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57ª GIORNATA DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI 2023 – Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15)

Ogni anno il tema viene annunciato dal pontefice il 29 settembre, festa dell’Arcangelo Gabriele, mentre il 24 gennaio, memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei comunicatori il messaggio viene diffuso. Quest’anno, la celebrazione della Giornata sarà celebrata il 21 maggio 2023, la Festa dell’Ascensione del Signore. «Non si può cogliere il significato pieno del Messaggio di Papa Francesco per la 57ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali prescindendo dai testi che lo hanno preceduto nelle ultime due edizioni. Ciò viene chiarito, sin dalle prime battute, dallo stesso Francesco, quando ricorda i verbi che hanno accompagnato la riflessione nel 2021 (“andare e vedere”) e nel 2022 (“ascoltare”) per arrivare adesso al “parlare”. È il culmine del processo comunicativo in cui ogni singola azione rappresenta una spinta e una motivazione nella circolarità che ne è alla radice. Non basta mettersi in movimento, se non si ha la disponibilità ad ascoltare veramente prima di esprimersi con la parola. Parlare con il cuore significa “rendere ragione della speranza che è in noi” (cfr 1Pt 3,14-17) e farlo con mitezza, utilizzando il dono della comunicazione come un ponte e non come un muro. In un tempo contraddistinto – anche nella vita ecclesiale – da polarizzazioni e dibattiti esasperati che esacerbano gli animi, siamo invitati ad andare controcorrente. Non dobbiamo temere di affermare la verità, a volte scomoda, che trova il suo fondamento nel Vangelo ma non dobbiamo disgiungere questo annuncio da uno stile di misericordia, di sincera partecipazione alle gioie e alle sofferenze dell’uomo del nostro tempo, come ci insegna in modo sublime la pagina evangelica che narra il dialogo tra il misterioso Viandante e i discepoli di Emmaus. Oggi, nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo, è quanto mai necessario l’affermarsi di una comunicazione non ostile. Una comunicazione aperta al dialogo con l’altro, che favorisca un “disarmo integrale”, che si adoperi a smontare “la psicosi bellica” che si annida nei nostri cuori, come profeticamente esortava San Giovanni XXIII, 60 anni fa nella Pacem in Terris. È uno sforzo che è richiesto a tutti, ma in particolare agli operatori della comunicazione chiamati a svolgere la propria professione come una missione per costruire un futuro più giusto, più fraterno, più umano. La comunicazione può essere strumentalizzata ed essere antitetica alla comunione, tendendo alla chiusura, alla divisione, alla contrapposizione, alla conflittualità. Insomma, una contraddizione in termini. Questa, ricorda il Papa nel messaggio, “è responsabilità di ciascuno”, quasi a sottolineare che nell’ambiente digitale tutti possono e devono essere protagonisti di “una comunicazione aperta e accogliente”.

Giornata Nazionale dell’8xmille alla Chiesa Cattolica

Domenica 7 maggio si celebra in tutta Italia la Giornata Nazionale dell’8xmille alla Chiesa Cattolica. Nelle 26.000 parrocchie del Paese i fedeli saranno invitati a ricordare che da ormai più di trent’anni la sopravvivenza economica della Chiesa è affidata a loro, in particolar modo attraverso la firma per la destinazione dell’8xmille del gettito Irpef. Se il contribuente sceglie in favore della Chiesa Cattolica, la quota a questa spettante viene versata dallo Stato alla Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.), la quale è tenuta a ripartirla e ad assegnarla per tre finalità:
– ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE DELLA POPOLAZIONE ITALIANA
– INTERVENTI CARITATIVI IN ITALIA E NEL TERZO MONDO
– SOSTENTAMENTO DEI SACERDOTI
In vista della Giornata di sensibilizzazione per le firme dell’8xmille prende il via la campagna 8xmille 2023 nella quale attraverso la documentazione dei progetti, viene data la possibilità di mostrare ai contribuenti il valore di una firma. Un gesto semplice e gratuito che si trasforma in opere di bene. Anche quest’anno il Servizio CEI per la promozione del sostegno economico si è messo in ascolto. E poi, in viaggio. In ascolto delle storie, tante e belle, che arrivano dal nostro territorio: storie di utilizzo dei fondi 8xmille che permettono a molti di affrontare e, spesso, superare realtà difficili da immaginare. Una volta scelte otto opere segno, grazie alla collaborazione con Caritas Italiana, il viaggio è iniziato per andare a vedere e cercare di riportare, con le lenti della cinematografia, queste realtà pulsanti di bene. https://www.unitineldono.it/
Come destinare l’8xmille: guida alla firma 2023.
Tutte le informazioni si possono trovare sul siti sotto indicati e l’ufficio diocesano è a disposizione per supporto e assistenza.
https://sovvenire.chiesacattolica.it/ – https://sovvenire.chiesacattolica.it/la-tua-firma/ – https://www.8xmille.it/

Don Giuseppe Floridi,
incaricato Diocesano per la promozione del
sostegno economico alla Chiesa Cattolica

 

PROCESSO SINODALE, COMUNITA’ UMANA E COSTRUZIONE DELLA PACE, SESSANT’ANNI DOPO “PACEM IN TERRIS

La Scuola Diocesana di Formazione Teologica ogni martedì alle ore 21.00  presso Salone della Parrocchia Madonna del Latte a Città di Castello riprende gli ITINERARI DI FORMAZIONE “Prendersi cura della fede”: PROCESSO SINODALE, COMUNITA’ UMANA E COSTRUZIONE DELLA PACE, SESSANT’ANNI DOPO “PACEM IN TERRIS. Per info rivolgersi: Libreria del Sacro Cuore – Parrocchia di appartenenza.

Pellegrinaggio diocesano

È stato all’insegna di un “ricominciare” il pellegrinaggio diocesano svoltosi il 10-11-12 aprile, subito dopo la domenica di Resurrezione. Tutto come “al solito”: partenza nel lunedì dell’angelo, una méta da raggiungere, tre giorni di percorso, tanti giovani e un gruppo di adulti a sostenere il viaggio. Appunto: tutto come sempre, ma questo 27° pellegrinaggio diocesano, ha avuto un sapore diverso, tutto nuovo. Dopo la pandemia e l’esperienza breve ma intensa dell’anno scorso con l’incontro dei giovani in piazza San Pietro con Papa Francesco, quest’anno si è riusciti a tornare al “solito” pellegrinaggio ma nuovo per tanti. Infatti molti giovani, tra i 190 pellegrini iscritti, affrontavano il loro primo “pelle”, guidati da un nuovo pastore che li ha condotti fino ad un luogo per lui “vecchio” e significativo ma che è stato una vera e propria novità. Assieme al Vescovo Luciano, i giovani di Città di Castello hanno raggiunto Ancona, per venerare la Madonna Regina di tutti i Santi che, dalla Cattedrale di San Ciriaco, protegge gli anconetani molto devoti all’immagine della Vergine. Lei che ha custodito anche i primi passi del nostro Vescovo quando il 30 settembre del 1995 ha ricevuto l’ordinazione presbiterale proprio sotto il suo sguardo materno nella Cattedrale di Ancona. Così possiamo comprendere quelle parole: «Benvenuti a casa mia» pronunciate, con una voce rotta dall’emozione, dal Vescovo Luciano nella celebrazione Eucaristica a conclusione del pellegrinaggio, che hanno dato valore e preziosità a tutti i Km percorsi. Tutto come sempre ma anche tutto così nuovo. Così ci si stupisce difronte all’accoglienza calorosa e premurosa della comunità di Polverigi (prima tappa) che si è prodigata nella riuscita del pellegrinaggio attraverso “degli angeli” che hanno accompagnato per tutto il percorso i giovani pellegrini. Così ci si stupisce dell’accoglienza calorosa e premurosa della comunità di Camerano (seconda tappa) che hanno preparato una merenda sontuosa per tutti i ragazzi. Così ci si stupisce di chi, rinunciando alle proprie attività o impegni, sceglie di donare il proprio tempo alla riuscita di un pellegrinaggio che sì, può sembrare sempre lo stesso, ma che in realtà ognuno contribuisce a renderlo sempre nuovo.
Questo pellegrinaggio ha assunto così il sapore di “ripartenza” e non più di “conclusione” come lo è stato negli anni passati. Ripartire con coraggio nelle nostre comunità; ripartire con gioia da quei (anche se pochi) giovani che abbiamo attorno; ripartire con l’entusiasmo di chi porta una resurrezione nel cuore. Ripartire perché il pelle continua!
Sarebbero stati i trent’anni di pellegrinaggio se non ci fosse stato uno stop obbligato di tre anni. Si sa che chi cammina fa delle soste ma non si ferma troppo a lungo.
Ci voleva il tornare a camminare insieme, il tornare a guardarci in faccia, il sentire la presenza dell’altro a volte troppo appiccicata perché vorresti camminare più velocemente o più lentamente , ci voleva l’essere assetati,il sentire parole,i canti, i silenzi nelle salite e ce ne sono state tante… ci voleva il sentire ardere il nostro cuore di una forza che sembrava rinnovarsi ad ogni passo.
Non so se abbiamo fatto tutti i passi giusti in questo pellegrinaggio ma di sicuro so che si è aperta, ancora una volta, una strada per poter vivere e annunciare Cristo risorto.
Grazie a chiunque si è messo a servizio perché ha vissuto anni di belle occasioni piene dell’amore di Dio !
Si!! Il pellegrinaggio è un’occasione e non va sprecata !
Martina Alberi

PASQUA TRA UMBRIA E TOSCANA, prossimi appuntamenti

Nell’ambito dell’iniziativa PASQUA TRA UMBRIA E TOSCANA promossa dalla Diocesi di Città di Castello – Museo diocesano e realizzata in collaborazione con i Comuni dell’Alto Tevere Umbro: Città di Castello, Citerna, Montone, Monte Santa Maria Tiberina, San Giustino,  Pietralunga, Umbertide e Lisciano Niccone ed anche quattro Comuni della Regione Toscana: Anghiari, Monterchi, Sansepolcro e Pieve Santo Stefano proseguono gli appuntamenti, il prossimo a SANSEPOLCRO:

Santa Messa Crismale in Cattedrale di Città di Castello

“Essere preti oggi è un dono meraviglioso e una grazia immensa”. Vuol dire essere servi premurosi dei nostri fratelli e sorelle. Lo ha ricordato questa mattina il vescovo di Città di Castello mons. Luciano Paolucci Bedini presiedendo in Cattedrale, per la prima volta da quando siede sulla cattedra di san Florido, la messa crismale – preludio al Triduo pasquale – presente il clero della diocesi tifernate. Durante la celebrazione è stato ricordato con affetto il vescovo emerito mons. Domenico Cancian nel giorno del suo 76° compleanno. Si è fatta memoria anche di don Aldo Viti e don Vinicio Zambri, scomparsi nei mesi passati.

Parlando ai suoi preti e ai suoi diaconi il presule ha preso spunto dalle letture proprie della celebrazione sottolineando che c’è un oggi che Gesù dichiara compiuto per sé nel vangelo. “È l’oggi che si perpetua per noi nell’esercizio del ministero. Oggi siamo chiamati dare la nostra vita per il servizio del presbiterato e dell’episcopato. In questo oggi del mondo, che ci appare sempre più confuso e smarrito, in preda alle scelleratezze dei potenti e lontano dalla solidarietà fraterna senza distinzioni, dove la luce del vangelo sembra essere ormai velata dallo splendore di ciò che è effimero e superficiale. Ma anche nell’oggi della nostra Chiesa occidentale, che sembra faticare sempre più nell’offrire agli uomini l’annuncio della speranza e dell’amore che nella fede custodisce, e di cui solo è debitrice al mondo, per la misericordia che le è stata usata”.

Mons. Luciano Paolucci Bedini ha come offerto alcune idee concrete ai preti ed ai diaconi quando li ha invitati a vivere “offrendo ai fratelli e alle sorelle il pane buono della Parola e l’acqua viva dei Sacramenti. Chinandoci con compassione su chi è toccato dal male, rimanendo accanto con le nostre lacrime. Prendendo per mano i più piccoli per accompagnarli con fiducia dentro la vita. Poter condividere con tutti loro il cammino che il Signore ci indica imparando insieme ad ascoltare la voce dello Spirito. Fungendo da maestri tra il popolo nel discernimento della volontà di Dio, solo perché per primi ne siamo divenuti discepoli, e da questa guida spirituale ci lasciamo condurre ogni giorno”.

Oggi pomeriggio alle ore 18.30 il Vescovo celebrerà in Cattedrale la Santa Messa nella Cena del Signore.

Domenica 12 aprile alle ore 10.30 mons. Luciano Paolucci Bedini presiederà la Messa di Pasqua ed impartirà la Benedizione Papale.

Sorelle e fratelli pace a voi!

La Pasqua che celebriamo quest’anno porta con sé una novità rilevante che proprio alla luce della tradizione cristiana ci aiuta a leggere e comprendere il cammino della Chiesa e la storia della salvezza. Oramai da quasi nove mesi due diocesi vicine, come Città di Castello e Gubbio, sono state unite, nella persona del Vescovo, per camminare insieme verso una piena unità. Il Santo Padre Francesco ha chiesto ai vescovi italiani di pensare una ricognizione dei territori e delle chiese locali in vista di una sostanziosa riduzione del numero delle diocesi, ed ha avviato questa operazione unendo con questa formula canonica dell’in persona episcopi già 35 cinque diocesi italiane.
Tanti motivi legati alla storia, alla cultura, alla conformazione del territorio e alle tradizioni civili e religiose, sembrano non consigliare questa scelta e non favorirne la realizzazione. Per contro ci sono emergenti fenomeni socio-ecclesiali che invece con forza e urgenza lo richiedono: il drastico calo della partecipazione alla vita della Chiesa dei nostri popoli; la riduzione, se non quasi, l’azzeramento delle vocazioni al sacerdozio; lo stile di vita e l’organizzazione quotidiana delle famiglie di oggi; la crescente difficoltà a gestire una presenza capillare e un patrimonio di strutture da parte delle diocesi e delle parrocchie (per non parlare della vita religiosa).
La Chiesa di Gesù risorto che, ovunque, nei secoli, ha annunciato il vangelo e ha fondato nuove comunità di credenti, non ha avuto mai limiti e confini, se non quelli della testimonianza dei suoi membri e del mandato missionario ricevuto dal suo fondatore. Ovunque il vangelo portava frutto nasceva una nuova comunità con i suoi pastori, e dove la forza del vangelo si è spenta la Chiesa non è più presente, o si è ridotta di molto. È per questo che vorrei invitare tutti i cristiani dell’Alta Valle del Diocesi di Città di Castello
Chiascio e dell’Alta Valle del Tevere (non a caso due territori benedetti dall’acqua) a lasciarsi illuminare dalla luce di Pasqua per dare forza ed entusiasmo ad un cammino che ci è messo dinnanzi.
Cristo risorto spezza ogni legame e ci libera da ogni vincolo, che non sia solamente quello dell’amore misericordioso del Padre che gratuitamente ci è stato donato. Oggi più che mai i credenti sono chiamati ad essere lievito di una nuova umanità che sappia superare le differenze e le distanze umane, evitando di farne motivi di divisione, per creare e rigenerare un solo popolo, sotto un unico Signore, perché ogni uomo incontrando la Chiesa trovi una casa aperta e una famiglia accogliente per respirare la speranza e rinnovare la vita.
La forza della risurrezione non teme alcun ostacolo e inaugura una storia nuova di cui noi tutti battezzati siamo debitori, e di cui tutti siamo chiamati a diventare partecipi. La fede, il vangelo, la carità, la preghiera e la fraternità della Chiesa non mortificano le storie e le vicende da cui veniamo, non appiattiscono le tradizioni e gli stili, non uniformano le realtà e le iniziative, ma sono le sorgenti da cui promana la comunione dei figli di Dio di ogni latitudine e tempo. Molto triste sarebbe se ciò che è destinato ad unirci ci dividesse. Saremmo fuori strada. Invece, proprio ciò che in Gesù ci fa un unico popolo salvaguarda e alimenta le peculiarità e la creatività, perché in noi agisce lo Spirito del risorto.
Sono molto fiducioso che questo cammino delle nostre Chiese che accade, non a caso, nel tempo in cui tutta la Chiesa italiana è in ascolto dello Spirito nel percorso sinodale, possa essere la grande occasione di una vera ripartenza. Anche noi potremo passare dalla paura del cenacolo alla gioia della condivisione della fede se insieme sapremo con fiducia attendere in preghiera la potente azione dello Spirito Santo. E proprio per significare questo, invito fin da subito tutti i fratelli e le sorelle, tutte le comunità e i gruppi delle due diocesi sorelle, a celebrare insieme la solenne Veglia di Pentecoste la notte del 27 maggio prossimo nella chiesa parrocchiale di Cristo risorto ad Umbertide.
Ci guidi il Signore a salire insieme a Gerusalemme
per contemplare l’amore di Dio che ci ha salvati!
don Luciano, vescovo

DOMENICA DELLE PALME, la Settimana in cui stare vicino alle ferite di Gesù

L’entrata di Gesù a Gerusalemme non è solo un evento storico, ma una parabola in azione. Di più: una trappola d’amore perché la città lo accolga, perché io lo accolga. Dio corteggia la sua città (fede è la mia risposta al corteggiamento di Dio): viene come un Re mendicante (il maestro ne ha bisogno, ma lo rimanderà subito), così povero da non possedere neanche la più povera bestia da soma. Un Potente umile, che non si impone, si propone; come un disarmato amante. Benedetto Colui che viene. È straordinario poter dire: Dio viene. In questo paese, per queste strade, nella mia casa che sa di pane e di abbracci, Dio viene ancora, viaggiatore dei millenni e dei cuori. Si avvicina, è alla porta. La Settimana Santa dispiega, a uno a uno, i giorni del nostro destino; ci vengono incontro lentamente, ognuno generoso di segni, di simboli, di luce. In questa settimana, il ritmo dell’anno liturgico rallenta, possiamo seguire Gesù giorno per giorno, quasi ora per ora. La cosa più santa che possiamo fare è stare con lui: «uomini e donne vanno a Dio nella loro sofferenza, piangono per aiuto, chiedono pane e conforto. Così fan tutti, tutti. I cristiani invece stanno vicino a Dio nella sua sofferenza» (Bonhoffer). Stanno vicino a un Dio che sulla croce non è più “l’onnipotente” dei nostri desideri infantili, il salvagente nei nostri naufragi, ma è il Tutto-abbracciante, l’Onni-amante cha fa naufragio nella tempesta perfetta dell’amore per noi. Sono giorni per stare vicino a Dio nella sua sofferenza: la passione di Cristo si consuma ancora, in diretta, nelle infinite croci del mondo, dove noi possiamo stare accanto ai crocifissi della storia, lasciarci ferire dalle loro ferite, provare dolore per il dolore della terra, di Dio, dell’uomo, patire e portare conforto. La croce disorienta, ma se persisto a restarle accanto come le donne, a guardarla come il centurione, esperto di morte, di certo non capirò tutto, ma una cosa sì, che lì, in quella morte, è il primo vagito di un mondo nuovo. Cosa ha visto il centurione per pronunciare lui, pagano, il primo compiuto atto di fede cristiano: “era il Figlio di Dio”? Ha visto un Dio che ama da morire, da morirci. La fede cristiana poggia sulla cosa più bella del mondo: un atto d’amore perfetto. Ha visto il capovolgimento del mondo; Dio che dà la vita anche a chi gli dà la morte; il cui potere è servire anziché asservire; vincere la violenza non con un di più di violenza, ma prendendola su di sé. La croce è l’immagine più pura, più alta, più bella che Dio ha dato di se stesso. Sono i giorni che lo rivelano: “per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce”(K. Rahner).

Celebrazioni della Settimana santa in Cattedrale

Di seguito le celebrazione della Settimana Santa in Cattedrale:

GIOVEDI’ SANTO:
ore 10.30  S. MESSA CRISMALE
ore 18.30  S. MESSA “IN CENA DOMINI”
segue ADORAZIONE EUCARISTICA

VENERDI’ SANTO:
ore 18.30  Liturgia della PASSIONE
ore 21.30  PROCESSIONE del Cristo Morto
Itinerario: Chiesa di S. Maria Maggiore, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Matteotti, Via Cavour, Piazza Gabriotti.

SABATO SANTO:
ore 14.30 – 17.30      confessioni
ore 21.30  Veglia Pasquale

DOMENICA DI PASQUA:
ore 10.30 – 12.00 – 18.30  S. Messe

DANTE AGLI ILLUMINATI, firmato dai giovani dell’oratorio di Cerbara

Un teatro completamente pieno per la rappresentazione della Commedia, sabato 25 marzo, grazie alla volontà e bravura del cast tutto giovanile dei bambini e volontari dell’oratorio PerDiQua di Cerbara. Ripercorrendo l’eterno viaggio dantesco attraverso i tre regni dell’oltretomba, i ragazzi hanno voluto mettere in scena la bellezza e l’universalità del capolavoro, che non conosce tempo.
Non un caso il voler rappresentarlo proprio sabato 25 Marzo, Dante dì, giornata nazionale dedicata al Sommo Poeta, per celebrare la sua grandezza eterna.
Un progetto che parte per caso, solo quattro mesi fa, dalla volontà dei volontari dell’oratorio di proporre uno spettacolo teatrale.
Protagonista è stata la condivisione, la necessità e voglia di stare insieme, conoscersi e conoscere, interagire, creando una solida rete di rapporti, emozioni, traguardi e fallimenti.
L’obiettivo primario, alla base della nostra associazione, è infatti di creare un contesto educativo e di crescita sociale tanto urgente e importante: su questo il teatro ne è maestro.
Un grazie particolare a tutti i bambini che frequentano la realtà oratoriale: sono stati il filo conduttore musicale, attraverso canti e balli, dell’intero spettacolo.
Uno spettacolo che ha coinvolto l’intero paese attraverso l’aiuto silenzioso di tanti volontari addetti ai costumi, alle scenografie, ai materiali di scena, che silenziosamente hanno reso possibile tutto ciò.