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Documento preparatorio del Sinodo 2021- 2023

l Documento preparatorio del Sinodo 2021- 2023 “Per una Chiesa sinodale”  propone, come primo riferimento evangelico da tenere davanti agli occhi, l’icona degli attori in gioco

nella comunità dei discepoli costituita da Gesù (nn. 17-21). Ci presenta una sorta di “foto di gruppo” in cui anche noi siamo chiamati a entrare e a metterci al posto giusto per unirci al popolo di Dio che cammina nella storia dell’umanità portando la luce di Cristo. Gesù. È e resta il protagonista assoluto: con la sua parola, il suo Vangelo, i suoi gesti di liberazione da ogni forma di male. Egli si avvicina a tutti gli uomini e va loro incontro per portare la sua misericordia, la guarigione, il perdono, la speranza. Gratuitamente, gentilmente, generosamente. Gesù è la misericordia incarnata, capace di assumere su di sé ogni miseria, pagando per noi, per solo amore, dicendoci: “Vai in pace, il tuo male lo prendo io. Oggi sarai con me in Paradiso. Oggi è venuta la salvezza in questa casa”. Gesù ieri, oggi e sempre è il sacerdote misericordioso che intercede per noi. Niente ci potrà separare dal suo amore, se a lui ci affidiamo. Lui è l’unico salvatore dell’umanità.

Domanda: è questa la nostra esperienza di Gesù? Lo testimoniamo così? La folla. Gesù ama stare in mezzo alla folla che lo segue e insegue nella speranza di ricevere la parola di consolazione vera, la guarigione. L’interlocutore di Gesù è il popolo della vita comune; sono soprattutto i sofferenti: ciechi, paralitici, sordomuti, malati di mente e persone possedute dal demonio, pagani, persone emarginate e disprezzate, bambini, poveri. Tutta la gente si stringe attorno a Gesù e lo vuole “toccare” per ricevere la forza risanatrice e liberante. Domanda: ci sentiamo parte di questa folla che cerca Gesù? Cerchiamo di portare a Gesù la gente, specialmente quella che soffre? Gli apostoli. Sono coloro che seguono Gesù e da lui chiamati per continuare la sua missione, in nome suo. Non per sostituire Gesù e nemmeno per esercitare poteri mettendosi sopra gli altri o avere privilegi. Semplicemente per far presente il Gesù che serve, guarisce e perdona. “Annunciate il Vangelo, guarite i malati, cacciate i demoni. Gratuitamente, con una vita povera e umile come la mia”. Domanda: come vivono il loro ministero gli apostoli di oggi? Il maligno. È l’attore “in più”, nascosto e pronto ad ingannare come fece fin dall’inizio, l’antagonista che cerca di dividere e contrastare il cammino comune con le tentazioni della “mondanità spirituale”,della “superbia della vita” e della “concupiscenza” che ci portano a fuggire dalla via crucis-lucis di Gesù insieme ai fratelli, incamminati verso la Pasqua della Gerusalemme del cielo. Se non siamo vigilanti e umili, se non preghiamo mantenendoci uniti a Gesù e ai fratelli/sorelle, possiamo lasciarci ingannare, fermarci o anche uscire dalla comunità e fare altre strade, da soli o cercando altra compagnia. Domanda: sono consapevole della necessità della vigilanza e del discernimento per una continua conversione/ revisione di vita, per “tenere il passo” dei fratelli e delle sorelle che costituiscono il Popolo di Dio?  I discepoli del Signore sono chiamati a camminare nella storia degli uomini, come fecero Gesù e i suoi 2000 anni fa. Camminare insieme testimoniando l’unico Signore, l’unico Vangelo, l’unica missione. Se viene meno la presenza centrale di Gesù, la comunità cristiana diventa un gruppo socio-politico, governato da convenienze e consuetudini varie.

Senza gli apostoli autorizzati da Gesù il rapporto con la verità evangelica non è più garantito (ortodossia, sacramenti, guida). Senza la folla gli apostoli diventano autoreferenziali e viene meno l’evangelizzazione. Il Popolo di Dio si caratterizza al suo interno per una profonda comunione con Dio e con i fratelli e le sorelle, all’esterno con una coraggiosa testimonianza di vita, portando la gioia del Vangelo di Gesù nel mondo affinché abbia gioia, pace, salvezza ( è il “filo rosso” del Magistero della Chiesa dal Concilio ai nostri giorni: cf. LG, n.1; GS, n 1; EG, nn. 1-2).

IL PAPA A FIRENZE PER L’INCONTRO CEI CON VESCOVI E SINDACI DEL MEDITERRANEO

A più di mezzo secolo dall’incontro delle capitali e dai dialoghi del Mediterraneo promosso dal “sindaco santo” Giorgio La Pira a Palazzo Vecchio, a distanza di sei anni dalla visita per il V Convegno nazionale della Cei, durante il quale pronunciò un discorso programmatico per l’intera Chiesa italiana, Papa Francesco torna il 27 febbraio 2022 a Firenze. Questa volta
l’occasione sarà l’Incontro, organizzato dalla Conferenza episcopale italiana, dei vescovi e di cento sindaci provenienti da tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dal Nord Africa al Medio Oriente, dalla Grecia ai Balcani, a Francia e Spagna. Un evento che prosegue la missione lanciata dall’episcopato italiano a Bari nel febbraio 2020 – quando il mondo era sull’orlo dello
scoppio della pandemia – con l’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace” che, per la prima volta nella storia, ha radunato i vescovi del Mare Nostrum, uniti dalla volontà di abbattere i muri che separano le nazioni. Bassetti: con il Papa, un nuovo impegno A confermare la visita del Pontefice nel prossimo febbraio – annunciata dalla Sala Stampa vaticana – è il cardinale Gualtiero
Bassetti, presidente della Cei, che in una nota esprime “profonda gratitudine” al Pontefice “per questo gesto di attenzione verso l’iniziativa che coinvolge le comunità ecclesiali e civili del Mediterraneo”. Come a Bari, il Papa – spiega il porporato – “non soltanto benedice l’iniziativa, ma vi pone il suo sigillo, assicurando la sua partecipazione nella giornata conclusiva”.
Con il Vescovo di Roma, istituzioni ecclesiali e civili del bacino mediterraneo potranno rinnovare l’impegno congiunto per affrontare le sfide della contemporaneità. Sfide che Francesco aveva indicato un anno fa: “Ricostruire i legami che sono stati interrotti, rialzare le città distrutte dalla violenza, far fiorire un giardino laddove oggi ci sono terreni riarsi, infondere speranza a
chi l’ha perduta ed esortare chi è chiuso in sé stesso a non temere il fratello. E guardare questo, che è già diventato cimitero, come un luogo di futura risurrezione di tutta l’area”.
“Le sfide che siamo chiamati ad affrontare costituiscono uno stimolo a superare le barriere che segnano il Mediterraneo e a intensificare l’incontro e la comunione fra le Chiese sorelle”, dice Bassetti. “Solo tessendo relazioni fraterne è possibile promuovere il processo d’integrazione. Ripartiamo, allora, da Firenze per far sì che le sponde del Mediterraneo tornino a essere
simbolo di unità e non di confine”.
Il programma
La visita del Papa inizierà alle 8, con l’atterraggio dell’elicottero nello stadio di atletica “Luigi Ridolfi”, in forma privata. Mezz’ora dopo, alle 8.30, Papa Francesco sarà nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, dove incontrerà i vescovi e i sindaci. Il cardinale Bassetti, il sindaco di Firenze Dario Nardella e un sindaco di una capitale mediterranea, interverranno per un saluto al Papa, il quale pronuncerà un discorso. Successivamente, nella Sala Leone X, Francesco saluterà alcuni primi cittadini.
Un appuntamento significativo si prevede nella Sala D’Arme, alle 9.30: l’incontro con le famiglie di profughi e rifugiati. Circa 50 persone, informa la Sala Stampa vaticana. Terminato l’appuntamento, il Pontefice celebrerà, alle 10.30, la Messa nella basilica di Santa Croce e, subito dopo, sul sagrato in piazza Santa Croce, reciterà l’Angelus. Alle 12.30 è previsto il decollo
sempre dallo Stadio “Ridolfi”, con atterraggio esattamente un’ora dopo, alle 13.30, in Vaticano.  Betori: portatori di speranza come La Pira Esprime “grande gioia” l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, appena appresa la notizia della visita di Francesco nel capoluogo toscano nel 2022. “Il Papa sarà fra noi, eredi e diretti testimoni dell’opera e dell’impegno per la fraternità fra
i popoli del Venerabile Giorgio La Pira, il ‘sindaco santo'” dice. “Come lui vogliamo essere portatori di speranza perché le rive del Mediterraneo tornino ad unire e non separare. Nella preghiera ci prepariamo ad accogliere Papa Francesco e i vescovi del Mare Nostrum, il Signore illumini questi giorni e il nostro dialogo perché possiamo contribuire all’edificazione della pace in
un’area ancora oggi segnata da guerre, emigrazioni e disuguaglianza”.
Nardella: un evento storico
L’annuncio della presenza di Papa “prelude a un evento storico nel segno del sindaco ‘santo’ La Pira”, ha commentato da parte sua il sindaco Nardella, parlando di “un impegno collettivo a favore della pace, dell’ambiente, della cooperazione allo sviluppo, dell’inclusione sociale”. “Mai come in questo periodo il Mediterraneo ha conosciuto conflitti bellici, persecuzioni,
guerre civili, disastri ambientali, migrazioni di massa”, aggiunge il primo cittadino. “A febbraio si eleverà da Firenze una voce forte e chiara di cento città, da Istanbul a Roma a Tunisi, per aprire una nuova era nel mare dove sono nate le civiltà più antiche e le tre comunità religiose abramitiche. Con la diplomazia delle città e la forza del Papa completeremo il disegno lapiriano
di restituire al Mediterraneo pace e prosperità”.
Salvatore Cernuzio
Città del Vaticano

Corso di iconografia presso le clarisse di Montone

Corso base, teorico e pratico, di iconografia presso il Monastero delle Clarisse di Montone. Si dipingerà il Cristo Pantocratore secondo l’antica tecnica della tempera all’uovo. Un’iniziativa proposta dalle Sorelle Clarisse per vivere in modo intenso il tempo di Quaresima e prepararsi alla Pasqua “scrivendo” l’icona di Gesù.
Il corso, tenuto dall’iconografa, Laura Rossi, si terrà presso il Monastero nelle Domeniche 6 – 13 – 20 – 27 Marzo e 3 Aprile.

Secondo i seguenti orari:
 ore 9.00 – 11.00 Scrittura e spiegazione dell’icona
 A seguire S. Messa e pranzo al sacco
 ore 14.00 – 18.00 Scrittura dell’icona
 18.15 Vespro con le Clarisse
Max 12 partecipanti! E iscrizioni entro il 28 febbraio!
A conclusione del corso ogni partecipante porterà a casa la propria icona benedetta.

Per iscrizioni e maggiori informazioni:
sr. Gloria (Monastero Clarisse S. Agnese di Montone) tel: 0759306140 email: monastero.santagnese@gmail.com

Agnese Moro, la Chiesa che vorrei. Sinodalità e ascolto

Agnese Moro, figlia dello statista rapito e assassinato nel 1978, giornalista pubblicista per il quotidiano «La Stampa», confessa con passione, chiarezza e trasparenza il proprio sguardo sulla Chiesa italiana, provando a tracciare fra punti di opacità e di luce una via di speranza. Per i lettori, una preziosa occasione di confronto con l’esperienza di una cristiana ‘adulta’ che vive con convinzione
il suo essere Chiesa; per i Pastori, in particolare, la possibilità di un esercizio ascolto nel nostro cammino sinodale. […]

Ombre e luci
Ho attraversato molte stagioni della chiesa. Ho ascoltato la messa in latino e portato il velo; ho visto trasportare il Papa a spalla e mi sono genuflessa davanti a lui come altrimenti si faceva solo in chiesa davanti al Santissimo; ho sentito il fervore del Concilio e l’aspirazione a una chiesa più semplice, autentica e innamorata di Cristo. Ho visto una chiesa preoccupata di perdere la propria identità e una che ha voluto farsi direttamente attore politico pensando che si dovesse duellare con il mondo con le sue stesse armi. Allontanando così tanti giovani che nella chiesa volevano trovare il volto di Gesù e la fede nella Sua mite capacità di cambiare i cuori e non un altro partito. In anni recenti mi è sembrato che i nostri pastori vivessero il mito di Sisifo, costretto a spingere perennemente verso l’alto, su per il versante di una impervia collina, un grande macigno che, una volta in cima, ricade sempre in basso. In una sfida senza fine. Ho provato una enorme tenerezza per questo sforzo, anche quando si esprimeva con atti e parole decisamente contrarie alla mitezza vigile di Gesù. Vi si scorgeva il timore di una sconfitta del Messaggio che si ama, l’affanno di dover rimediare a qualcosa che manca, l’ansia di colmare un vuoto. È come se si pensasse di essere soli di fronte al dolore del mondo e al male che vi si vede spadroneggiare. Come se quel mondo non fosse stato già redento, e a caro prezzo. Come se il bene fosse scomparso, sopito o impotente. Come se la vita, morte e resurrezione di Gesù non fossero stati sufficienti a salvare
per sempre il mondo. Come se tutto fosse affidato alle nostre forze, alle nostre parole, alla nostra intransigenza e severità. Come se la predicazione della Buona Novella, se il seme gettato non avesse la forza di crescere da solo; come se quello caduto a terra e morto non fosse più in grado di portare frutto, come se Dio tacesse e la sua grazia non fosse all’opera quotidianamente e autonomamente in mezzo a noi. Deve essere stato terribilmente angoscioso pensare che la salvezza del mondo dipendesse dalle parole, dalla forza, dal numero delle persone che è possibile mobilitare, dalle piazze piene. […]
Certe volte mi sembra che si abbia paura di prendere il Vangelo troppo alla lettera, ovvero troppo sul serio. Non so neanche se nelle nostre case ci sia l’abitudine di avere il Vangelo o la Bibbia. Non mi risulta che la conoscenza del Vangelo ia uno dei requisiti richiesti per accostarsi ai sacramenti; e non so se nelle catechesi di ragazzi e adulti abbia più spazio il catechismo o il Vangelo. Anche la partecipazione attenta alle liturgie domenicali non risolve la cosa, dal momento che risulta tutto un po’ sminuzzato, quasi a divenire un insieme di massime a meno di non avere già il quadro completo. Un esempio? Il ‘discorso della montagna’. Non c’è nemmeno una volta in tutto l’anno liturgico in cui questo discorso – così importante e fondante del senso stesso del cristianesimo – venga letto nella sua interezza. Ci viene proposto solo spezzettato. Eppure qui Gesù parla di noi; del nostro compito; del senso del nostro essere nel mondo. Quel
discorso è troppo importante. Ci viene richiesto di superare la giustizia degli scribi e dei farisei… per entrare in un Regno in cui i conti non tornano. È la strana giustizia di Dio; un Dio che Gesù dice essere l’unico buono perché fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sopra gli ingiusti (ma come! è buono se ricompensa i buoni e punisce i cattivi!); è la giustizia del padrone della parabola che dà lo stesso salario a chi ha lavorato tutto il giorno e a chi lo ha fatto solo a fine giornata; è la giustizia del Padre che corre incontro al figlio che lo ha tradito e lo abbraccia prima che abbia potuto avere il tempo di dire anche solo una parola di scuse. Una giustizia che non piace all’altro figlio che è stato sempre ubbidiente. È una giustizia che non si pone il problema di avere ragione o di punire. Ma piuttosto di fare spazio, di accogliere, di interrompere quella catena del male che viene rafforzata e perpetrata da ogni reazione di pari
segno. È questo il nostro ruolo oggi? In questo si misura il nostro essere sale e luce? Ricostruendo rapporti, combattendo il male con il bene, prendendo su di noi lo stigma che blocca milioni di vite?
Mi colpisce, oltre allo spezzettamento, il modo con cui si prendono sul serio e si predicano con forza solo alcuni pezzi del grande ‘discorso della montagna’ – e un po’ di tutto il Vangelo –, lasciandone in ombra tanti altri. Mentre dovrebbero – devono – avere tutti la stessa cogenza. Perché l’indissolubilità del matrimonio è tanto importante da mettere in dubbio
la possibilità di ricevere l’eucarestia, mentre «amate i vostri nemici» sembra più un optional? In tanti anni di confessioni nessuno mi ha mai chiesto conto del mio amore per i nemici; e nessuno è mai stato privato della possibilità di accedere all’Eucarestia perché non ama i suoi nemici. Qui sarebbe utile un poco di chiarezza: o Gesù e il suo Vangelo sono la nostra pietra angolare, o seguiamo non una persona e una fede, ma una religione di uomini con tanti riti e tante parole che però guardano alla terra anziché al cielo…

L’ascolto necessario
Questi miei pensieri liberi e disordinati sono solo esempi infinitesimali (e certamente non particolarmente significativi) di quanto potrebbe emergere se al centro del Sinodo ci fosse più e prima della ricerca di formule organizzative o di risposte a problemi noti l’impegno a un ascolto attento di ciò che la nostra chiesa è e dovrebbe essere nel cuore e nelle menti
dei tanti che da vicino o da lontano la abitano e sperano in lei per un cammino comune sulle orme del Maestro. Ma ascoltare è molto più complesso di quello che può apparire e non solo da un punto di vista organizzativo, che pure ha la sua grande importanza. Ascoltare richiede una scelta e uno sforzo. La scelta è quella di disarmarsi, e lo sforzo serve a trasformare una simile decisione in un fatto quotidiano di vita. Disarmarsi significa lasciare da parte tutto quello che ci fa guardare l’altro con ostilità e con supponenza. Bisogna lasciare andare quello che si pensa di sapere dell’altro o di quanto sta dicendo, la voglia di avere ragione, di far valere il proprio punto di vista, di rispondere e controbattere. Si deve abbandonare la paura di avere torto, di essere feriti o sopraffatti, di scoprire di dover cambiare punti di vista e comportamenti, di ritrovarsi inadeguati, di essere contaminati, contagiati o convinti dagli argomenti dell’altro. Di ritrovarsi spogliati e poveri di tante cose che si ritenevano importanti.
Scriveva il Patriarca di Costantinopoli Atenagora: Per lottare efficacemente contro la guerra, contro il male, bisogna volgere la guerra all’interno, vincere il male in noi stessi. Si tratta della guerra più aspra, quella contro se stessi. E quanto nazionalismo, in questa guerra! Bisogna riuscire a disarmarsi. Io questa guerra l’ho fatta. Per anni e anni. È stata terribile. Ma ora, sono disarmato. Non ho paura di niente, perché «l’amore scaccia la paura». Sono disarmato della volontà di avere ragione, di giustificarmi a spese degli altri. Non sono più all’erta, gelosamente aggrappato alle mie ricchezze. Accolgo e condivido. Non tengo particolarmente alle mie idee,  ai miei progetti. Se me ne vengono proposti altri migliori, li accetto volentieri. O piuttosto, non migliori, ma buoni. Lo sapete he ho rinunziato al comparativo… Ciò che è buono, vero, reale, dovunque sia, è sempre il migliore per me. Perciò non ho più paura. Quando non si possiede più niente, non si ha più paura. «Chi ci separerà dall’amore di Cristo?». […]

Rivista del clero italiano, 7/8, 2021.

Al via il progetto “Laboratori didattici nel Chiostro del Museo del Duomo”

 

Mercoledì 16 febbraio a partire dalle ore 16.45 si terrà un percorso di formazione attivato da IRC Insegnati di Religione cattolica finalizzato alla conoscenza del patrimonio culturale ecclesiastico conservato all’interno del Museo.
Sono attivi i laboratori didattici per l’anno in corso 2022-2023 pensati nel rispetto delle vigenti disposizioni anti Covid e il Super green pass.
Il Chiostro del Museo è uno spazio ad hoc per la realizzazione di percorsi didattici in quanto all’aperto e in parte dotati di colonnati quattrocenteschi al coperto. Lo spazio allestito con tavoli e
sedie distanziati e nel rispetto delle disposizioni vigenti sarà in grado di accogliere in sicurezza gli studenti.
I laboratori all’interno del Museo si terranno con un numero minino di partecipanti, a gruppi e con i necessari interventi di sanificazione, uso delle mascherine e Super Green pass.
I progetti pensati sono destinati a classi di ogni ordine grado e possono essere concordati con i docenti con le modalità ritenute migliori.
Altro spazio ideale di visita in sicurezza è il Campanile cilindrico, raro monumento dei secc. XI-XII, parte integrante dei nuovi progetti didattici per l’anno scolastico in corso.
E’ possibile prenotare ai seguenti recapiti: 075 8554705 – museo@diocesidicastello.it
Di seguito alcuni progetti sia museali che territoriali.

Didattica museale:

  • I Santi Patroni di Città di Castello Florido, Amanzio e Donnino nelle loro raffigurazioni principali
  • L’Imperatore Federico Barbarossa: lettura della Bolla del 1163
  • Il Paliotto di Celestino II, esempio di Oreficeria Romanica
  • Il Tesoro di Canoscio, Arte Paleocristiana del VI secolo
  • L’iconografia dei santi: simboli e raffigurazioni nelle opere conservate al museo
  • Pinturicchio e l’Arte del Rinascimento italiano: analisi della Madonna col il Bambino della seconda metà del sec. XV
  • Rosso Fiorentino e il Manierismo italiano: il Cristo Risorto in Gloria del 1528-30
  • Il Medioevo al Museo del Duomo
  • Il Rinascimento al Museo del Duomo
  • Puzzle d’autore. Ricostruzione di alcune opere esposte al Museo per stimolare la creatività e la fantasia dei più piccoli
  • Caccia al Tesoro al Museo: il gioco nell’arte.

Didattica territoriale:

  • La Basilica Cattedrale di Città di Castello: origini e successivi ampliamenti strutturali e arricchimenti artistico pittorici
  • Le Chiese del centro storico di Città di Castello: San Francesco, San Domenico e Santa Maria Maggiore
  • L’Oratorio di San Crescentino a Morra: il ciclo di affreschi cristologici di Luca Signorelli
  • Il significato della clausura nei monasteri di Città di Castello: Santa Veronica Giuliani – le Clarisse Urbaniste – Santa Chiara delle Murate
  • Il Campanile cilindrico di Città di Castello dei secc. XI e XII
  • Il Francescanesimo a Città di Castello nelle chiese e nei monasteri del centro storico e della periferia della città
  • I Santuari della Diocesi di Città di Castello: la Madonna di Belvedere – la Madonna del Transito di Canoscio – la Madonna delle Grazie
  • La Madonna di Donatello nella Chiesa di San Francesco a Citerna.
  • Il Campanile cilindrico dei secc. XI-XII, raro monumento di impianto ravennate completamente restaurato e accessibile.

Per informazioni: dott.ssa Catia Cecchetti 075 8554705 museo@diocesidicastello.it    fb Museo Duomo Città di Castello – instagram museodiocesanocdc

IL VESCOVO INFORMA

Invito a partecipare ai “gruppi sinodali” organizzati dai parroci, dai referenti, dagli animatori.

La pandemia sembra rallentare e quindi, sempre nel rispetto delle regole anti-covid, impegniamoci a riprendere sia la pastorale ordinaria (messa domenicale, catechesi, sacramenti, visita ai malati, consigli pastorali), sia queste esperienze sinodali che possono dare nuova vitalità ecclesiale.

Non cediamo alla pigrizia, né allo scoraggiamento. Le persone oggi hanno ancora più bisogno di Vangelo, di speranza e di gioia vera. Soprattutto le famiglie, i giovani, gli anziani, i

malati.

Mercoledì 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore, ricorre la 26ª Giornata mondiale della Vita consacrata (vedi più avanti). Si tratta di un importante appuntamento in cui la Chiesa tutta rende grazie al Signore per il dono di questa vocazione particolare: seguire Cristo casto, povero e obbediente

e ricordare a tutti l’importanza della piena comunione con Cristo Signore e il servizio a tempo pieno ai fratelli. È una Giornata che coinvolge tutta la Chiesa diocesana e universale.

Nel Santuario della Madonna delle Grazie avrà luogo la celebrazione da me presieduta a nostra Chiesa ha avuto nel passato una grande presenza di persone consacrate che hanno dato una notevole testimonianza. Abbiamo attualmente ben cinque monasteri e diverse comunità di religiose/i che stanno offrendo non pochi servizi ecclesiali e sociali. Li ringraziamo di

cuore e chiediamo la grazia che continuino nello spirito dei loro santi fondatori e fondatrici. Preghiamo per le vocazioni alla vita consacrata.

Nello stesso giorno, 2 febbraio, nella Cripta del Duomo alle ore 10:00, verrà ricordato Mons. Carlo Urru nel 20º anniversario della sua morte. La Chiesa tifernate è riconoscente al vescovo che l’ha servita con indimenticabile dedizione dal 1982 al 1991.

Domenica 6 febbraio celebriamo la 44ª Giornata Nazionale per la vita. “Libertà e vita” è il tema del Messaggio dei Vescovi italiani. La Giornata per la Vita 2022 è un’occasione preziosa per sensibilizzare tutti al valore dell’autentica libertà, nella prospettiva di un suo esercizio a servizio della vita. La libertà, si legge nel messaggio, non è il fine, ma lo ‘strumento’ per raggiungere il bene proprio e degli altri, un bene strettamente interconnesso.

La Vita va accolta e difesa come dono inestimabile dal concepimento (no all’aborto) fino al termine naturale (no all’eutanasia) e sostenuta in modo particolare quando attraversa difficoltà (no all’indifferenza e allo scarto). Invito il clero a richiamare nella Messa il messaggio del Papa.

L’11 febbraio si celebra la 30ª Giornata mondiale del malato che ha come tema: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità”.

“L’invito di Gesù a essere misericordiosi come il Padre – scrive il Papa – acquista un significato particolare per gli operatori sanitari. Penso ai medici, agli infermieri, ai tecnici di laboratorio, agli addettiall’assistenza e alla cura dei malati, come pure ai numerosi volontari che donano tempo prezioso a chi soffre”.

Persone che hanno fatto del loro servizio una missione. Perché “le vostre mani che toccano la carne sofferente di Cristo possono essere segno delle mani misericordiose del Padre”. Mentre ringrazio di cuore tutti coloro che a vario titolo collaborano nella Pastorale sanitaria e si adoperano per alleviare le sofferenze degli infermi (in primis Padre Gonsalo, cappellano dell’ospedale), ognuno di noi si impegni a fare tutto il possibile per essere vicino a chi soffre.

Sarebbe opportuno che nelle parrocchie si amministrasse l’unzione degli infermi.

Promossi dalla Delegazione Pontificia per il Santuario della Santa Casa di Loreto, anche quest’anno si svolgeranno gli Esercizi spirituali per Vescovi e Presbiteri sul tema “La parola si fa storia” . Le meditazione verranno proposte da P. Marko Ivan Rupnik. Gli esercizi si svolgeranno a Loreto dal 21 – 25 febbraio 2022. Più avanti trovate il dépliant con il programma e le modalità di iscrizione.

Domenico Cancian f.a.m.

Vescovo

Archivio Storico Diocesano e Biblioteca Diocesana “Storti – Guerri”, bilancio

Nell’anno 2021 la sala consultazione dell ’Archivio Storico Diocesano e della Biblioteca Diocesana “Storti – Guerri” di Città di Castello ha registrato 536 accessi, con una diminuzione del 7,5% rispetto all’anno precedente, quando reano stati 580. La flessione è dovuta alla pandemia, i cui effetti si sono visti soprattutto per l’assenza di utenti stranieri, che negli ultimi anni provenivano da Francia, Germania e Stati Uniti d’America. Dal 2013 al 2021 gli accessi sono stati 5.662, per una media annuale di 629 (l’anno con il maggior numero di accessi, 875, è stato il 2019). Sul totale, 268 accessi sono stati dovuti a ricerche d’archivio e altrettanti a studi in biblioteca. In aumento i prestiti librari, che sono saliti dai 208 del 2020 (erano stati 186 nel 2019) ai 228 del 2021 (+9,6%). Le domande di studipo presentate e accolte sono state 46, di cui 28 per studio personale, 12 per tesi di laurea o dottorato, 3 per ricerca scientifica e 3 per pubblicazione.

Sono stati schedati 953 libri (482 nel 2020), di cui 49 antichi e 904 moderni, da parte della bibliotecaria dott.ssa Cristiana Barni e altri 350 circa da parte del dott. Leonardo Tredici (che si è occupato prevalentemente di opuscoli di interesse locale); il totale di schede bibliografiche relative alla biblioteca presenti nel catalogo informatico del Polo Biblioteche Ecclesiastiche è di 10.433 volumi (erano 9-506 nel 2020 e 8.765 nel 2019), per un totale di 11.657 volumi, consultabili tramite la banca dati nazionale https://www.iccu.sbn.it. I prestiti librari sono stati 228 (erano stati 208 nel 2020 e 186 nel 2019).

Relativamente all’archivio, il lavoro di schedatura è consultabile tramite la banca dati pubblicata su BeWeb (https://beweb.chiesacattolica.it), insieme a quelli di alotri 71 istituti culturali ecclesiastici italiani, per un patrimonio archivistico complessivo di 1.190 fondi archivistici e 181.653 unità archivistiche. Dalla pagina Beni archviistici è possiible consultare le schede descrittive dei fondi, anche per l’Archivio Storico Diocesano di Città di Castello.

Grazie all’aiuto di un volontario è proseguito il lavoro di allestimento della sala periodici al secondo piano, un ampio e luminoso spazio di 60 mq la cui inaugurazione pubblica è stata rinviata a motivo della pandemia di Covid-19. Si tratta di una ricca collezione di riviste (storia, letteratura, filosofia, liturgia, teologia, diritto, vita ecclesiale e missionaria, pastorale, catechesi, medicina, politica, società, interesse locale) dal 1822 al 2022, di cui 24 correnti.

Dopo le festività natalizie, l’Archivio Storico Diocesano e la Biblioteca Diocesana “Storti – Guerri” sono nuovamente aperti al pubblico da martedì 11 gennaio. L’orario è quello consueto: da lunedì a venerdì, ore 8,30-12,30; il mercoledì anche ore 15-19. Per informazioni rimane attivo l’indirizzo biblioeclesiastica@libero.it o, in orario di apertura, il numero telefonico 0758522832.

 

Archivio Storico Diocesano

Le domande di studio presentate e accolte sono state 46:

  1. Chiesa e convento di Sant’Agostino di Città di Castello;
  2. Ricerca genealogica;
  3. Rapporti commerciali fra la Valtiberina e Arezzo nel XIII secolo;
  4. Il pastorale del Museo del Duomo di Città di Castello;
  5. Scipione Lapi;
  6. Politica tifernate nel secondo dopoguerra;
  7. La pala con le Stimmate di san Francesco in San Francesco di Città di Castello;
  8. Lugnano;
  9. Iconografia di san Francesco;
  10. Carpini e Pieve de’ Saddi;
  11. Storia della Biblioteca Comunale di Città di Castello;
  12. Don Bartolomeo Borghi;
  13. Cave e miniere in disuso in Altotevere;
  14. Il duomo di Città di Castello;
  15. Santa Maria dei Badiali;
  16. Ricerca genealogica sulle famiglie Rubechi e Serini;
  17. Ricerca genealogica;
  18. Finanze nello Stato della Chiesa nel Duecento;
  19. San Pietro a Monte;
  20. Ricerca genealogica;
  21. Documenti di guerra;
  22. Alta Valle del Tevere;
  23. Storia delle chiese tifernati;
  24. La biblioteca del Seminario, storia e fondi;
  25. Il vescovo Giuseppe Sebastiani;
  26. Chiesa di San Francesco a Città di Castello;
  27. Santa Maria del Combarbio;
  28. La pala Mond (Raffaello);
  29. Ponte d’Avorio;
  30. Monterchi;
  31. Sant’Illuminato;
  32. Concilio plenario umbro 1923;
  33. Badia Petroia;
  34. Maria Mattia Pierini (Serva di Dio);
  35. Ebrei in Valtiberina;
  36. Ricerca genealogica famiglia Capaccioni;
  37. Ricerca genealogica;
  38. Territorio di Selci – Lama e San Giustino;
  39. Badiali e don Amedeo Bernabei;
  40. Studio sulla festa dell’Ascensione di Monte Santa Maria Tiberina;
  41. Il Vangelo di Marco;
  42. La collezione d’arte di Francesco Vitelli;
  43. La musica nella cattedrale di Città di Castello;
  44. La cappella della Madonna delle Grazie e la Dormitio Virginis di Ottaviano Nelli;
  45. Il referendum del ’46: dibattito tra sinistre e cattolici a Città di Castello;
  46. Villa Florida;

Ambito cronologico (possibili più risposte)

Età contemporanea: 29

Età moderna: 28

Medioevo: 10

Umanesimo e Rinascimento: 12

Ambito tematico (possibili più risposte):

Storia locale: 32

Storia della Chiesa: 11

Genealogia: 6

Storia dell’architettura: 1

Storia dell’arte: 10

Personaggi: 2

Altro: 1

Biblioteconomia: 1

Storia della liturgia/musica: 1

Finalità:

Studio personale: 28

Tesi: 12

Ricerca scientifica: 3

Pubblicazione: 3

Provenienza degli studiosi:

Italia:

Città di Castello: 28

Monte Santa Maria Tiberina: 3

Perugia: 3

San Giustino: 2

Arezzo: 1

Bergamo: 1

Firenze: 1

Monterchi: 1

Perugia: 1

Sansepolcro: 1

Trezzo sull’Adda: 1

Umbertide: 1

Germania: 1

Gran Bretagna: 1

Numerose altre richieste, non quantificabili, sono state soddisfatte via email.

L’archivista, dott.sa Cristiana Barni, ha revisionato 18 unità archivistiche del Fondo della Curia vescovile di Città di Castello:

 Sezione Parrocchie, serie Castelguelfo; serie Parrocchie varie.

Sezione Atti del Vescovo, serie Inventari dei beni;

Sezione Cancelleria, serie Corrispondenza;

Sezione Vescovi, serie Luigi Cicuttini; serie Cesare Pagani;

Sezione Giudiziario, serie Ordinaria;

Fondo Ascani.

 

È in corso d’opera la creazione di schede Entità cui agganciare le voci d’indice ancora prive di legami. Le unità revisionate vengono agganciate alla busta che le contiene o al relativo palchetto di collocazione.

Nel corso dell’anno 2021 sono stati schedati 953 libri (482 nel 2020), di cui 49 antichi e 904 moderni, da parte della bibliotecaria dott.ssa Cristiana Barni e altri 350 circa da parte del dott. Leonardo Tredici (che si è occupato prevalentemente di opuscoli di interesse locale); il totale di schede bibliografiche relative alla nostra biblioteca presenti nel catalogo informatico del Polo Biblioteche Ecclesiastiche è di 10.433 volumi (erano 9-506 nel 2020 e 8.765 nel 2019), per un totale di 11.657 volumi, consultabili sia dal sito https://beweb.chiesacattolica.it che dal sito https://www.iccu.sbn.it. I prestiti librari sono stati 228 (erano stati 208 nel 2020 e 186 nel 2019).

Grazie all’aiuto di un volontario (Alessandro Bianconi) è proseguito il lavoro di allestimento della sala periodici al secondo piano, un ampio e luminoso spazio di 60 mq la cui inaugurazione pubblica è stata rinviata a motivo della pandemia di Covid-19. Si tratta di una ricca collezione di riviste (storia, letteratura, filosofia, liturgia, teologia, diritto, vita ecclesiale e missionaria, pastorale, catechesi, medicina, politica, società, interesse locale) dal 1822 al 2022, di cui 24 correnti.

 

 

 

 

 

 

Missionarie dell’Immacolata P.Kolbe, incontri veglie di preghiera ed esercizi spirituali

Le Missionarie dell’Immacolata P.Kolbe sono un Istituto Secolare di Diritto Pontificio, fondato a Bologna nel 1954, da P. Luigi Faccenda, Frate minore conventuale.  Sono presenti in Umbria, nella Diocesi di Città di Castello, dal 15 settembre 2014, accolte dal Vescovo Mons. Domenico Cancian; vivono e operano nella ex-canonica annessa alla Pieve dei Santi Cosma e Damiano a Canoscio, a pochi metri dal Santuario della Madonna del Transito. Qui hanno adattato la struttura esistente non solo per la vita della comunità, ma anche come Casa di preghiera, per poter accogliere singoli e piccoli gruppi che chiedono di fare un’esperienza più profonda di comunione con Dio, nel silenzio, nell’ascolto della sua Parola e nella preghiera. Il carisma mariano e missionario a servizio dell’evangelizzazione che le caratterizza, è dono prezioso per rispondere al bisogno presente nel cuore di tanti fedeli di approfondire il proprio cammino di fede e di spiritualità per qualificare il proprio battesimo. La natura secolare dell’Istituto offre alle missionarie anche la possibilità di porsi accanto a tutte le persone senza distinzioni, in uno stile di fraternità, semplicità e accoglienza; di donare ascolto a quanti sono alla ricerca di un senso di vita e consolazione a quanti attraversano tribolazioni, fatiche, inquietudini e disorientamento.
Tra le attività proposte dalle missionarie si segnalano: corsi di esercizi spirituali (in gruppo o personalmente guidati); percorsi di esercizi spirituali nella vita ordinaria (con accompagnamento personale); giornate di ritiro e di spiritualità; corsi di formazione alla preghiera e al discernimento spirituale; ascolto pregato e condiviso della Parola di Dio (settimanale); condivisione di vita, preghiera e lavoro con la comunità.
Nelle Parrocchie sono inoltre disponibili per animare giornate di ritiro per giovani, famiglie e adulti; incontri di spiritualità mariana e percorsi di preparazione all’affidamento a Maria.
Le missionarie sono presenti in diversi Paesi del mondo (Italia, Europa, America, Africa). Animano Centri di spiritualità, Centri sociali per sostenere i più poveri e contribuire alla formazione dei bambini e ragazzi più disagiati; stampano una rivista mensile per la famiglia (“Missione Maria”), libri di formazione e di spiritualità mariana; in Brasile evangelizzano anche attraverso le proprie Radio e TV, insieme ai Missionari dell’Immacolata P.Kolbe e al Movimento della Milizia dell’Immacolata, fondato da S. Massimiliano Kolbe.
La comunità presente a Canoscio attualmente è composta da tre missionarie.

Per l’anno 2022 le missionarie organizzano  itinerari, approfondimenti, veglie di preghiera , esercizi spirituali e corsi.
ECCO IL PROGRAMMA

 

 

 

CARITAS, un anno da raccontare

La fine di ogni anno porta con se un  momento di riflessione su ciò che c’è stato e su quello di ci attende. Le attività Caritas, sempre molteplici, continuano a rappresentare un modo importante di poter servire il prossimo.

L’emporio della solidarietà dal 2012 ha fornito beni alimentari a circa 1.300 famiglie, 97 domande solo nel 2021. Il fondo di solidarietà, ormai chiuso, ha consentito a 264 famiglie di poter usufruire di un contributo economico per le proprie necessità. Il prestito della speranza, in forma di microcredito ha visto circa 40 domande di finanziamento arrivate presso i nostri uffici. La collaborazione con fondazioni ed enti permette di intervenire in solido mettendo in comune le proprie risorse e disponibilità.

La mensa diocesana continua ad erogare circa 60 pasti al giorno, compresi quelli da asporto.

La casa di accoglienza per donne e uomini vede quasi sempre posti al completo. L’assistenza ai richiedenti asilo presenti presso le strutture diocesane e in due parrocchie, stà portando ad una lenta ma efficace integrazione, attraverso percorsi di formazione e studio della lingua italiana.

L’azienda agricola “Le cascine”stà consolidando i risultati raggiunti nella produzione di prodotti biologici e nella integrazione, attraverso forme di lavoro, di persone che cercano un riscatto dopo un momento buio della propria vita.

I nostri Centri di ascolto assistono molte famiglie sul territorio con tanti volontari che dedicano una cospicua parte de loro tempo libero al servizio dei più disagiati.

Il servizio vestiario consente ha chi né ha bisogno di avere di che vestirsi, grazie ad una continua presenza di donatori e ad un servizio efficiente dei nostri collaboratori.

Abbiamo attivato e portato a termine 7 tirocini formativi in collaborazione con diverse aziende ed istituzioni locali, che permettono di avviare ad un percorso lavorativo persone disoccupate. Molti di questi tirocini si sono poi concretizzati con contratti di assunzione. Crediamo che questa sia un’opportunità per molte personeal fine di  avviarle ad una autonomia e indipendenza economica. Anche per il prossimo anno saranno attivati 8 di questi progetti.

La formazione per i volontari si è arricchita di nuove tematiche in linea con le nuove povertà e fragilità  ed il tempo attuale che stiamo vivendo.

Le collaborazioni con le Istituzioni locali, Comune di Città di Castello e Regione Umbria, sono sempre attive ed hanno permesso di realizzare progetti importanti come l’Agenda Urbana, per il riutilizzo del cibo e la lotta agli sprechi alimentari con ilprogetto Idea “Identità, educazione, appartenenza”.

E’ stato donato da parte nostra un defibrillatore per la città posto in Piazza del Garigliano a fianco della sede Caritas, utile per un primo soccorso sanitario; il servizio prevede anche la formazione di volontari addetti al primo intervento.

Il tempo del Covid ci ha messo a dura prova ma non ci siamo fermati, anzi abbiamo ritenuto che questo momento sia stato fonte di ulteriori povertà e fragilità che hanno richiesto un maggior impegno e vicinanza a tante famiglie.

La nostra struttura che ha visto il cambio di direzione con il saluto di Don Paolino Trani e l’ingresso del dott. Gaetano Zucchini, e le nostre attività, crediamo che rappresentino un segno importante della vicinanza alle persone in difficoltà che sempre più spesso sono amici che hanno perso il posto di lavoro, famiglie che entrano in crisi e si ritrovano a dover gestire situazioni critiche, o semplicemente cercano un conforto per le difficoltà della vita.

Gran parte delle attività sono state realizzate grazie ai contributi derivanti dai fondi 8 x mille della Chiesa Cattolica: è la principale fonte di sostentamento per le attività Caritative, Pastorali e Sostentamento del clero.

 

Continueremo a svolgere il nostro servizio, anche grazie al vostro aiuto a favore del prossimo e per la Chiesa. Ringraziamo tutti i collaboratori e benefattori che con le loro firme a favore della Chiesa Cattolica o con i loro contributi personali, ci sostengono e soprattutto perché esprimono l’amore per l’altro, come riflesso di Gesù presente in ognuno di noi.

Buon anno a tutti!

Equipe Caritas Diocesana

Laus Deo – il calendario delle suore cappuccine di Città di Castello

Ogni mese un riferimento alla Bibbia, ai testi sacri e alla realtà. E’ il calendario delle monache clarisse Cappuccine del Monastero di Santa Veronica
Giuliani (quattro secoli e più di storia) di Città di Castello (Perugia). “LAUS DEO” Da una piccola finestra del monastero, nel cuore del Rione San Giacomo, è disponibile il terzo calendario,
“Laus Deo”, realizzato grazie alla collaborazione di aziende tipografiche, Cartoedit e Petruzzi, simbolo di una tradizione artigianale ed industriale
che fa proprio di Città di Castello la capitale del settore. Come già avvenuto per 2020 e 2021 anche per il 2022, lo scorrere dei mesi sarà
scandito nel calendario dalla “Parola di Dio”.

IL PARADOSSO DEI CRISTIANI
“Le parole che troverete – spiega Madre Chiara al quotidiano La Nazione – vogliono essere un invito a ritornare sulle pagine della Sacra Scrittura per scoprire quanto esse hanno ancora oggi qualcosa da dire alla nostra umanità. La Bibbia ci insegna a vedere con “occhi nuovi” gli altri, il mondo e gli eventi anche
drammatici dell’esistenza

INEDITI DI VITA MONASTICA
Da gennaio a dicembre ogni mese del 2022 il calendario delle suore propone foto in bianco e nero di momenti inediti di vita monastica quotidiana mai visti prima d’ora affiancati da brani della Bibbia, di testi sacri e considerazioni che collegano il passato al presente. Un modo davvero inedito che le otto sorelle del Monastero di Santa Veronica Giuliani hanno scelto dopo secoli di ferrea clausura per comunicare con l’esterno e lanciare messaggi di grande impatto sociale.
Per richiedere il calendario potete inviare il vostro nome, cognome, indirizzo alla mail: info@lerosedigerico.it; info.santaveronicagiuliani@gmail.com, oppure presso la sede “Le rose di Gerico” o bussando alla porta delle suore.

IL PROFILO FACEBOOK
Dalla primavera del 2021 hanno anche aperto un proprio profilo facebook “Le rose di Gerico”, divenuto nel corso

FONDATO NEL 1643
Il monastero di Santa Veronica Giuliani, delle Monache Clarisse Cappuccine, a Città di Castello, scrive Avvenire, è stato fondato nel 1643 da monsignor Giovanni Maria Cuccioli. Le prime due madri provenivano dal Monastero delle cappuccine di Perugia.
Le monache sono di vita interamente contemplativa e seguono la regola di santa Chiara d’Assisi, secondo la riforma intrapresa dalla venerabile Lorenza Longo nel 1535. Qui visse santa Veronica Giuliani, grande mistica, che dal 1677 al 1727 si offrì per la gloria di Dio e per la salvezza dei fratelli. Nel secolo scorso il monastero è stato scelto come sede della nascente Federazione delle cappuccine e come centro formativo della vita cappuccina.
Gelsomino Del Guercio