Solennità dei Santi Florido e Amanzio

Iniziano domenica 10 novembre le celebrazioni dedicate ai Santi Patroni, Florido e Amanzio. Florido nacque a Città di Castello (allora denominato Tifernum Tiberinum) attorno al 520. I suoi genitori morirono quando lui era ancora in giovane età; studiò lettere e teologia. Verso l’anno 542 il vescovo lo nominò diacono. Qualche tempo dopo Florido insieme ai suoi compagni Amanzio e Donnino, fuggirono a Perugia, poiché Città di Castello era stata assediata dalle truppe di Totila. Qui il vescovo Ercolano, dopo averlo conosciuto e apprezzato le sue doti lo ordinò sacerdote. Tra l’altro, Ercolano affidò a Florido e ad Amanzio un’ambasceria presso il vescovo di Todi, Fortunato. Recandosi a Todi i due santi incontrarono, presso Pantalla, un indemoniato, guarito dalla preghiera di Florido (anno 544 circa). Dopo sette anni di assedio Perugia, cedette per la fame, il vescovo Ercolano fu ucciso e dopo un po’ di tempo si vide qualche spiraglio di pace. Florido fece ritornò a Città di Castello che trovò distrutta. Nella drammatica situazione seppe tenere unita la popolazione e organizzare la ricostruzione. Insieme ai superstiti provvide alla fortificazione della città e alla ricostruzione della chiesa cattedrale e delle case; la città iniziò così una nuova vita. Aiutandosi l’un l’altro come fratelli, Florido vescovo, Amanzio sacerdote e Donnino laico eremita hanno dato vita a una Chiesa autentica, animata dalla fede e dalla carità, fondata sulla certezza dell’amore di Dio che dà la forza di costruire le mura, le case, il castello, le strade, ma soprattutto di ricostruire una comunità umana e cristiana. Nel frattempo era morto anche il vescovo e il papa Pelagio accolse la preghiera dei cittadini, che volevano Florido come loro vescovo. Fu impegnato sempre nel predicare la Parola di Dio, vivendo con giustizia e carità. Morì a Pieve de’ Saddi il 13 novembre 599. L’agiografia castellana antica presenta sant’Amanzio insieme a san Florido: Floridus simul cum Amantio .

L’azione dello Spirito

È proprio questo “stare insieme”, che coinvolge anche il laico Donnino, a caratterizzare la santità dei personaggi. Florido non è mai disgiunto da Amanzio, con il quale si prende a cuore le sorti della Chiesa e della città: per la prima entrambi si recano a Roma a chiedere un vescovo al papa, per la seconda si mettono a capo di un gruppo di persone (tra cui anche san Donnino) che di fronte alla distruzione causata da Totila ricostruisce Città di Castello. Florido, Amanzio e Donnino non si lamentano, né polemizzano, né aspettano che siano altri a mettersi all’opera, ma riescono a leggere i “segni dei tempi”, capiscono che è il momento di mettersi in gioco in prima persona, sono docili all’azione dello Spirito, che fa di loro il “sale della terra” in quel preciso momento e contesto storico. I ruoli sono diversi, ma tutti servono il progetto di Dio insieme, secondo un preciso stile ecclesiale e di vita.Sia per san Florido, che per sant’Amanzio, che per san Donnino si può affermare che l’aspetto più vistoso della loro santità è lo stretto rapporto con la storia che ognuno dei tre vive. Il modello agiografico maggiormente sviluppato è quello di Florido, cui è dedicata interamente la vitascritta dal diacono Arnolfo. Tuttavia, i dati contenuti nelle fonti letterarie permettono di sviluppare alcune considerazioni sulla santità di Amanzio, presentato da VF come religiosus presbitere vir Dei. È uomo di Dio, dunque, il prete Amanzio, e ciò si rende manifesto nella sua virtù taumaturgica. Ma è anche uomo che sa mettersi alla scuola dei santi, che sa cooperare con altri al bene della comunità.

La storia

La più antica testimonianza sui santi Florido e Amanzio, ancora viventi, è contenuta nei Dialoghi di papa Gregorio Magno, che dice di avere conosciuto di persona i due santi, invitati a Roma per avere informazioni sul santo vescovo e martire perugino Ercolano e per il desiderio del papa di conoscere personalmente Amanzio, di cui aveva sentito parlare a motivo della sua fama di taumaturgo. Gregorio Magno cita il vescovo Florido come informatore a proposito della vita di sant’Ercolano, vescovo di Perugia morto martire durante l’assedio della città da parte dei Goti negli anni 545-548. Gregorio parla di Florido come di «vescovo di Tiferno Tiberino» e di «vescovo di vita venerabile» (Dialoghi , III,13) e ricorda come sia stato lui a informare il papa della capacità taumaturgica del prete Amanzio, «uomo di grande semplicità, che ha il potere di imporre le mani sui malati, a guisa degli apostoli, e di risanarli» e che «possiede anche il dono miracoloso di uccidere i serpenti, segnandoli col segno di croce dovunque li trovi» (Dialoghi, III, 35). Il testo antico più completo che tramanda notizie sui santi Florido, Amanzio e Donnino è la Vita Floridi scritta dal diacono Arnolfo, canonico della cattedrale di Arezzo, negli anni ’70 dell’XI. Dopo la dedicazione della chiesa cattedrale ai santi Florido e Amanzio (1023, o 1032), la più remota attestazione del culto è contenuta nel calendario della canonica della cattedrale stessa (1153-1167 circa), che contiene le seguenti festività proprie della diocesi: santi Giustino, Faustino, Crescenziano, Veriano, Orfito ed Esuperanzio (1 giugno); dedicazione della chiesa di San Florido (22 agosto); san Donnino (9 ottobre); santi Florido e Amanzio (13 novembre). In età moderna l’unica festività dei santi patroni è stata sdoppiata. Nel XIX secolo la festa di sant’Amanzio era celebrata il 26 settembre, e per alcuni secoli è stata particolarmente solennizzata dai mansionari e dai cappellani della cattedrale. Con il calendario diocesano del 1981 la festività è stata nuovamente unita alla data del 13 novembre, recuperando così la più antica tradizione castellana ( Floridus simul cum Amantio), con il grado di solennità per l’intera Diocesi.

Il programma della celebrazioni