un progetto che unisce Fede, Arte e Musica: un’installazione, una conferenza ed un concerto.

Sabato 26 novembre alle ore 11.30, presso il salone gotico del Museo diocesano, Mons. Andrea Czortek, Vicario Diocesi Città di Castello, Prof. Bruno Corà, Presidente Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri e il M° Alessandro Bianconi, Direttore Schola Cantorum “Anton Maria Abbatini” della Cattedrale di Città di Castello, presenteranno l’iniziativa alla stampa.

 

 

 

“Vino nuovo in otri nuovi”: primi passi del progetto Comunità pastorali

Il progetto è ambizioso e coinvolgerà le Chiese diocesane di Gubbio e Città di Castello per tutto il prossimo decennio. Da qualche settimana sta girando nelle parrocchie, tra i sacerdoti e tra i laici impegnati nella vita pastorale, grazie alla diffusione attraverso i fogli di collegamento delle due diocesi guidate dal vescovo Luciano Paolucci Bedini. Si tratta del progetto “Vino nuovo in otri nuovi”, per la nascita di nuove Comunità pastorali. Un percorso pensato per cominciare a realizzare – spiega proprio il vescovo Luciano – un “necessario rinnovamento della nostra comunità diocesana a partire da una riorganizzazione e un rilancio della vita cristiana nel nostro territorio”.

Il contesto della partecipazione alla vita della Chiesa

Sono evidenti, ormai da tempo, i segni di una progressiva diminuzione di affezione e di partecipazione alla vita della Chiesa, soprattutto da parte dei giovani. Ci sono poi la forte riduzione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, come anche il crescente allontanamento delle giovani famiglie. Un fenomeno che non riguarda solo le Chiese diocesane di Gubbio e Città di Castello, ma l’intero territorio nazionale.

Ripensare la presenza delle comunità cristiane sul territorio

Questo quadro indica l’urgenza di ripensare le comunità cristiane sui territori, nelle forme, nei modi e nei tempi. Per circa un anno, mons. Paolucci Bedini ha lavorato all’elaborazione di un nuovo progetto pastorale insieme ai sacerdoti e ai diaconi. E ora è arrivato il momento di renderlo pubblico e di chiedere a tutti i fedeli di esprimere la loro opinione, dare il proprio contributo e suggerire eventuali modifiche.

“La bozza del progetto ‘Vino nuovo in otri nuovi’ – spiega il vescovo Luciano – nasce nel giugno del 2023, come idea di rilancio delle unità pastorali, partendo però dalle condizioni di oggi che ovviamente sono molto cambiate e che ci presentano una realtà ecclesiale in forte diminuzione a tutti i livelli, soprattutto nella parte più giovanile. I nostri territori si stanno spopolando e c’è anche un forte disaffezione nei confronti dell’esperienza ecclesiale cristiana. Quindi abbiamo bisogno di ripensare come vivere nel territorio la nostra presenza di Chiesa e la nostra storia di comunità cristiana. Papa Francesco e i suoi predecessori da tanto tempo ci chiedono di spostare l’azione pastorale sul fronte missionario, quindi sul fronte di un nuovo annuncio del Vangelo. Questo progetto serve per questo: per cominciare a mettere le basi di quella che sarà la Chiesa del futuro”.

Le nuove Comunità pastorali a Gubbio e Città di Castello

Cosa si intende per Comunità pastorale (Cp) secondo questo nuovo progetto? È una porzione della Chiesa diocesana presente in un determinato territorio, capace di sviluppare e sostenere tutte le dimensioni della vita ecclesiale ed è formata anche da più parrocchie. Lo scopo di questo progetto di riordino delle parrocchie attuali è quello di raccogliere il popolo di Dio di un determinato territorio per vivere – nella comunione fraterna – tutte le dimensioni della vita ecclesiale, prendersi cura dei vari ambiti pastorali e rinnovare la spinta missionaria sul territorio.

Sacerdoti, diaconi e laici per organizzare la Cp

Nel concreto, la Comunità pastorale è guidata da uno o due sacerdoti con l’aiuto di uno o più diaconi, responsabili di ambiti particolari, e di alcuni fedeli a servizio di ogni ambito pastorale, anche grazie ai ministeri laicali che possano aver ricevuto. Tutti insieme formano un equipe pastorale che coordina l’attività di evangelizzazione. In una delle parrocchie della Comunità pastorale ci sarà il centro di riferimento e di coordinamento, il “cuore” della Cp dove vivere le celebrazioni principali dell’anno liturgico, gli incontri unitari e quelle iniziative che coinvolgono tutti i fedeli.

Canoniche per la vita comune dei sacerdoti ma non solo

Un centro dove la casa canonica possa essere abitata dai sacerdoti, perché la vita comune dei preti è una grande testimonianza. Allo stesso tempo, potrebbe ospitare anche altri fratelli e sorelle che vivono a servizio della Cp: una famiglia, dei consacrati, giovani e anziani. Insomma, uno spazio di accoglienza e condivisione dove tutti possano sentirsi di casa. Le case canoniche delle altre parrocchie che formano la comunità potranno essere affidate a fratelli e sorelle (diaconi, sposi, famiglie, consacrati, giovani volontari) che possano abitarvi mettendosi a servizio delle necessità delle parrocchie stesse, in uno stile aperto di fraternità e di condivisione.

Consiglio pastorale e Consiglio affari economici

Sono due gli organismi chiamati a farsi carico della vita della Cp: il Consiglio pastorale, che con stile sinodale discerne e indirizza l’esperienza cristiana della comunità tutta, in comunione con le indicazioni pastorali diocesane; il Consiglio per gli affari economici unitario che si occupa della gestione e dell’amministrazione dei beni comuni di tutta la Cp e ne rende conto ogni anno pubblicamente.

L’evangelizzazione e lo stile sinodale

Questo nuovo volto della Chiesa nel territorio delle diocesi di Gubbio e Città di Castello – spiega ancora il documento “Vino nuovo in otri nuovi” – avrà come unica ispirazione il vivere il Vangelo e il suo annuncio, in questo tempo di cambiamento d’epoca. Si fonderà perciò sullo stile sinodale che la Chiesa sta sperimentando in questi anni a tutti i livelli: tutti i battezzati – laici, religiosi, diaconi e presbiteri –  dovrebbero essere consapevoli di essere discepoli-missionari, imparando a essere corresponsabili della vita della comunità ecclesiale e della testimonianza del Vangelo.

 

L’intervista al vescovo Paolucci Bedini

 

 

Don Luciano, dunque un itinerario che incrocia quelli della Chiesa di oggi, dal Sinodo dei vescovi della Chiesa universale al Cammino sinodale della Chiesa italiana, come anche quelli delle Chiese locali eugubina e tifernate…

“Questo progetto raccoglie tutte le sfide e tutte le tematiche che stanno emergendo sia dal Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, che quest’anno affronta la terza e ultima fase con le due assemblee nazionali che dovrebbero portare il loro frutto, sia l’esperienza stessa del Sinodo mondiale che ha risvegliato il desiderio e il bisogno di essere Chiesa in stile sinodale”.

 

Perché la scelta dell’immagine evangelica del ‘vino nuovo in otri nuovi’?

“Perché ciò che va rinnovato, riorganizzato e rilanciato non sono le strutture. Ma è il cuore stesso dell’esperienza ecclesiale, quella comunità di fratelli e di sorelle che prova a vivere il Vangelo, che custodisce questo dono ricevuto dal Signore e che lo condivide nel territorio anche con chi non viene dall’esperienza ecclesiale, l’ha lasciata o la sta lasciando, è critico oppure ha bisogno di un nuovo annuncio. L’idea è proprio quella di dare nuovo vigore e una nuova identità alla comunità cristiana. Il primo frutto del Vangelo, quando è accolto e diventa vita, è la fraternità e noi abbiamo bisogno oggi di rilanciare fraternità che siano non solo vivaci, per la gioia del Vangelo che hanno ricevuto, ma anche accoglienti e capaci di mettersi al servizio di tutti gli altri”.

 

Nella bozza di questo primo documento, vari punti indicano come dovrebbe vivere la fede la Comunità pastorale. Quali sono gli elementi più importanti?

“La comunità è quella porzione di popolo di Dio che è capace di vivere tutte le dimensioni della vita cristiana: non solo la liturgia o solo la carità o solo l’educazione, la missione o la fraternità. Ma tutte insieme. Rispetto a quelle comunità antiche che sono le parrocchie, che in gran parte nei nostri territori ormai sono ridotte a piccoli nuclei addirittura spesso senza sacerdote, questa nuova comunità la pensiamo come una rete, un intreccio, una solidarietà fraterna tra parrocchie più piccole e più grandi dove si possano vivere tutte le dimensioni della vita cristiana. Così le parrocchie non sono chiuse, ridotte, abbandonate, selezionate o escluse. Ma sono tutte rivalutate all’interno di una rete più ampia”.

 

Tutto ciò non sarà per decreto o con un colpo di mano del vescovo, giusto?

“Abbiamo immaginato un tempo e una modalità più elastici possibile, perché sarebbe inutile e controproducente imporre un cambiamento a cui nessuno di noi, in realtà, è preparato. Però dobbiamo essere molto concreti nel renderci conto che, se non vogliamo lasciar languire l’esperienza cristiana nelle nostre terre, dobbiamo rilanciare la nostra presenza e il nostro modo di vivere il Vangelo. Questo cambiamento non lo fanno i sacerdoti e nemmeno il vescovo per decreto, né alcuni laici, magari più disponibili. È necessario che tutto il popolo di Dio venga aiutato a comprendere e a interpretare una stagione nuova”.

Si comincia da Città di Castello con tre Cp

Le prime Comunità pastorali a iniziare il cammino comune tra parrocchie diverse sono a Città di Castello. Una Cp sarà quella del centro storico, con Cattedrale, Santa Maria delle Grazie e Santa Maria Maggiore. Nell’immediata periferia, i francescani minori si occuperanno della Cp che comprende San Pio X, San Giovanni Battista agli Zoccolanti, Santa Lucia e San Martino D’Upò. Infine, le parrocchie di San Secondo, Croce di Castiglione, Gioiello, Marcignano e Monte Santa Maria Tiberina. I prossimi mesi e anni saranno decisivi per un dialogo fra le comunità locali e le Chiese diocesane eugubina e tifernate, in modo da condividere le scelte, a cominciare dalle Assemblee ecclesiali che riuniscono in queste settimane le Chiese eugubina e tifernate. Chiunque può scrivere al vescovo Luciano per condividere il proprio pensiero e le proprie riflessioni, attraverso una mail inviata a vescovo@diocesigubbio.it oppure vescovo@diocesidicastello.it.

 

 

 

 

Archivio diocesano, resoconto dell’attività di schedatura e inventariazione

Il 28 ottobre è stato inviato all’Ufficio Beni Culturali della Conferenza Episcopale Italiana il resoconto dell’attività di schedatura e inventariazione dell’Archivio Storico Diocesano svolta dall’archivista dott.ssa Cristiana Barni. Nella base dati consultabile tramite il portale beweb sono presenti 121 fondi dell’Archivio, così distribuiti: fondo della Curia Vescovile 1; fondo della Mensa Vescovile, 1; fondo del Capitolo della Cattedrale 1; fondi delle confraternite 99; fondi delle congregazioni 1; fondi delle parrocchie 1; fondo del Seminario Vescovile 1; fondi personali 5; fondi di opere pie 4; fondi di società mutualistiche 6.

Nel periodo da novembre 2023 a ottobre 2024 sono state revisionate 27 unità archivistiche del Fondo della Curia Vescovile così distribuite:

– Sezione Atti del Vescovo (21 unità archivistiche): serie Visite pastorali, 21 unità con numero di corda 267-39, 40, 41, 41/1, 44-47, anni 1750-1874; 

– Sezione Vescovi (1 unità archivistica): serie Carlo Liviero, 01 unità con numero di corda 1, anni 1892-192;

– Sezione Vicari Capitolari (1 unità archivistica): serie Mons. Quintilio Bianchi, 01 unità con numero di corda 1, anni 1929-1957;

– Sezione Canonizzazioni (2 unità archivistiche): serie Santa Veronica Giuliani, 02 unità con numero di corda 10-11, anno 1728; 

– Sezione Cancelleria (2 unità archivistica): serie Corrispondenza, 02 unità con numero di corda 1 e 39, anni 1555-1844.

Del Fondo Muzi, serie “Corrispondenza”, è stata revisionata 1 unità archivistica, con numero di corda 9, anni 1824-post 1837.

Del Fondo della Confraternita di Santa Lucia di Città di Castello sono state revisionate 6 unità archivistiche, con numero di corda 1-5, anni 1768-1948.

Del Fondo della Confraternita della Madonna del Ponticello di Città di Castello è stata revisionata 1 unità archivistica, con numero di corda 1, anni 1622-1689.

Del Fondo della Confraternita della Madonna dell’Olmo è stata revisionata 1 unità archivistica, con numero di corda 6, anni 17522-1764.

Del Fondo della Opera pia Cristiana di Città di Castello sono state revisionate 5 unità archivistiche, con numero di corda 1-5, anni 1680-1776.

Del Fondo della Opera pia Ranieri è stata revisionata 1 unità archivistica, con numero di corda 16, anni 1806-1816.

Del Fondo Confraternita di Maria Santissima del Carmine e Gesù legato alla colonna in Città di Castello, serie “Contabilità” sono state revisionate 2 unità archivistiche, con numero di corda 2 e 5, anni 1777-1923; serie “Statuti” è stata revisionata 1 unità archivistica, con numero di corda 1, anno 1911.

Del Fondo Confraternita di San Giovanni Decollato in Città di Castello, serie “Capitoli” sono state revisionate 3 unità archivistiche, con numero di corda 1-3, anni 1746-1921; serie “Vacchette” sono state revisionate 4 unità archivistiche, con numero di corda 1-4, anni 1743-1942; serie “Amministrazione” è stata revisionata 01 unità archivistica, con numero di corda 1, anni 1578-1624.

Sono state inoltre create ex novo le 04 unità archivistiche:

– 40/1, anni 1853-1854, della serie Visite pastorali della sezione Atti del Vescovo (Fondo della Curia vescovile di Città di Castello);

– 3, anni 1973-1979, della sezione Vescovi, serie Cesare Pagani (Fondo della Curia vescovile di Città di Castello);

– 2, anni 1775-1844, della serie Libri d’Amministrazione del Fondo della Confraternita di Maria Santissima del Carmine e Gesù legato alla colonna in Città di Castello;

– 1, anni 1610-1824, della serie Capitoli del Fondo della Confraternita di Maria Santissima del Carmine e Gesù legato alla colonna in Città di Castello.

È stata inoltre revisionata la scheda Entità – Organizzazione Maestre pie di Apecchio e sono state create ex novo alcune schede bibliografiche.