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Badia Petroia: la comunità riabbraccia  il cuore spirituale del suo territorio

Una giornata di festa, emozione e memoria condivisa: così la comunità di Badia Petroia ha accolto la tanto attesa riapertura della cripta dell’abbazia benedettina, tornata finalmente accessibile dopo oltre trent’anni di chiusura.

La celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini ha dato avvio alla mattinata inaugurale, seguita dal momento istituzionale con gli interventi delle autorità civili e religiose e, infine, dalla visita al gioiello restaurato. Tante persone hanno gremito la chiesa e l’atrio antistante, testimoniando con la loro presenza l’attaccamento profondo a questo luogo millenario.

Una lunga attesa durata trent’anni

La cripta era chiusa al culto dal 1995, anno dell’ultima celebrazione (un battesimo). I danni causati dai terremoti e le fragilità strutturali avevano reso necessario un lungo e complesso percorso di consolidamento e restauro, avviato negli anni 2000 e portato a compimento in più fasi grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, al contributo della Diocesi di Città di Castello, della Regione Umbria e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, oltre al sostegno di cittadini e associazioni locali.

Dopo il terremoto del 1997 e ulteriori problemi statici, la cripta era rimasta imprigionata per anni tra puntellamenti provvisori e lavori interrotti. Oggi, grazie al progetto dello studio Tosti e associati, coordinato dall’ing. Giuseppe Lacava per la Soprintendenza, è tornata a vivere con una rinnovata stabilità e un moderno sistema di illuminazione che ne valorizza l’atmosfera raccolta. Solo nelle ultime fasi dei lavori, la Soprintendenza umbra ha investito oltre 230mila euro per le varie opere necessarie.

Il vescovo Paolucci Bedini: “La cripta è il fondamento che regge tutto”

Nell’omelia, il vescovo Paolucci Bedini ha sottolineato il valore simbolico della riapertura: “Le chiese benedettine, come questa abbazia, erano costituite su tre livelli. Oggi riapriamo la cripta, il livello più profondo, il fondamento, quello che non si vede ma che regge tutto. Qui si custodiva la fede dei martiri e dei santi: si scendeva per pregare e ricevere quella grazia senza la quale la vita non cresce”.

Un richiamo alla dimensione spirituale che ha toccato il cuore dei presenti, che hanno riscoperto la profondità simbolica di questo spazio sacro.

Il sindaco Secondi: “Una sfida di comunità”

Anche il sindaco di Città di Castello, Luca Secondi presente insieme all’assessore alla Cultura, Michela Botteghi -,  ha voluto sottolineare l’importanza corale del risultato raggiunto: “È stato un percorso pluridecennale, con tanti ostacoli e intoppi amministrativi. Ma alla fine ci siamo arrivati, grazie all’impegno di professionisti, maestranze e soprattutto della comunità di Badia Petroia, che non ha mai smesso di crederci. È stata una vera sfida di comunità”.

Don Vichi: “Un sogno realizzato prima di morire”

Fra i più emozionati, il parroco don Adolfo Vichi, che ha seguito la vicenda per decenni: “Avevo quasi perso la speranza. Avevo chiesto all’impresa dell’architetto Antonio Lunghi di Assisi di lasciarmi celebrare di nuovo nella cripta prima di morire. Oggi il sogno si è realizzato. La grande partecipazione della gente è per me la gioia più grande”.

I tecnici: memoria, passione e professionalità

L’ingegnere Massimo Tosti, che ha raccolto il testimone professionale e umano dal padre Giuseppe, ha ricordato con commozione la promessa fatta al parroco: “Oggi sento mio padre presente qui con me. Abbiamo portato a termine un incarico complesso ma di grande soddisfazione, rendendo felice don Adolfo e la comunità. È un momento che custodirò sempre nel cuore”.

L’ingegnere Giuseppe Lacava della Soprintendenza ha evidenziato la complessità del percorso tecnico: “Dopo anni di abbandono, bisognava fare qualcosa. Le scelte fatte rispettano i principi del restauro: interventi visibili, reversibili, rispettosi della materia storica. Siamo tutti contenti del risultato”.

La voce della comunità

Particolarmente sentite le parole di Valentina Anselmi, ingegnere e membro del Consiglio parrocchiale per gli affari economici: “Per noi è una giornata storica. Qui ci sono nata, da bambina pregavo nella cripta. Dopo trent’anni possiamo di nuovo entrare nel cuore pulsante dell’abbazia. Siamo felici e orgogliosi di questo dono”.

Un bene ritrovato, una comunità rinnovata

Con la riapertura della cripta, Badia Petroia non recupera solo un bene architettonico di grande pregio, ma soprattutto un luogo di identità e spiritualità.

Il clima di festa che ha accompagnato la giornata – fatto di applausi, sorrisi e commozione – testimonia che questo restauro non è soltanto un intervento tecnico, ma il segno concreto di una comunità che, unita, ha saputo custodire e ritrovare il proprio cuore più profondo.

Nelle prossime settimane, la Curia diocesana tifernate – con il vescovo Luciano Paolucci Bedini, l’economo Aldo Benedetti e la responsabile dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici Federica Tarducci – ha intenzione di organizzare un incontro con la comunità parrocchiale per illustrare le tappe e i dettagli che hanno portato al recupero dell’abbazia fino ad ora e quali potranno essere ulteriori passi in avanti da mettere in “cantiere” nel futuro prossimo.

 

Storia, architettura e rinascita di un gioiello medievale

Le origini benedettine (X secolo)

L’Abbazia di Badia Petroia, situata nel territorio di Città di Castello, venne fondata intorno al 960 dai monaci benedettini. In quell’epoca furono edificati il monastero e la prima chiesa, destinati a diventare un importante punto di riferimento religioso e culturale per tutta l’Alta Valle del Tevere.

La trasformazione romanica (XII-XIII secolo)

Tra il XII e il XIII secolo la chiesa fu completamente riedificata in forme romaniche, con tre navate, tre absidi e una cripta monumentale. La pianta longitudinale e l’imponente transetto sopraelevato testimoniavano il ruolo liturgico e monastico dell’edificio, che si sviluppava su tre diversi livelli pavimentali destinati rispettivamente a fedeli, monaci e clero.

Il declino del monastero

Già alla fine del Quattrocento l’abbazia cessò di essere un centro monastico attivo. Nel 1871 i beni vennero concessi in enfiteusi alla famiglia Rossi, che ancora oggi possiede una parte del complesso, trasformato in villa privata. Nel corso dei secoli, l’insieme unitario del monastero si è dissolto: alcune aree sono diventate abitazioni civili, altre sono cadute in rovina, e solo la chiesa abbaziale ha conservato la sua funzione originaria di luogo di culto.

Architettura della chiesa

Originariamente la chiesa presentava otto campate: quattro destinate ai fedeli, tre al coro dei monaci e una al presbiterio. Era coperta da capriate lignee, con un transetto poco sporgente e una scenografica cripta triabsidata sottostante.

Oggi la pianta appare ridotta a croce latina: la navata sinistra è scomparsa, quella destra in parte inglobata in edifici privati e la porzione anteriore è stata perduta a causa di terremoti. La facciata originaria in pietra arenaria, scandita da lesene verticali, si conserva parzialmente, così come la base del campanile quadrato, crollato nel sisma del 1917.

La cripta: cuore spirituale dell’abbazia

Sotto il transetto si estende la straordinaria cripta del XII secolo, composta da quindici campate con volte a crociera sostenute da pilastri, colonne e lesene. L’abside maggiore presenta un sistema di mensole, mentre quelle laterali scaricano su colonne e pilastri in arenaria.

Nel tempo la cripta ha subito danni significativi a causa dei terremoti, con lesioni evidenti soprattutto sulle colonne più esili. Dopo il sisma del 1984 furono installati sostegni provvisori in legno, poi sostituiti da imponenti strutture metalliche e in cemento che per decenni hanno compromesso la lettura estetica e architettonica dell’ambiente.

Dal restauro alla rinascita

Grazie a un lungo e complesso intervento di recupero e restauro, la cripta è oggi restituita alla comunità e ai visitatori. La sua riapertura segna non solo la riscoperta di un ambiente di eccezionale valore storico e artistico, ma anche la rinascita di un luogo che, da oltre mille anni, custodisce la memoria e la spiritualità di un intero territorio.

 

 

 

Badia Petroia ritrova la sua cripta che torna accessibile, restaurata e consolidata

La cripta dell’abbazia di Badia Petroia, dopo una lunga attesa, è pronta a riaprire le porte ai fedeli. La cerimonia di inaugurazione inizierà alle ore 11 di domenica 24 agosto quando, nell’aula liturgica abbaziale, si terrà la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini.

Alle ore 12, il momento istituzionale, con gli interventi del vescovo Luciano Paolucci Bedini, del sindaco di Città di Castello, Luca Secondi, dell’ing. Giuseppe Lacava in rappresentanza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, degli ingegneri Massimo Tosti e Gian Piero Bolletti, dell’architetta Francesca Cangemi dello studio “Tosti e associati”, di mons. Adolfo Vichi, parroco della parrocchia di Santa Maria e Sant’Egidio in Badia Petroia. Alle ore 12.30, è prevista l’inaugurazione e sarà possibile visitare la cripta.

Gli ultimi interventi realizzati

Nel 1997, il terremoto che ha colpito il territorio tifernate, ha lasciato segni profondi nell’abbazia di Badia Petroia e nella sua cripta. I lavori di consolidamento statico e restauro sono durati sei anni, dal 2000 al 2006. Un progetto imponente, portato a termine grazie alla cooperazione di più enti: la Conferenza episcopale italiana, che ha contribuito mettendo a disposizione i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, la Diocesi di Città di Castello e la Regione Umbria. Per la cripta dell’abbazia, bene di proprietà demaniale, è intervenuto il Provveditorato alle Opere pubbliche. In ultimo, non meno importante, il contributo di privati cittadini e parrocchiani e associazioni. Nel 2018, l’ingresso dell’abbazia è stato dichiarato inagibile per il rischio di crolli a causa di lesioni riscontrate sia nei pilastri che nella muratura. I lavori di consolidamento hanno restituito lo spazio alla comunità, completo di un moderno e funzionale sistema di illuminazione. Il progetto è stato finanziato sempre con fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica e della Diocesi di Città di Castello. Lo scorrere inesorabile del tempo non ha risparmiato la cripta dell’abbazia. Risale infatti, al 1995, l’ultima celebrazione (era un battesimo) prima della chiusura al culto.

Il progetto di consolidamento e la riapertura

L’attuale progetto, coordinato dall’ing. Giuseppe Lacava per la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dellʼUmbria e realizzato dallo Studio Tosti e associati, ripristina la stabilità strutturale della cripta e restituisce la piena fruibilità del luogo sacro, nel rispetto dei principi di tutela.
I tecnici incaricati, gli ingegneri Massimo Tosti, Gian Piero Bolletti e l’architetta Francesca Cangemi, hanno dato vita a un progetto che migliora la fruibilità e la funzionalità della cripta, preservando – nel contempo – l’autenticità della materia storica e la percezione del bene nel suo contesto.
Lo studio tecnico di ingegneria e architettura “Tosti e associati” viene fondato nel 2001 dall’ing. Giuseppe Tosti, che si è occupato in prima persona della fase iniziale dei lavori di consolidamento e restauro della cripta, dedicandosi con passione e abnegazione al progetto al fine di poter restituire questo luogo alla sua comunità.

 

 

 

 

 

Un agosto di fede e di memoria per la Chiesa di Città di Castello

Dopo le celebrazioni per l’Assunta al santuario della Madonna del Transito di Canoscio, la comunità diocesana di Città di Castello si prepara a vivere due importanti appuntamenti di fede e tradizione, che intrecciano la storia della Chiesa locale con la devozione popolare: il 23 agosto, anniversario della dedicazione della Basilica Cattedrale, e il 26 agosto, solennità della Madonna delle Grazie, patrona principale della città e patrona secondaria della diocesi.

La memoria della Cattedrale: pietre vive nella Chiesa

Il 23 agosto ricorre la dedicazione della Basilica Cattedrale, cuore spirituale e liturgico della diocesi. Celebrare questo anniversario significa ricordare che la Chiesa non è fatta solo di mura, ma di “pietre vive”, i cristiani che, nati dall’acqua battesimale e radunati intorno all’Eucaristia, formano il popolo di Dio. La celebrazione è anche segno di comunione attorno al vescovo, padre e pastore della Chiesa tifernate. Due i momenti liturgici previsti per sabato 23: le Messe alle ore 10 e alle 18.30.

La storia della Cattedrale – oggi affidata alla cura pastorale di don Alberto Gildoni – è antica e intrecciata alla vita della città. Dopo la prima costruzione voluta da san Florido nel VI secolo e dedicata a san Lorenzo, nel 1023 (secondo alcune fonti 1032) fu consacrata una nuova cattedrale dedicata ai santi Florido e Amanzio. Tra il Quattrocento e il Cinquecento l’edificio fu ricostruito e consacrato il 22 agosto 1540. Nel 1888 papa Leone XIII l’ha elevata a Basilica Minore, riconoscendone la centralità per la fede del territorio.

La Madonna delle Grazie: madre e patrona del popolo tifernate

Pochi giorni dopo, la città e la diocesi si stringono attorno alla loro Madonna delle Grazie, con celebrazioni che culminano il 26 agosto. La tavola dipinta da Giovanni di Piamonte, discepolo di Piero della Francesca nel 1456, raffigura la Vergine col Bambino e i santi Florido e Filippo Benizi: un’immagine che da secoli accompagna la vita del popolo tifernate.

Il culto della Madonna delle Grazie si è radicato nel Quattrocento, diventando non solo devozione religiosa ma anche segno civico di protezione e identità. Già nel 1514 l’immagine fu portata in processione per implorare la fine della peste, e nel 1783 il Comune la proclamò ufficialmente patrona della città, riconoscendo la sua intercessione in occasione del terremoto del 1781. Ancora oggi, ogni anno, la comunità rinnova questa fiducia, affidando alla Vergine le speranze e le fatiche del presente.

Le celebrazioni del 2025

Il triduo di preparazione – nel santuario custodito dal vicario diocesano, don Andrea Czortek – sarà animato da padre Francesco Mori, cappuccino, con Rosario, Vespri e Messe serali (23-25 agosto). Sabato 23 agosto, alle ore 21, ci sarà la veglia di preghiera. Lunedì 25 agosto, sempre alle 21: processione con l’immagine della Madonna delle Grazie.

Martedì 26 agosto, giorno della festa: Messe al mattino (ore 8, 9, 10, 11), Vespri solenni alle 17.30 e, alle 18.30, la concelebrazione presieduta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini, animata dalla corale “Marietta Alboni” e dalla Confraternita di Santo Spirito.

Un cammino di fede comune

Le due ricorrenze, così vicine nel calendario, offrono alla diocesi un’opportunità preziosa: riscoprire insieme l’unità della Chiesa, che ha il suo cuore nella Cattedrale, e la tenerezza della maternità di Maria, Madonna delle Grazie, che accompagna e sostiene la comunità nelle sue gioie e nelle sue prove.

Canoscio celebra l’Assunta. Il Vescovo: “Maria,  maestra di fede e segno di sicura speranza”

Il santuario della Madonna del Transito a Canoscio, affacciato sulle colline tifernati, ha accolto oggi centinaia di fedeli per la solennità dell’Assunzione di Maria, appuntamento che da secoli richiama pellegrini dall’Umbria e dalla vicina Toscana. La celebrazione principale, alle ore 11, è stata presieduta dal vescovo di Città di Castello, mons. Luciano Paolucci Bedini, che nell’omelia (LEGGI L’INTEGRALE) ha invitato a guardare a Maria “come a un segno di consolazione e di sicura speranza”.

L’ ultimo passaggio di Maria, la misura della storia di tutti noi

“Non è un caso – ha detto il vescovo Luciano – che questa solennità sia posta nel cuore dell’estate, tempo di passaggio e di bilanci. Alcune volte la fiducia e la speranza vengono meno perché viviamo passaggi duri di cui non vediamo la fine. Oggi la Chiesa ci mette davanti l’immagine dell’ultimo passaggio di Maria al Cielo, che spesso temiamo e di cui facciamo fatica a parlare. Eppure è proprio lì che si misura la storia di tutti noi”.

Il Vescovo ha ricordato che “Maria, per la sua immacolata concezione, nel momento del passaggio da questa vita alla vita piena del Cielo, è stata assunta in anima e corpo, così come saremo anche noi il giorno della risurrezione. Questa immagine, che qui a Canoscio contempliamo anche nell’icona del Transito, è un segno certo: quell’orizzonte di beatitudine, di pace e di compimento ci è stato conquistato e donato gratuitamente da Cristo”.

La speranza che illumina tutti

“Se l’orizzonte più alto è sicuro – ha proseguito – allora tutto ciò che viviamo, pur nella fatica e nell’incertezza, resta illuminato e non ci fa smarrire. Maria diventa il riferimento per alzare gli occhi al Cielo, non come chi pensa che dopo le difficoltà verrà un riposo lontano, ma come chi sa che la speranza illumina già l’oggi”.

Tre, per il vescovo, gli insegnamenti che Maria offre per custodire questa speranza: “Primo, fare spazio a Gesù nella nostra vita. Dio non è lontano, ma vuole entrare in tutte le nostre cose, dalla mattina alla sera, notte compresa. Secondo, farsi discepoli: conoscere la sua parola, comprendere la sua volontà, lasciarsi guidare da lui. Terzo, affrontare il passaggio della morte con fiducia, sapendo che non è per chiudere ma per aprire la porta eterna. Come Maria ai piedi della croce, addolorata ma senza perdere la speranza, anche noi possiamo vivere così ogni passaggio difficile”.

Un momento di ascolto

Nei giorni precedenti la comunità ha vissuto la novena e, ieri sera, la tradizionale processione dalla Pieve al santuario, un cammino di preghiera illuminato dalle fiaccole. Il rettore, don Franco Sgoluppi, ha sottolineato come questa festa sia “un’occasione particolare che da tantissimo tempo, da secoli, porta la gente su questo colle per venerare l’immagine di Maria Assunta in Cielo. È un’occasione per tante persone, dall’Umbria e dalla Toscana, per ritrovarsi a pregare e onorare la Vergine Maria. Ma deve essere anche un momento per mettersi in ascolto di ciò che Maria oggi dice alle nostre persone, alle nostre famiglie, alla Chiesa e all’umanità”.

Per don Sgoluppi il messaggio di Maria è chiaro: “Un richiamo a pregare intensamente, perché il Signore doni al nostro mondo pace, fraternità, giustizia e una riscoperta della fede che porta a quella speranza viva di cui ci parla il Giubileo, la speranza che non delude e trova in Cristo il suo fondamento e la sua origine”.

La festa continuerà anche domani, 16 agosto, con le messe alle ore 9, 11, 16.30 e 18, e la speciale benedizione dei bambini dopo ogni celebrazione. Nei giorni della festa i sacerdoti sono a disposizione per le confessioni, offrendo a pellegrini e fedeli un’occasione privilegiata di riconciliazione e grazia sacramentale.

 

 

 

Festa dell’Assunta: Canoscio si prepara a celebrare la Madonna del Transito

Il santuario di Canoscio e la parrocchia dei Santi Cosma e Damiano, affidati alla cura pastorale di don Franco Sgoluppi, stanno vivendo giorni intensi in vista della solennità dell’Assunta. Dal 6 agosto è in corso la novena, ogni giorno alle 21, che si concluderà il 13 agostoLa vigilia, il 14 agosto, sarà segnata da un momento particolarmente sentito: la processione, che alle 21 partirà dalla Pieve per raggiungere il Santuario, segno visibile del cammino di fede e di affidamento a Maria. 

La festa dell’Assunta

Il giorno centrale delle celebrazioni sarà il 15 agosto, festa liturgica dell’Assunta, con numerose messe programmate fin dal primo mattino. Alle 11, la celebrazione solenne sarà presieduta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini e richiamerà fedeli e pellegrini da tutta la diocesi e oltre. Il clima di festa continuerà anche il giorno successivo, 16 agosto, con le messe alle 9, alle 11, alle 16.30 e alle 18. In questa occasione, dopo ogni celebrazione, i bambini riceveranno una speciale benedizione. Durante i giorni della festa, i sacerdoti saranno a disposizione per le confessioni, offrendo così un’occasione privilegiata per la riconciliazione e la grazia sacramentale. Il santuario di Canoscio si prepara così ad accogliere tutti sotto lo sguardo amorevole della Madonna del Transito, che – come ricordano le parole dell’inno mariano – “attende e benedice tutti”.

Una messa per ricordare e celebrare i 110 anni dall’apertura dell’orfanotrofio di Carlo Liviero

Sabato 9 agosto la S. Messa delle ore 18 sarà celebrata nell’Orto della Cera, con ingresso da Via del Pozzo, luogo delle origini dell’Opera Sacro Cuore e delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore. Tutto ebbe inizio 110 anni fa, il 9 agosto 1915, grazie al cuore grande del beato Carlo Liviero, vescovo di Città di Castello, che aprì un orfanotrofio per i figli dei combattenti e caduti nella guerra da poco iniziata. Quel giorno ebbe inizio una storia di carità che ancora oggi continua, articolata in numerose modalità e presenti in tre continenti.
Con la celebrazione nell’Orto della Cera la comunità di Città di Castello intende rendere grazie a Dio per quanto avvenuto 110 anni fa e per quanto è stato vissuto in questi undici decenni.

 

Riapertura della cripta dell’antica Abbazia di Badia Petroia

Il Ministero della Cultura – Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria ha comunicato alla Diocesi di Città di Castello e alla parrocchia di santa Maria e sant’Egidio in Badia Petroia l’ultimazione dei lavori di consolidamento e restauro della cripta dell’omonima Abbazia, che potrà quindi essere riaperta al culto e tornare ad essere visitata dai tanti turisti e appassionati d’arte medievale. La cerimonia ufficiale di riapertura, alla presenza delle autorità civili e religiose, è prevista per domenica 24 agosto

 

Lutto nella Chiesa tifernate, si è spento mons. Giuseppe Fiorucci

Oggi, domenica 27 luglio 2025, è tornato alla casa del Padre mons. Giuseppe Fiorucci. Ordinato sacerdote il 31 luglio 1955 prestava il proprio servizio come parroco emerito della parrocchia di San Michele Arcangelo in Fighille. Canonico del Capitolo della Basilica Cattedrale, cappellano di Sua Santità dal 3 novembre 1994, ha servito con instancabile dedizione la Chiesa e la comunità tifernate, distinguendosi per la sua profonda fede, l’umiltà, l’amore lo zelo pastorale. Ne danno il triste annuncio i confratelli sacerdoti, i familiari, la comunità parrocchiale e tutti coloro che lo hanno conosciuto e amato. Le esequie saranno celebrate domani – lunedì 28 luglio – alle ore 15.30 nel santuario di Santa Maria in Petriolo. Seguirà la sepoltura nel cimitero locale.

Giornata di festa e spiritualità per i giovani pellegrini polacchi a Città di Castello

Un incontro di culture, fede e accoglienza ha caratterizzato la giornata vissuta dai 130 giovani pellegrini provenienti dalla Polonia, ospiti in Alto Tevere nell’ambito del Giubileo dei Giovani, evento internazionale che culminerà a Roma il 3 agosto con l’incontro con Papa Leone.

Accompagnati da sacerdoti e responsabili, i ragazzi sono stati accolti questa mattina in piazza Gabriotti dal sindaco Luca Secondi e dal vescovo Luciano Paolucci Bedini. Un momento semplice ma carico di significato, durante il quale la città ha mostrato il suo volto ospitale e solidale.

Il saluto del Sindaco

“Benvenuti nella nostra città – ha detto il Sindaco -, oggi è una bella giornata grazie alla vostra presenza, al vostro sorriso e alla carica positiva che emanate. Un esempio per tutti noi. La comunità tifernate, laica e religiosa si è sempre caratterizzata per accoglienza e condivisione di valori e ideali comuni per il bene delle persone e della collettività. Siamo orgogliosi di rappresentare una delle tappe del vostro cammino verso Roma”. Concludendo il suo saluto, Secondi ha voluto ringraziare attraverso il Vescovo, le parrocchie e i volontari che si sono fatti carico in questi giorni, insieme alle istituzioni, dell’accoglienza dei giovani e degli accompagnatori.

La messa in Cattedrale

Subito dopo, i pellegrini hanno partecipato alla celebrazione eucaristica nella Basilica Cattedrale, presieduta dal vescovo Paolucci Bedini. Nell’omelia, don Luciano ha sottolineato la ricchezza dell’incontro tra storie, lingue e culture diverse. “Storie e lingue diverse non ci dividono – ha detto – anzi ci aiutano a vedere i diversi colori di cui è ricca la nostra vita e la grande speranza che la anima”. Ricollegandosi alla memoria liturgica di sant’Anna e san Gioacchino, il vescovo ha invitato i giovani a fare memoria delle figure che li hanno educati all’amore: “Abbiamo tutti bisogno di imparare l’amore, di vederlo, di ascoltarlo e di toccarlo, per vivere di amore. Beati anche noi che abbiamo visto e udito l’amore che ci è stato donato”.

 

L’incontro con la città

Per tutta la giornata i pellegrini partecipano a un itinerario alla scoperta delle chiese storiche e dei luoghi di cultura della città, visitando il Museo diocesano, il Campanile cilindrico e la Pinacoteca civica, con l’ausilio di pannelli multimediali e QR code per una fruizione autonoma e coinvolgente.

Particolare attenzione è stata data alla conoscenza di due grandi figure spirituali locali: santa Veronica Giuliani e santa Margherita, esempi di fede, devozione e coraggio. “In questa giornata – ha spiegato don Filippo Milli, responsabile della Pastorale giovanile diocesana – i giovani sono stati accompagnati nella scoperta della bellezza e della profondità della spiritualità tifernate. Ringrazio le amministrazioni comunali e le parrocchie che si sono spese con generosità per l’accoglienza”.

I giovani polacchi proseguiranno il loro soggiorno in Umbria fino al 28 luglio, per poi raggiungere Roma. Ma tanti altri pellegrini diretti verso Roma, in arrivo dall’Italia e dal mondo, sono attesi nei prossimi giorni sul territorio diocesano tifernate, ospiti di monasteri, conventi, parrocchie e famiglie. Saranno poi affiancati da 35 giovani tifernati, soprattutto della parrocchia di Trestina, che prenderanno parte agli eventi del Giubileo nella Capitale. Un cammino condiviso di fede e speranza che unisce volti, storie e popoli sotto il segno della fraternità evangelica.

 

 

L’Alto Tevere accoglie i pellegrini diretti a Roma per il Giubileo dei giovani

Dal 24 al 28 luglio, la diocesi tifernate accoglie 130 giovani provenienti dalla Polonia, arrivati in Umbria per il Giubileo dei Giovani, evento nazionale che culminerà a Roma il 3 agosto. Ragazzi e accompagnatori al loro arrivo – ieri, giovedì 24 – sono stati sistemati in strutture predisposte presso le due parrocchie di San Giustino, San Donato in Trestina e Santa Maria in Pietralunga. 

La visita ad Assisi

Dopo la cena in convivialità di ieri sera, oggi sono impegnati con la visita ad Assisi, uno dei luoghi più significativi per la spiritualità francescana e non solo. Hanno a disposizione tutta la giornata per visitare le basiliche di San Francesco e Santa Chiara, il Santuario di San Damiano, la Cattedrale, Chiesa Nuova e il Santuario della Spogliazione, dove si trova la tomba del beato Carlo Acutis

Per vivere al meglio alla giornata, i ragazzi hanno a disposizione un’applicazione per smartphone con video e informazioni sulla vita dei principali protagonisti di questa esperienza spirituale: san Francesco, santa Chiara e il beato Carlo Acutis. 

Nel periodo di permanenza nel territorio umbro, i ragazzi potranno partecipare a momenti di preghiera con la celebrazione delle messe per permettere a tutti di vivere pienamente il significato religioso dell’esperienza. 

L’accoglienza nella diocesi tifernate

Domani, sabato 26 luglio, i giovani avranno l’opportunità di scoprire e approfondire la realtà della Chiesa tifernate, condividendo alcune attività che li porteranno a contatto diretto con i luoghi e le persone della comunità ecclesiale. Al loro arrivo a Città di Castello, dalle parrocchie della periferia, intorno alle ore 9.30 saranno accolti dal Sindaco in piazza Gabriotti e alle 10 parteciperanno alla celebrazione della Santa Messa con il vescovo Luciano Paolucci Bedini presso la Basilica Cattedrale. 

Il pomeriggio della giornata diocesana di domani prevede un itinerario alla scoperta delle chiese del centro storico e dei luoghi della cultura in città, testimonianza del patrimonio storico e religioso locale: Museo diocesano, Campanile cilindrico e Pinacoteca civica. A loro disposizione, per informazioni e approfondimenti, pannelli multimediali con QR code che consentiranno ai ragazzi di accedere a contenuti digitali e audioguide in modo autonomo e coinvolgente. 

“In questa giornata in particolare – spiega don Filippo Milli, responsabile del Servizio diocesano di Pastorale giovanile – i giovani saranno accompagnati nella conoscenza delle due figure di santa Veronica Giuliani e santa Margherita, per approfondire il loro esempio di fede, devozione e coraggio. Ringrazio – continua don Filippo – le amministrazioni comunali di Città di Castello e San Giustino che hanno reso possibile l’accoglienza di questi gruppi numerosi nelle strutture della città. E le parrocchie che hanno messo a disposizione volontari e luoghi per la preparazione dei pasti, i momenti di preghiera e quelli conviviali”.

In cammino verso Roma

Dopo aver accolto i pellegrini polacchi diretti al Giubileo dei giovani a Roma, saranno 35 i tifernati che proseguiranno verso la Capitale per partecipare al grande evento in stile Giornate mondiali della gioventù. Hanno un’età compresa tra i 16 e i 24 anni e sono soprattutto della parrocchia di Trestina. Il Giubileo dei giovani inizierà ufficialmente martedì 29 luglio con la messa di benvenuto in piazza San Pietro, continuerà con incontri e dialoghi con la città, prima della grande veglia di sabato 2 agosto a Tor Vergata e la messa di domenica 3 con Papa Leone.