La diocesi di Città di Castello si prepara a celebrare uno dei momenti più significativi del suo calendario liturgico: la solennità dei santi Florido e Amanzio, non solo un momento di festa, ma un’occasione per una profonda riflessione sulla propria fede e per riunire in preghiera la comunità tifernate. Le celebrazioni si svolgeranno dal 10 al 13 novembre nella basilica Cattedrale. In preparazione della festa, domenica 10 novembre, saranno celebrate le messe alle ore 10.30 – 12. Durante la cerimonia delle 18.30, le confraternite della diocesi faranno la tradizionale offerta dei ceri, un momento significativo che simboleggia la devozione e la partecipazione di tutta la comunità alla festa per i santi tifernati. Mercoledì 13 novembre nella cattedrale superiore, le messe saranno celebrate alle ore 8-9-10-11. Alle ore 18, mons. Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Città di Castello e di Gubbio, presiederà la solenne celebrazione eucaristica, concelebrata con il clero della diocesi, come da tradizione e animata dalla Schola Cantorum “Anton Maria Abbatini”. La celebrazione solenne delle ore 18 di mercoledì 13 novembre, sarà trasmessa in diretta sul canale Youtube Diocesi di Città di Castello e su Trg al canale 13.
Il tempo di Florido e Amanzio
I Santi patroni vissero in un tempo caratterizzato da instabilità e trasformazione, l’arrivo di nuovi popoli e le devastazioni portate da Totila. Amanzio e Florido hanno svolto un ruolo fondamentale nel processo di rinascita di tutto il popolo dedicandosi con zelo a rifondare un tessuto sociale e comunitario profondamente segnato. La loro impegnativa opera andò oltre il semplice ripristino materiale; si estese al piano spirituale, giocando un ruolo cruciale nella creazione di una nuova identità sociale e religiosa. Per questo motivo, non solo sono i fondatori di una nuova comunità, ma anche i precursori di un periodo di rinnovamento e speranza, in cui la fede si unisce all’impegno civico.
Florido, Amanzio e Donnino, costruire insieme
Collaborando e vivendo insieme come fratelli, il vescovo Florido e il sacerdote Amanzio hanno fondato una Chiesa autentica, animata dalla fede e dalla carità. Le basi solide di questa “costruzione” si posano nella certezza dell’amore di Dio, che offre la forza necessaria per edificare non solo mura e case, ma una comunità umana e cristiana. È proprio questo “stare insieme”, che coinvolge anche il laico Donnino, a definire la santità di queste figure. Florido e Amanzio non agiscono mai separatamente; insieme, si prendono a cuore il destino della Chiesa e della città, manifestando un legame profondo e indissolubile.
In occasione delle celebrazioni per gli 800°anni dall’impressione delle Stimmate di san Francesco d’Assisi, la Diocesi di Città di Castello e la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri si uniscono per dare vita a un progetto nato per celebrare e per rileggere, alla luce dell’attualità, il prodigioso evento avvenuto sul monte de La Verna nel settembre del 1224. Il progetto, presentato alla stampa sabato 26 ottobre, prevede tre eventi che si terranno nella Basilica Cattedrale, nei giorni che precedono i festeggiamenti per i santi patroni san Florido e sant’Amanzio.
La collaborazione tra Diocesi e Fondazione
Mons. Andrea Czortek, durante la conferenza di presentazione sottolinea, a proposito della collaborazione tra Diocesi, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri e Schola cantorum “Anton Maria Abbatini”, come che “Ha reso possibile qualcosa di bello, importante e significativo. Un dialogo tra due personalità di livello mondiale, differenti tra loro che, nel loro rispettivo ambito e nel loro secolo di riferimento, hanno segnato la storia. Un’iniziativa che nasce e si sviluppa nel 2024, ma che già si apre verso l’anno dell’ottavo centenario della morte di san Francesco d’Assisi del 2026”.
L’esposizione dell’opera di Alberto Burri
Dal 7 al 10 novembre sarà esposta una delle più grandi opere di Alberto Burri, realizzata nel 1969 quale fondale scenografico per il primo atto del dramma di Ignazio Silone “L’avventura di un povero cristiano”. Il quadro scenico è il più vasto “sacco” mai realizzato dal maestro.
La conferenza “Francesco e Burri. Una povertà regale”
Sabato 9 novembre alle ore 11, ispirati dal tema “Francesco e Burri, una povertà regale”, mons. Luciano Paolucci Bedini vescovo della Diocesi Città di Castello, mons. Nazzareno Marconi presidente della Conferenza episcopale marchigiana, prof. Bruno Corà presidente Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, fra Giuseppe Magrino Ofm Conv, maestro emerito della Cappella musicale della Basilica papale di San Francesco in Assisi e il maestro Stefano Ragni, critico musicale, parteciperanno alla conferenza che propone una riflessione sul legame tra san Francesco e Alberto Burri, figure apparentemente distanti, unite nel nome di una povertà vissuta, ricercata e interpretata.
Il presidente Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri Prof. Bruno Corà, durante la conferenza stampa, illustrando il tema dell’incontro, ha spiegato come “La povertà che entrambi hanno scelto è qualcosa che sta nel dna della cultura italiana. Una “povertà regale” che è una virtù. Ne troviamo tracce nella poesia, nella pittura, nella scultura, nelle arti performative, nella musica”.
“Le stimmate” il concerto in onore dei Santi Patroni
Domenica 10 novembre 2024 alle ore 17, la Cattedrale ospiterà il concerto “Le Stimmate”, oratorio per soli, coro e orchestra composto, nel 1997, da fra Giuseppe Magrino Ofm Conv ed eseguito, per la prima volta, dalla Schola cantorum “Anton Maria Abbatini” e dalla Oida – Orchestra instabile di Arezzo. L’opera si presenta come una composizione unitaria che scorre fluida in un profondo e continuo dialogo interiore di Francesco, che sul monte della Verna, in profonda meditazione, chiede a Dio di provare le stesse sofferenze di Cristo Crocifisso. Alessandro Bianconi, Direttore dalla Schola cantorum “Anton Maria Abbatini” ricorda il momento nel quale fra Giuseppe Magrino propone al suo coro di dare primogenitura alla sua composizione “Siamo onorati. Tutti i membri della Schola cantorum hanno accolto con grande entusiasmo la proposta”.
Per ricordare e celebrare gli ottocento anni dalle Stimmate di San Francesco d’Assisi, la Diocesi di Città di Castello e la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri danno vita ad un progetto che unisce Fede, Arte e Musica: un’installazione, una conferenza ed un concerto.
Sabato 26 novembre alle ore 11.30, presso il salone gotico del Museo diocesano, Mons. Andrea Czortek, Vicario Diocesi Città di Castello, Prof. Bruno Corà, Presidente Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri e il M° Alessandro Bianconi, Direttore Schola Cantorum “Anton Maria Abbatini” della Cattedrale di Città di Castello, presenteranno l’iniziativa alla stampa.
Il progetto è ambizioso e coinvolgerà le Chiese diocesane di Gubbio e Città di Castello per tutto il prossimo decennio. Da qualche settimana sta girando nelle parrocchie, tra i sacerdoti e tra i laici impegnati nella vita pastorale, grazie alla diffusione attraverso i fogli di collegamento delle due diocesi guidate dal vescovo Luciano Paolucci Bedini. Si tratta del progetto “Vino nuovo in otri nuovi”, per la nascita di nuove Comunità pastorali. Un percorso pensato per cominciare a realizzare – spiega proprio il vescovo Luciano – un “necessario rinnovamento della nostra comunità diocesana a partire da una riorganizzazione e un rilancio della vita cristiana nel nostro territorio”.
Il contesto della partecipazione alla vita della Chiesa
Sono evidenti, ormai da tempo, i segni di una progressiva diminuzione di affezione e di partecipazione alla vita della Chiesa, soprattutto da parte dei giovani. Ci sono poi la forte riduzione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, come anche il crescente allontanamento delle giovani famiglie. Un fenomeno che non riguarda solo le Chiese diocesane di Gubbio e Città di Castello, ma l’intero territorio nazionale.
Ripensare la presenza delle comunità cristiane sul territorio
Questo quadro indica l’urgenza di ripensare le comunità cristiane sui territori, nelle forme, nei modi e nei tempi. Per circa un anno, mons. Paolucci Bedini ha lavorato all’elaborazione di un nuovo progetto pastorale insieme ai sacerdoti e ai diaconi. E ora è arrivato il momento di renderlo pubblico e di chiedere a tutti i fedeli di esprimere la loro opinione, dare il proprio contributo e suggerire eventuali modifiche.
“La bozza del progetto ‘Vino nuovo in otri nuovi’ – spiega il vescovo Luciano – nasce nel giugno del 2023, come idea di rilancio delle unità pastorali, partendo però dalle condizioni di oggi che ovviamente sono molto cambiate e che ci presentano una realtà ecclesiale in forte diminuzione a tutti i livelli, soprattutto nella parte più giovanile. I nostri territori si stanno spopolando e c’è anche un forte disaffezione nei confronti dell’esperienza ecclesiale cristiana. Quindi abbiamo bisogno di ripensare come vivere nel territorio la nostra presenza di Chiesa e la nostra storia di comunità cristiana. Papa Francesco e i suoi predecessori da tanto tempo ci chiedono di spostare l’azione pastorale sul fronte missionario, quindi sul fronte di un nuovo annuncio del Vangelo. Questo progetto serve per questo: per cominciare a mettere le basi di quella che sarà la Chiesa del futuro”.
Le nuove Comunità pastorali a Gubbio e Città di Castello
Cosa si intende per Comunità pastorale (Cp) secondo questo nuovo progetto? È una porzione della Chiesa diocesana presente in un determinato territorio, capace di sviluppare e sostenere tutte le dimensioni della vita ecclesiale ed è formata anche da più parrocchie. Lo scopo di questo progetto di riordino delle parrocchie attuali è quello di raccogliere il popolo di Dio di un determinato territorio per vivere – nella comunione fraterna – tutte le dimensioni della vita ecclesiale, prendersi cura dei vari ambiti pastorali e rinnovare la spinta missionaria sul territorio.
Sacerdoti, diaconi e laici per organizzare la Cp
Nel concreto, la Comunità pastorale è guidata da uno o due sacerdoti con l’aiuto di uno o più diaconi, responsabili di ambiti particolari, e di alcuni fedeli a servizio di ogni ambito pastorale, anche grazie ai ministeri laicali che possano aver ricevuto. Tutti insieme formano un equipe pastorale che coordina l’attività di evangelizzazione. In una delle parrocchie della Comunità pastorale ci sarà il centro di riferimento e di coordinamento, il “cuore” della Cp dove vivere le celebrazioni principali dell’anno liturgico, gli incontri unitari e quelle iniziative che coinvolgono tutti i fedeli.
Canoniche per la vita comune dei sacerdoti ma non solo
Un centro dove la casa canonica possa essere abitata dai sacerdoti, perché la vita comune dei preti è una grande testimonianza. Allo stesso tempo, potrebbe ospitare anche altri fratelli e sorelle che vivono a servizio della Cp: una famiglia, dei consacrati, giovani e anziani. Insomma, uno spazio di accoglienza e condivisione dove tutti possano sentirsi di casa. Le case canoniche delle altre parrocchie che formano la comunità potranno essere affidate a fratelli e sorelle (diaconi, sposi, famiglie, consacrati, giovani volontari) che possano abitarvi mettendosi a servizio delle necessità delle parrocchie stesse, in uno stile aperto di fraternità e di condivisione.
Consiglio pastorale e Consiglio affari economici
Sono due gli organismi chiamati a farsi carico della vita della Cp: il Consiglio pastorale, che con stile sinodale discerne e indirizza l’esperienza cristiana della comunità tutta, in comunione con le indicazioni pastorali diocesane; il Consiglio per gli affari economici unitario che si occupa della gestione e dell’amministrazione dei beni comuni di tutta la Cp e ne rende conto ogni anno pubblicamente.
L’evangelizzazione e lo stile sinodale
Questo nuovo volto della Chiesa nel territorio delle diocesi di Gubbio e Città di Castello – spiega ancora il documento “Vino nuovo in otri nuovi” – avrà come unica ispirazione il vivere il Vangelo e il suo annuncio, in questo tempo di cambiamento d’epoca. Si fonderà perciò sullo stile sinodale che la Chiesa sta sperimentando in questi anni a tutti i livelli: tutti i battezzati – laici, religiosi, diaconi e presbiteri – dovrebbero essere consapevoli di essere discepoli-missionari, imparando a essere corresponsabili della vita della comunità ecclesiale e della testimonianza del Vangelo.
L’intervista al vescovo Paolucci Bedini
Don Luciano, dunque un itinerario che incrocia quelli della Chiesa di oggi, dal Sinodo dei vescovi della Chiesa universale al Cammino sinodale della Chiesa italiana, come anche quelli delle Chiese locali eugubina e tifernate…
“Questo progetto raccoglie tutte le sfide e tutte le tematiche che stanno emergendo sia dal Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, che quest’anno affronta la terza e ultima fase con le due assemblee nazionali che dovrebbero portare il loro frutto, sia l’esperienza stessa del Sinodo mondiale che ha risvegliato il desiderio e il bisogno di essere Chiesa in stile sinodale”.
Perché la scelta dell’immagine evangelica del ‘vino nuovo in otri nuovi’?
“Perché ciò che va rinnovato, riorganizzato e rilanciato non sono le strutture. Ma è il cuore stesso dell’esperienza ecclesiale, quella comunità di fratelli e di sorelle che prova a vivere il Vangelo, che custodisce questo dono ricevuto dal Signore e che lo condivide nel territorio anche con chi non viene dall’esperienza ecclesiale, l’ha lasciata o la sta lasciando, è critico oppure ha bisogno di un nuovo annuncio. L’idea è proprio quella di dare nuovo vigore e una nuova identità alla comunità cristiana. Il primo frutto del Vangelo, quando è accolto e diventa vita, è la fraternità e noi abbiamo bisogno oggi di rilanciare fraternità che siano non solo vivaci, per la gioia del Vangelo che hanno ricevuto, ma anche accoglienti e capaci di mettersi al servizio di tutti gli altri”.
Nella bozza di questo primo documento, vari punti indicano come dovrebbe vivere la fede la Comunità pastorale. Quali sono gli elementi più importanti?
“La comunità è quella porzione di popolo di Dio che è capace di vivere tutte le dimensioni della vita cristiana: non solo la liturgia o solo la carità o solo l’educazione, la missione o la fraternità. Ma tutte insieme. Rispetto a quelle comunità antiche che sono le parrocchie, che in gran parte nei nostri territori ormai sono ridotte a piccoli nuclei addirittura spesso senza sacerdote, questa nuova comunità la pensiamo come una rete, un intreccio, una solidarietà fraterna tra parrocchie più piccole e più grandi dove si possano vivere tutte le dimensioni della vita cristiana. Così le parrocchie non sono chiuse, ridotte, abbandonate, selezionate o escluse. Ma sono tutte rivalutate all’interno di una rete più ampia”.
Tutto ciò non sarà per decreto o con un colpo di mano del vescovo, giusto?
“Abbiamo immaginato un tempo e una modalità più elastici possibile, perché sarebbe inutile e controproducente imporre un cambiamento a cui nessuno di noi, in realtà, è preparato. Però dobbiamo essere molto concreti nel renderci conto che, se non vogliamo lasciar languire l’esperienza cristiana nelle nostre terre, dobbiamo rilanciare la nostra presenza e il nostro modo di vivere il Vangelo. Questo cambiamento non lo fanno i sacerdoti e nemmeno il vescovo per decreto, né alcuni laici, magari più disponibili. È necessario che tutto il popolo di Dio venga aiutato a comprendere e a interpretare una stagione nuova”.
Si comincia da Città di Castello con tre Cp
Le prime Comunità pastorali a iniziare il cammino comune tra parrocchie diverse sono a Città di Castello. Una Cp sarà quella del centro storico, con Cattedrale, Santa Maria delle Grazie e Santa Maria Maggiore. Nell’immediata periferia, i francescani minori si occuperanno della Cp che comprende San Pio X, San Giovanni Battista agli Zoccolanti, Santa Lucia e San Martino D’Upò. Infine, le parrocchie di San Secondo, Croce di Castiglione, Gioiello, Marcignano e Monte Santa Maria Tiberina. I prossimi mesi e anni saranno decisivi per un dialogo fra le comunità locali e le Chiese diocesane eugubina e tifernate, in modo da condividere le scelte, a cominciare dalle Assemblee ecclesiali che riuniscono in queste settimane le Chiese eugubina e tifernate. Chiunque può scrivere al vescovo Luciano per condividere il proprio pensiero e le proprie riflessioni, attraverso una mail inviata a vescovo@diocesigubbio.it oppure vescovo@diocesidicastello.it.
Il 28 ottobre è stato inviato all’Ufficio Beni Culturali della Conferenza Episcopale Italiana il resoconto dell’attività di schedatura e inventariazione dell’Archivio Storico Diocesano svolta dall’archivista dott.ssa Cristiana Barni. Nella base dati consultabile tramite il portale beweb sono presenti 121 fondi dell’Archivio, così distribuiti: fondo della Curia Vescovile 1; fondo della Mensa Vescovile, 1; fondo del Capitolo della Cattedrale 1; fondi delle confraternite 99; fondi delle congregazioni 1; fondi delle parrocchie 1; fondo del Seminario Vescovile 1; fondi personali 5; fondi di opere pie 4; fondi di società mutualistiche 6.
Nel periodo da novembre 2023 a ottobre 2024 sono state revisionate 27 unità archivistiche del Fondo della Curia Vescovile così distribuite:
– Sezione Atti del Vescovo (21 unità archivistiche): serie Visite pastorali, 21 unità con numero di corda 267-39, 40, 41, 41/1, 44-47, anni 1750-1874;
– Sezione Vescovi (1 unità archivistica): serie Carlo Liviero, 01 unità con numero di corda 1, anni 1892-192;
– Sezione Vicari Capitolari (1 unità archivistica): serie Mons. Quintilio Bianchi, 01 unità con numero di corda 1, anni 1929-1957;
– Sezione Canonizzazioni (2 unità archivistiche): serie Santa Veronica Giuliani, 02 unità con numero di corda 10-11, anno 1728;
– Sezione Cancelleria (2 unità archivistica): serie Corrispondenza, 02 unità con numero di corda 1 e 39, anni 1555-1844.
Del Fondo Muzi, serie “Corrispondenza”, è stata revisionata 1 unità archivistica, con numero di corda 9, anni 1824-post 1837.
Del Fondo della Confraternita di Santa Lucia di Città di Castello sono state revisionate 6 unità archivistiche, con numero di corda 1-5, anni 1768-1948.
Del Fondo della Confraternita della Madonna del Ponticello di Città di Castello è stata revisionata 1 unità archivistica, con numero di corda 1, anni 1622-1689.
Del Fondo della Confraternita della Madonna dell’Olmo è stata revisionata 1 unità archivistica, con numero di corda 6, anni 17522-1764.
Del Fondo della Opera pia Cristiana di Città di Castello sono state revisionate 5 unità archivistiche, con numero di corda 1-5, anni 1680-1776.
Del Fondo della Opera pia Ranieri è stata revisionata 1 unità archivistica, con numero di corda 16, anni 1806-1816.
Del Fondo Confraternita di Maria Santissima del Carmine e Gesù legato alla colonna in Città di Castello, serie “Contabilità” sono state revisionate 2 unità archivistiche, con numero di corda 2 e 5, anni 1777-1923; serie “Statuti” è stata revisionata 1 unità archivistica, con numero di corda 1, anno 1911.
Del Fondo Confraternita di San Giovanni Decollato in Città di Castello, serie “Capitoli” sono state revisionate 3 unità archivistiche, con numero di corda 1-3, anni 1746-1921; serie “Vacchette” sono state revisionate 4 unità archivistiche, con numero di corda 1-4, anni 1743-1942; serie “Amministrazione” è stata revisionata 01 unità archivistica, con numero di corda 1, anni 1578-1624.
Sono state inoltre create ex novo le 04 unità archivistiche:
– 40/1, anni 1853-1854, della serie Visite pastorali della sezione Atti del Vescovo (Fondo della Curia vescovile di Città di Castello);
– 3, anni 1973-1979, della sezione Vescovi, serie Cesare Pagani (Fondo della Curia vescovile di Città di Castello);
– 2, anni 1775-1844, della serie Libri d’Amministrazione del Fondo della Confraternita di Maria Santissima del Carmine e Gesù legato alla colonna in Città di Castello;
– 1, anni 1610-1824, della serie Capitoli del Fondo della Confraternita di Maria Santissima del Carmine e Gesù legato alla colonna in Città di Castello.
È stata inoltre revisionata la scheda Entità – Organizzazione Maestre pie di Apecchio e sono state create ex novo alcune schede bibliografiche.
Il maltempo che ha colpito la città, nel pomeriggio del 4 ottobre, non è riuscito a smorzare il grido di pace che si è alzato forte contro i venti di guerra che in questi giorni si stanno facendo sentire con sempre maggiore intensità. Un numero consistente di persone, giovani, meno giovani, associazioni di volontariato e rappresentanti tutte le confessioni religiose, si è mobilitato in modo straordinario, riempiendo le vie del centro, come programmato, uniti da un comune desiderio di promuovere dialogo e comprensione.
Una comunità unita per testimoniare la pace
Una comunità che ha risposto all’invito di Papa Francesco a “partire dal piccolo”, un richiamo a ogni individuo a impegnarsi in azioni significative nel proprio contesto.Durante la serata non sono mancati i momenti di riflessione, con letture di brani di don Tonino Bello e di don Primo Mazzolari e di preghiera, guidata dal vescovo diocesano, Luciano Paolucci Bedini. In continuità con la marcia della pace organizzata dall’associazione “Ospedale da campo”, anche il la comunità delle suore cappuccine di santa Veronica Giuliani, ha voluto testimoniare il proprio impegno per la pace ospitando nel chiostro del monastero, il concerto di Karl Jenkins “The Armed Man – A Mass for Peace”, eseguito dalla corale “Marietta Alboni” diretta dal maestro Marcello Marini. Un’opera musicale straordinaria, un potente inno alla pace, un messaggio universale che invita alla comprensione reciproca. L’iniziativa nasce dalla collaborazione con la Caritas e la Diocesi di Città di Castello, l’associazione “Ospedale da campo” e la Scuola di teologia “Cesare Pagani”.
L’itinerario 2024-2025 della Scuola Diocesana di Formazione Teologica (SDFT Cesare Pagani – 1975), pensato in coerenza con quelli degli anni precedenti, porta come titolo: Il giubileo della speranza e della giustizia sociale nel processo sinodale della chiesa. Saranno attivati tre moduli, caratterizzati ognuno da tre incontri e un laboratorio, per un totale di 12 appuntamenti ordinari, cui vanno aggiunti, tre eventi straordinari, capaci di suscitare un più esteso interesse generale. Per l’ottavo anno consecutivo, l’itinerario è stato studiato appositamente per sostenere, a livello formativo, il cammino dell’intera comunità diocesana. Quanto al calendario, si è deciso di mantenere quello tradizionale: inizieremo dopo san Florido e termineremo all’inizio di aprile 2025.La sede continua ad essere il Seminario in Pomerio san Florido, 2. Invece, è cambiato il luogo degli incontri che avverranno nella sala santo Stefano del Palazzo Vescovile, Piazza Gabriotti, 10, a Città di Castello (PG). Ingresso Via Cacciatori del Tevere (accesso da Viale Nazario Sauro e parcheggio in Piazzale G. Ferri).
Il percorso formativo
L’itinerario è stato elaborato in stretta collaborazione con gli Uffici Pastorali della diocesi, l’Associazione Ospedale da campo, il mensile l’altrapagina e il Movimento per la vita. La presentazione pubblica del percorso formativo avverrà in due momenti. Il primo sarà giovedì 24 ottobre, nella sala Rossi-Monti della Biblioteca Comunale “Giosuè Carducci”, dove alle ore 17, l’Associazione Ospedale da campo dialogherà con l’Arcivescovo di Perugia, mons. Ivan Maffeis, sul servizio della politica oggi, con riferimento alla figura di Alcide De Gasperi, 70 anni dopo la morte. Il secondo momento di presentazione sarà la Conferenza stampa, presente il Vescovo, di mercoledì 06 novembre 2024, alle ore 11,30, nella sala santo Stefano del Palazzo Vescovile.
Teologia è servizio ecclesiale
Il servizio è riferito all’intero popolo di Dio, anche ai non credenti. Si ritiene opportuno che la SDFT sia frequentata da quanti svolgono o intendono svolgere un ministero ecclesiale istituito o di fatto, dagli insegnanti di religione cattolica e da tutti coloro che cercano ragione/i della propria fede. La frequenza alle lezioni è obbligatoria per gli aspiranti diaconi. Considerati i destinatari, risulta doverosa un’adeguata campagna promozionale. Ancor più necessario è il coinvolgimento dell’intero corpo ecclesiale (sacerdoti – parroci in particolare – diaconi, laici, movimenti, organismi diocesani) che non può rimanere indifferente di fronte ad un percorso di formazione diocesana. Inoltre, si ritiene opportuno consigliare la partecipazione, non a singoli incontri, ma all’intero itinerario formativo.
Se la Teologia è servizio ecclesiale, da coloro che partecipano è lecito attendersi la crescita nella consapevolezza della propria identità (vocazione) all’interno del progetto divino della salvezza e il concomitante sviluppo del loro senso di appartenenza ecclesiale per un servizio reale da rendere, con continuità, competenza e amore, tendenzialmente all’umanità intera e, di fatto, al prossimo più vicino. Non si tratta semplicemente di acquisire nuove abilità pastorali, ma di maturare una sempre più piena coscienza ecclesiale.
Allego la locandina dell’incontro di presentazione della SDFT e, per i dettagli anche grafici, rimando al prossimo Foglio di collegamento (novembre).
Per la SDFT,
il Coordinatore
Don Romano Piccinelli
L’Ufficio Pastorale familiare diocesano comunica che saranno a disposizione i seguenti itinerari di preparazione al sacramento del matrimonio.
Come iscriversi
Coloro che sono interessati a ricevere il sacramento del matrimonio devono iscriversi, mettendosi in contatto preferibilmente con le famiglie dell’equipe o con i sacerdoti delle varie parrocchie.
ZONA SUD -TRESTINA:
DATA INIZIO: Venerdì 11 Ottobre 2024, ore 21, Presso i Locali della Parrocchia di San Trestina. Gli incontri avranno cadenza settimanale.
L’equipe è composta da:
Don Stefano Sipos 3200203760
Fam. Belardinelli Enrico e Cristina 3381567762
Fam. Bacchi Sauro e Serena 3289717122
Fam. Pallone Samuele e Jessica 3479016124
Fam. Pacchioni Alessandro e Silvia 3388000341
ZONA NORD -SAN GIUSTINO:
DATA INIZIO: Venerdì 10 Gennaio 2025, ore 21, Presso i Locali della Parrocchia di San Giustino. Gli incontri avranno cadenza settimanale.
L’equipe è composta da:
Don Filippo Milli 3343216074
Fam. Rossi Riccardo e Stefania 3389797073
Fam. Taschini Mirco e Sara 3392158683
Fam. Tamborrino Giovanni e Paola 3661810513
Fam. Foiani Fabrizio e Luisa 3405592875
ZONA CENTRO
DATA INIZIO: Lunedì 27 Gennaio 2025, ore 21, Presso i Locali della Parrocchia di San Giovanni agli Zoccolanti. Gli incontri avranno cadenza settimanale.
Fra Davide Boldrini 3401554735
Fra Giuseppe Renda 3401608505
Fam. Polenzani Luca e Stefania 3495332299
Fiorucci Stefania 3483924131
Fam. Bernicchi Andrea e Beatrice
I Vescovi dell’Umbria scrivono una lettera ai sacerdoti per esortarli a preparare le loro comunità e i fedeli a vivere con pienezza il Giubileo
Ecco il testo della lettera aperta…
Carissimo Confratello,
si avvicina l’anno di grazia che la benevolenza divina e la maternità della Chiesa ci donano con il Giubileo 2025. Noi ministri ordinati abbiamo la grande gioia e il lieto compito di accompagnare il popolo di Dio a farne tesoro: sarà una preziosa occasione per rigenerare la nostra vocazione e mettere a frutto la nostra missione di “servi della speranza”, di amici di “Cristo, nostra speranza”.
Il Santo Padre, che ha indicato proprio nella virtù teologale della speranza il messaggio centrale di questa esperienza di fede e di carità, confida nel nostro entusiasmo e nella nostra collaborazione. Possiamo ora gratuitamente mettere a disposizione delle nostre comunità e dei numerosi pellegrini che intraprenderanno il cammino spirituale del Giubileo i doni di grazia che gratuitamente abbiamo ricevuto con l’ordinazione presbiterale. Non è difficile pensare che la nostra regione sarà mèta privilegiata di tanti pellegrinaggi, tenendo conto della ricchezza di santità delle nostre diocesi e della prossima canonizzazione del Beato Carlo Acutis.
Predisporre il cuore del popolo di Dio
Per questo abbiamo una grande opportunità di seminare gioia e una grave responsabilità di predisporre il cuore del popolo di Dio, cominciando da noi stessi, come ci raccomanda Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo, Spes non confundit, 5: “Nelle Chiese particolari si curi in modo speciale la preparazione dei sacerdoti e dei fedeli alle Confessioni e l’accessibilità al sacramento nella forma individuale”. In questo periodo possiamo approfondire la formazione meditando con attenzione la Bolla e studiando la nota con le Norme per la concessione dell’Indulgenza durante il Giubileo Ordinario 2025. Possiamo collaborare e dare disponibilità alle Commissioni per il Giubileo che le nostre Diocesi hanno istituito e, specialmente, possiamo approfittare di questo anno per sensibilizzare le nostre comunità, gli organismi di partecipazione, i gruppi, i giovani, i catechisti, le famiglie, alla preghiera, alla catechesi, alla carità e alla organizzazione della ospitalità e dell’accoglienza dei pellegrini.
Il Pellegrinaggio Regionale
Possiamo iniziare a preparare il Pellegrinaggio Regionale delle otto diocesi umbre alla Tomba dell’apostolo Pietro, che vivremo in spirito di comunione sabato 13 settembre 2025. Ti chiediamo la cortesia di segnare già ora nella tua agenda e nel calendario della tua comunità questo straordinario appuntamento di fede. Sarà un anno molto inteso e ricco di frutti spirituali grazie alla speranza cristiana che sapremo annunciare insieme. Ti ringraziamo di aver aperto la porta santa della tua vocazione e del dono della tua vita alla nostra Chiesa e alla nostra gente. Grazie fin da ora per la preghiera e la carità che saprai spendere in questo tempo perché molti fratelli e sorelle possano varcare la soglia della misericordia di Dio.Saldi nella speranza della gloria di Dio, ti salutiamo fraternamente.
Nel 1989 veniva pubblicato un articolo del teologo Luigi Sartori dal titolo “Verso un Chiesa tutta ministeriale” che trattava, già in quegli anni, il “problema” dei ministeri nella e per la Chiesa. Prendendo spunto dal titolo, vorrei proporre una riflessione sia su un percorso, quello promosso dall’ufficio Liturgico, sia sulle perplessità, domande, riflessioni che questo produce.
Il percorso
Il cammino di Formazione (dopo la partenza di padre Massimo Siciliano) ha visto il suo nascere nel mese di maggio del 2022 con due incontri nei quali i relatori, don Francesco Verzini e padre Andrea dall’Amico, hanno approfondito il tema ricorrente della ministerialità nella Chiesa, in particolar modo tracciando la spiritualità del ministero istituito del lettorato e accolitato, anche in virtù della pubblicazione del Motu Proprio Spiritus Domini di Papa Francesco che ha permesso l’accesso anche alle donne (2021). Sono seguiti a questi, altri 10 incontri di Formazione con altri relatori come don Giovanni Frausini, Sr Ilaria Maria Simoni, S.E. Mons. Luciano Paolucci Bedini e S.E. Mons. Vittorio Viola. Grazie alla loro voce, si è potuto percepire il soffio dello Spirito che spinge la Chiesa ad una partecipazione corresponsabile e matura.
Ma che cos’è questa ministerialità oggi?
È una domanda che, in questo percorso, si è ripetuta. Cerchiamo di definire partendo dalla storia. A partire dal IV secolo, viene definita progressivamente una strutturazione ministeriale della Chiesa. Lo sviluppo del cursus honorum clericale rispecchia i cambiamenti che stanno investendo il cristianesimo, ormai divenuto religione dell’Impero, e risponde alla necessità di selezionare, preparare, valutare i leader della Chiesa (Serena Noceti). Si adotta in questo periodo il passaggio da ordini minori a ordini maggiori, in un movimento ascendente per il progredire nella “carriera” ecclesiastica. Questa gradualità viene definita nel X secolo con il Pontificale Romano Germanico, che ne fissa il numero di nove e la sequenza: salmista, ostiario, lettore, esorcista, accolito, suddiacono, diacono, sacerdote, vescovo. Nei secoli successivi questi subiranno modifiche fino alla Lettera apostolica Ministeria Quaedam di Papa Paolo VI (1972) che sopprime di fatto tutti i ministeri a parte l’accolitato e lettorato (aperto anche ai laici) e quello del diaconato e presbiterato per i chierici. Già il CVII metteva in luce la partecipazione dei fedeli grazie al proprio sacerdozio battesimale ma che, nella prassi, i ministeri minori rimasero le tappe per i candidati al sacerdozio ministeriale.
L’importanza della partecipazione attiva
Oggi, anche data dal bisogno, va scoperta maggiormente quella partecipazione attiva che coinvolge ogni fedele a donarsi per la comunità che è Chiesa-corpo. Questo esige un passaggio dalla concezione verticistica (dove c’è un vertice da raggiungere), ad una carismatica (dove ognuno è chiamato a mettere il “proprio”). Questo è ciò che ci ricorda San Paolo nella lettera ai Corinzi (1Cor 12): «A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune» e ancora: «Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l’udito? Se fosse tutto udito, dove l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo». Queste parole di Paolo ci portano a sottolineare che il “servizio” non serve al membro stesso ma all’intero corpo, perché questo possa svilupparsi e crescere. Ma come? Sicuramente non accentrando tutti i servizi sulle “solite poche persone” ma cercando di corresponsabilizzare più fedeli possibili. Così avremo chi proclama la Parola di Dio, non soltanto dagli amboni ma che la farà riecheggiare anche dai tetti: nelle famiglie da accompagnare verso il battesimo dei figli, o alle giovani coppie che hanno sigillato la loro unione con il sacramento del matrimonio, agli adolescenti, giovani e adulti. Così avremo accoliti che si offrono per “il corpo mistico di Cristo” soprattutto riconosciuto nei deboli e nei malati (Cfr. Ministeria Quaedam), o che permettono alla comunità di godere momenti di adorazione e di preghiera.
La proposta formativa dell’ufficio Liturgico diocesano
Per questo la Formazione proposta dall’ufficio Liturgico non è mera preparazione ad un ministero da accogliere, ma un “formazione permanente” per allontanarsi dal concetto “vecchio” di promozione o di cammino professionale. I ministeri (servizi) non possono essere visti come medaglie da esibire, ma lo specchio del paradigma che ci ha dato Gesù: chi vuole essere il primo sia l’ultimo. Invito per questo i sacerdoti ad un profondo discernimento sui candidati da presentare, perché questi “servano” veramente. È la comunità stessa che, in un certo modo, ne fa richiesta riconoscendo in alcuni il carisma ministeriale per sopperire ai bisogni emersi; e si eviti di “promuovere” laici come surrogati del ministero sacerdotale arrivando a fargli fare cose che non spetta al loro servizio. Che invece si possa sognare una Chiesa circolare, e non più piramidale, dove ognuno ha la sua vocazione creativa a servizio di un tutto che, nel progetto di Dio, è «Presenza» nella storia, e quindi anche nel nostro oggi.