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“Vino nuovo in otri nuovi”: i primi passi delle Comunità pastorali nella Diocesi di Città di Castello

A distanza di circa un anno dalla pubblicazione del documento “Vino nuovo in otri nuovi”, con cui il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha lanciato la prospettiva delle Comunità pastorali per le diocesi di Città di Castello e Gubbio, si entra ora nella fase di attuazione.
La proposta, elaborata nel corso del 2023 insieme a sacerdoti e diaconi e poi diffusa nelle parrocchie nel 2024, ha suscitato ampio confronto e partecipazione. Oggi si presentano le prime ipotesi di aggregazione tra parrocchie, pensate per avviare concretamente questo percorso di rinnovamento ecclesiale e missionario.

Un progetto decennale per una Chiesa “in uscita”

Il progetto, intitolato significativamente “Vino nuovo in otri nuovi”, guarda a un cammino di dieci anni (2024–2034) e intende rispondere ai segni dei tempi: la diminuzione delle vocazioni, il calo di partecipazione alla vita ecclesiale, lo spopolamento di molte aree interne e il progressivo distacco delle giovani generazioni.
«Abbiamo bisogno – spiegava il vescovo Paolucci Bedini nel documento iniziale – di ripensare come vivere nel territorio la nostra presenza di Chiesa. Non basta riorganizzare le strutture, ma serve rinnovare il cuore dell’esperienza ecclesiale: comunità di fratelli e sorelle che vivono e condividono il Vangelo, accogliendo e servendo tutti».

Cp: una rete di fraternità e corresponsabilità

Secondo il progetto, la Comunità pastorale (Cp) è una porzione della Chiesa diocesana capace di sostenere tutte le dimensioni della vita cristiana: annuncio, liturgia, carità, educazione e fraternità.
Può essere composta da più parrocchie, anche molto diverse per storia e dimensioni, ma unite nel desiderio di condividere cammini, risorse e ministeri.
Ogni Comunità sarà guidata da uno o due sacerdoti, con il supporto di diaconi e laici incaricati dei vari ambiti pastorali. In una parrocchia di riferimento avrà sede il “cuore” della Cp, con le celebrazioni principali e le attività comuni.

Il progetto prevede anche forme di vita comunitaria tra sacerdoti e laici, con canoniche che possano diventare luoghi di accoglienza e fraternità condivisa. Accanto ai parroci, potrebbero vivere famiglie, consacrati, giovani volontari o anziani impegnati al servizio della vita pastorale.

Due consigli per camminare insieme

Ogni Comunità pastorale sarà dotata di due organismi di riferimento: il Consiglio pastorale, per il discernimento e l’indirizzo della vita ecclesiale in uno stile sinodale; il Consiglio per gli affari economici unitario, responsabile della gestione e della trasparenza dei beni comuni.
La logica è quella della corresponsabilità e della partecipazione: ogni battezzato è chiamato a sentirsi discepolo-missionario, parte attiva della testimonianza evangelica.

Dall’ascolto alla proposta: la fase di attuazione 2025

Il nuovo documento pubblicato a ottobre 2025 segna l’ingresso nella fase operativa. Dopo un anno di ascolto e di suggerimenti, la Diocesi di Città di Castello ha delineato una prima ipotesi di suddivisione territoriale delle future Comunità pastorali, in tre grandi aree – Nord, Centro e Sud – ciascuna con più nuclei di riferimento.
Le aggregazioni proposte tengono conto sia della geografia pastorale attuale sia delle relazioni già esistenti tra parrocchie. Si tratta, come sottolinea il documento, di una base di confronto aperta, pubblicata per favorire la discussione nelle comunità e permettere ai fedeli di contribuire con osservazioni e suggerimenti.
Le proposte potranno quindi essere rimodulate nei tempi e nei modi più adatti alle diverse situazioni locali.

Le prime ipotesi di Comunità pastorali (Cp)

Zona Nord

CP1: parrocchie di San Giustino e Cospaia. CP2: Selci, Lama, Renzetti e Celalba. CP3: Pistrino, Fighille, Citerna (Lippiano*). CP4: Cerbara, Piosina, Giove e Badiali. La parrocchia di Lippiano potrebbe essere affidata pastoralmente al parroco di Monterchi, in accordo tra i vescovi e i sacerdoti delle diocesi confinanti.

Zona Centro

CP1: parrocchie della Cattedrale, Santa Maria delle Grazie, San Francesco, San Michele, Santa Maria Maggiore e Santa Maria Nova. CP2: San Pio X,  San Giovanni Battista agli Zoccolanti, Santa Lucia (con la presenza pastorale dei frati minori e San Martino d’Upò. CP3: Madonna del Latte, Santa Veronica, Graticole, Belvedere e Titta. CP4: Riosecco, Lerchi, Astucci e Nuvole.

Zona Sud

CP1: parrocchie di Trestina, Bonsciano, Canoscio, Badia Petroia, Lugnano, Petrelle, Ronti, Morra,Volterrano, Nestoro, Calzolaro e San Leo Bastia. CP2: San Secondo, Croce di Castiglione, Gioiello, Marcignano e Monte Santa Maria Tiberina. CP3: parrocchie di Promano, San Maiano, Cinquemiglia, Montecastelli e Niccone. CP4: parrocchie di Pietralunga, Aggiglioni, Pieve de’ Saddi, Carpini e Montone*.  La parrocchia di Montone potrebbe essere pastoralmente affidata ai frati minori di Santa Maria di Umbertide, previa verifica tra i vescovi e i religiosi.

Un processo di discernimento comunitario

Il vescovo invita ora tutte le parrocchie e i fedeli a partecipare attivamente alla riflessione: «Queste proposte – si legge nel documento – vengono pubblicate perché siano conosciute, discusse e condivise. Solo così potremo avviare il cammino di trasformazione, accompagnati e sostenuti dal Vescovo e dai suoi collaboratori».
Chi desidera offrire il proprio contributo può scrivere a vescovo@diocesidicastello.it, segnalando idee, osservazioni o esperienze utili a delineare il volto delle nuove Comunità pastorali.

“Non un decreto, ma un cammino di popolo”

Il vescovo Paolucci Bedini lo ha ripetuto più volte: non si tratta di un cambiamento imposto dall’alto, ma di un cammino sinodale e condiviso.
«Questo rinnovamento – spiegava nel 2024 – non lo fanno i sacerdoti né il vescovo per decreto, ma il popolo di Dio intero. Dobbiamo comprendere che, se non vogliamo lasciar languire l’esperienza cristiana nelle nostre terre, è tempo di rilanciare la nostra presenza e il nostro modo di vivere il Vangelo».

Un orizzonte anche per Gubbio

Sebbene la fase di attuazione parta dalla Diocesi tifernate, il progetto ha orizzonte interdiocesano e riguarda anche la Chiesa eugubina, chiamata nei prossimi anni a intraprendere un analogo cammino di discernimento. In entrambe le diocesi, l’obiettivo è costruire comunità vive, fraterne e missionarie, capaci di annunciare con gioia il Vangelo in un tempo di cambiamento d’epoca.

Luoghi di vita ecclesiale condivisa

Le nuove Comunità pastorali non sono semplici unioni amministrative di parrocchie, ma luoghi di vita ecclesiale condivisa, dove la fede si rinnova attraverso la fraternità, la corresponsabilità e la missione. Un cammino che richiede pazienza e visione, ma che promette – come il vino nuovo evocato dal Vangelo – di restituire freschezza e vitalità alla Chiesa nel cuore dell’Alta Valle del Tevere.

Un albero per il futuro: nell’anno giubilare 2025, la Chiesa tifernate compie un gesto di cura per il creato

Nel segno del Giubileo 2025, dedicato al tema “Pellegrini di speranza”, la diocesi di Città di Castello e la Scuola diocesana di formazione teologica “Cesare Pagani” promuovono un’iniziativa dal forte valore simbolico ed educativo: la cerimonia di piantagione di nuovi alberi al parco di Riosecco, in programma martedì 4 novembre 2025 alle ore 11.

Il progetto “Un albero per il futuro”

L’iniziativa, inserita nel programma nazionale “Un albero per il futuro”, nasce con l’intento di lasciare un segno concreto di fiducia, speranza e responsabilità verso il creato, in continuità con il messaggio di papa Francesco che invita tutti “a impegnarsi concretamente per trasformare le situazioni di ingiustizia e di degrado che oggi soffriamo”. L’evento si colloca in un contesto di ricorrenze significative: l’ottavo centenario del “Cantico delle Creature” di san Francesco d’Assisi e il decimo anniversario dell’enciclica “Laudato si’”, testi che richiamano la fraternità universale e la custodia della casa comune. Piantare un albero, in questa prospettiva, diventa un gesto di fede e di responsabilità condivisa, un segno di speranza per le generazioni future.

Insieme per un futuro più sostenibile

Dopo un sopralluogo con il Comune di Città di Castello, è stato individuato nel parco di Riosecco il luogo ideale per la messa a dimora delle piante, che andranno a formare un filare all’ingresso di via delle Robinie. La preparazione delle buche e l’organizzazione logistica saranno curate da un gruppo di volontari e dagli studenti dell’Istituto agrario “Ugo Patrizi”, che hanno già predisposto le aree di piantumazione e parteciperanno attivamente alla cerimonia. Fondamentale anche la collaborazione con il Centro nazionale Carabinieri biodiversità di Pieve Santo Stefano, che fornirà le piante – cinque per ciascuna specie di farnia, frassino ossifilo e gelso – aderendo al programma nazionale di riforestazione urbana.L’iniziativa, coordinata da Paolo Bocci, rappresenta un segno tangibile del legame tra fede, ecologia e impegno civile. Una giornata di incontro e di speranza, in cui la comunità di Città di Castello potrà testimoniare concretamente l’amore per il creato e la volontà di costruire un futuro più sostenibile, nel solco del Vangelo e dell’esempio di san Francesco.

“Oggi e sempre Laudato si’”: anteprima del nuovo cammino della Scuola di formazione teologica

Con una riflessione densa e appassionata sulla Laudato si’ e sul legame profondo tra la cura dell’uomo e la cura del creato, si è aperto venerdì 24 ottobre il nuovo anno della Scuola diocesana di formazione teologica “Cesare Pagani”, giunta al suo 51° anno di attività. L’incontro, che si è svolto nella Biblioteca comunale “Giosuè Carducci” su iniziativa dell’associazione Ospedale da Campo, ha visto come relatrice la professoressa Daniela Sala, caporedattrice del mensile Il Regno-Documenti, che ha proposto la conferenza dal titolo “Oggi e sempre Laudato si’. Per la pace: cura integrale dell’uomo e del creato”.

La cura del creato

La prof.ssa Sala ha invitato a rileggere l’enciclica di Papa Francesco alla luce delle grandi ricorrenze francescane: «L’occasione del decennale della Laudato si’ – ha spiegato – cade negli stessi anni in cui si ricordano gli 800 anni della morte di san Francesco e anche la scrittura del Cantico delle creature. È interessante notare come alcuni spunti dell’ecologia integrale sviluppata nell’enciclica siano già presenti nel Cantico. Proprio su questo tema della cura del creato, che è anche cura dell’uomo, le Chiese oggi sono chiamate a un’azione comune di responsabilità per il futuro e per il benessere del pianeta e dell’umanità».

Il nuovo itinerario formativo 2025/2026

L’appuntamento ha rappresentato il prologo del nuovo itinerario formativo 2025-2026, intitolato “Educazione alla sinodalità”. Il percorso, spiega don Romano Piccinelli, direttore della Scuola, «intende offrire alla comunità diocesana un’occasione di crescita comune nella fede, nel dialogo e nella corresponsabilità ecclesiale. Non è pensato solo per gli operatori pastorali, ma per tutto il popolo di Dio, credenti e non credenti, perché la teologia è un servizio alla vita, alla speranza e alla ricerca di senso che attraversa ogni persona». L’itinerario prevede tre moduli, ciascuno articolato in tre incontri e un laboratorio, per un totale di dodici appuntamenti, ai quali si aggiungeranno tre eventi straordinari aperti al pubblico. Gli incontri si terranno ogni giovedì, da novembre 2025 a marzo 2026, nella sala Santo Stefano del Palazzo Vescovile (piazza Gabriotti, 10).La presentazione ufficiale del percorso sarà la conferenza stampa, con la partecipazione del vescovo Luciano Paolucci Bedini, in programma venerdì 7 novembre alle ore 11.30 nella sala Santo Stefano«Questo itinerario – conclude don Piccinelli – nasce dalla collaborazione con gli Uffici pastorali della diocesi e con realtà del territorio come l’associazione Ospedale da Campo, il mensile L’Altrapagina e il Movimento per la Vita. È un cammino che vuole aiutarci a pensare, discernere e camminare insieme».

 

Convegno sul Beato Carlo Liviero: una figura di speranza tra passato e futuro nell’anno del Giubileo

A quasi un secolo dalla sua morte, la figura del Beato Carlo Liviero, Vescovo di Città di Castello dal 1910 al 1932, continua a rappresentare un riferimento attuale e potente per il nostro tempo. Il prossimo 25 ottobre, presso il Centro Studi a lui dedicato, si terrà l’incontro dal titolo “Santità e Speranza. Un Vescovo tra Passato e Futuro”, un’importante occasione per riscoprire il suo messaggio alla luce delle sfide contemporanee nell’anno delle celebrazioni giubilari.

Un esempio di santità vissuta nel quotidiano

L’incontro, guidato da suor Pasqualina Garon, si propone non solo come momento di memoria, ma come invito alla riflessione sul futuro, attraverso l’esempio di una santità vissuta nel quotidiano, fatta di prossimità, servizio e carità concreta. Profondamente radicato nel Vangelo e vicino alle necessità del suo popolo, Carlo Liviero rispose con lucidità e coraggio alle ferite sociali, economiche e morali del suo tempo. Durante la prima guerra mondiale, istituì l'”Ospizio Sacro Cuore”, accogliendo i figli dei soldati al fronte, iniziativa da cui nacque la “Congregazione delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore”, oggi ancora attiva in numerosi contesti. Il Beato Liviero fu educatore, padre per gli orfani, sostegno per i poveri e instancabile costruttore di speranza.

I prossimi appuntamenti diocesani per il Giubileo

Il convegno del 25 ottobre fa parte del programma di iniziative dedicate all’Anno Santo, proposto dalla Diocesi tifernate, che proseguirà con due ulteriori incontri di rilievo: sabato 8 novembre, alle ore 10.30, il Salone gotico del Museo diocesano ospiterà una conferenza dedicata all’opera dell’abate Filippo Titi, autore dell’antica guida “Studio di Pittura, Scoltura et Architettura nelle chiese di Roma”, pubblicata nel 1675 in occasione del Giubileo di quell’anno. Interverranno, il vescovo Luciano Paolucci Bedini, don Andrea Czortek, vicario generale e direttore dell’Archivio diocesano, il sindaco Luca Secondi, l’ing. Giovanni Cangi e il prof. Carmelo Occhipinti. Domenica 23 novembre alle ore 17.00, presso la sala Santo Stefano, sarà presentata la ristampa anastatica della “Vita di Papa Celestino II da Città di Castello”, scritto di Alessandro Certini. L’incontro, promosso dall’associazione “Chiese Storiche”, vedrà la partecipazione dello storico don Andrea Czortek e del prof. Pierluigi Licciardello, con un focus sulla figura del pontefice tifernate eletto nel 1143 e sul valore storico del testo. Tutte le iniziative sono realizzate con il contributo dei fondi 8xmille alla Chiesa cattolica.

Città di Castello: il vescovo Luciano celebra i trent’anni anni di sacerdozio

Si è concluso ieri pomeriggio con la celebrazione nella basilica cattedrale dei Santi Florido e Amanzio di Città di Castello il percorso di ringraziamento per i trent’anni di ordinazione sacerdotale del vescovo Luciano Paolucci Bedini. Nella liturgia di domenica 5 ottobre, presieduta insieme a numerosi sacerdoti diocesani, il vescovo ha ripercorso con parole semplici e autentiche le tappe più significative del suo cammino, restituendo a tutta la comunità un’intensa riflessione sulla fede, sul servizio e sul senso profondo della vocazione.

Un ministero nato da un granello di fede

“Dopo trent’anni di ministero sacerdotale – ha detto – vorrei fare al Signore la stessa domanda degli Apostoli: accresci in me la fede”. La risposta, ha ricordato il vescovo, è quella di sempre: un granello di senape basta per trasformare la vita, perché in esso è custodita tutta la forza del Vangelo. “È quel granello che si è acceso da bambino grazie alla testimonianza dei miei genitori, che è cresciuto in parrocchia, tra scout, catechismo e animazione. È la fede che mi ha portato, da giovane, a dire il mio sì”.

Servi inutili, ma nella logica dell’amore

L’omelia ha toccato uno dei temi più forti del Vangelo del giorno: “Quando avete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: siamo servi inutili”. Una frase che, per il vescovo Luciano, non è rinuncia ma consapevolezza: “Essere servi non ci spaventa se sappiamo che siamo al servizio dell’amore di Dio. Perché quella vita spesa per gli altri ci fa scoprire che anche gli altri sono dono per noi”.

Il servizio nella Chiesa non è carriera

Tra i passaggi più personali, anche il ricordo della chiamata a diventare vescovo di Città di Castello: “Molti direbbero: «è stato promosso, che bravo, se l’è meritato». No. È un gradino in più in discesa per servire ancora. E non è un caso che il titolo più bello del Papa sia «servo dei servi di Dio»”. Un’affermazione che il vescovo ha legato all’esperienza concreta della sua vita ecclesiale: “Siamo servi inutili anche da parroci, da formatori, da insegnanti… ma dentro a questo ‘inutile’ c’è tutto il senso di una vita spesa per amore”.

Il grazie alla comunità tifernate

Nelle sue parole anche un grazie silenzioso alla comunità tifernate, affidatagli dal Santo Padre tre anni fa. “Custodisci mediante lo Spirito Santo il bene prezioso che ti è stato affidato – ha citato san Paolo –. Non posso non pensare a questa Chiesa che oggi mi è data in custodia”.

 

Un cammino che prosegue con ascolto e fedeltà

“Siamo qui per pregare con lui e per lui – ha detto il vicario generale, don Andrea Czortek all’inizio della celebrazione -. L’augurio che gli rivolgiamo è che possa rinnovare la gioia e l’entusiasmo di quel 30 settembre di trent’anni fa, possa fare suo lo stile del servizio di cui proprio oggi sentiamo parlare da Gesù nel Vangelo. Essere discepoli significa essere ‘servi’ nel modo proprio del sacerdote e del vescovo. Don Luciano lo è da trent’anni, adesso anche in mezzo a noi. Per questo anche noi diciamo grazie al Signore e al vescovo facciamo i nostri auguri”.

La celebrazione nella cattedrale di Città di Castello – alla quale ha partecipato anche il vicesindaco Giuseppe Stefano Bernicchi, in rappresentanza dell’amministrazione comunale tifernate – ha segnato l’ultima tappa di un cammino cominciato nei giorni scorsi a Gubbio e ad Ancona, sua diocesi di origine. 

Un itinerario spirituale, vissuto tra i luoghi della memoria e del servizio, che ha voluto mettere al centro la preghiera, la gratitudine e l’ascolto. “Che il Signore ci doni davvero di continuare a seguirlo – ha concluso il vescovo Luciano –. E il segreto è tutto nella preghiera del salmo: ascoltate oggi la voce del Signore”.

 

Trent’anni da sacerdote per il vescovo Luciano. Le celebrazioni in Umbria e nelle Marche

Le comunità diocesane di ieri e di oggi si stringono intorno a don Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Città di Castello e di Gubbio, per il 30esimo anniversario di consacrazione sacerdotale.

Ordinato il 30 settembre 1995 nella cattedrale di San Ciriaco ad Ancona da mons. Franco Festorazzi, il vescovo Luciano ha scelto di vivere questo traguardo con sobrietà e gratitudine, in alcuni luoghi significativi del suo cammino vocazionale.

Le celebrazioni prenderanno il via domenica 28 settembre alle ore 17, quando la comunità diocesana di Gubbio si ritroverà nella basilica di Sant’Ubaldo per una solenne messa di ringraziamento. Seguiranno poi nella diocesi di origine, ad Ancona, con tre appuntamenti liturgici: martedì 30 settembre nella cattedrale di San Ciriaco (ore 9), mercoledì primo ottobre (ore 18.30) nella parrocchia di Torrette e giovedì 2 ottobre (ore 18.30) nella parrocchia di San Paolo, dove don Luciano ha esercitato per anni il suo ministero come viceparroco, con particolare attenzione alla pastorale giovanile. Domenica 5 ottobre, alle ore 18.30, sarà la cattedrale di Città di Castello ad accogliere fedeli e sacerdoti per una nuova celebrazione eucaristica.

Nato a Jesi nel 1968, mons. Paolucci Bedini ha dedicato gran parte della sua vita al servizio della catechesi, dell’educazione e della formazione, specialmente tra i giovani. Dal 2017 guida la diocesi di Gubbio e dal 2022 anche quella di Città di Castello. Come vescovo di due Chiese particolarmente ricche di storia e di fede, continua a mettere a frutto questa esperienza al servizio del Popolo di Dio, animando la vita pastorale con uno stile comunicativo autentico e vicino alla gente. Il trentesimo di ordinazione presbiterale diventa così non solo un momento personale di riflessione e preghiera, ma anche un’occasione di comunione per le comunità che ne condividono il cammino.

In occasione di questo significativo anniversario, il sindaco di Città di Castello, Luca Secondi, insieme alla Giunta comunale, ha voluto esprimere al vescovo Luciano le più vive felicitazioni e un sentito augurio per il suo ministero. La città si unisce con riconoscenza e affetto alla gioia di questo traguardo, manifestando stima e vicinanza a un pastore che, con sensibilità e dedizione, accompagna il cammino della comunità tifernate.

 

CorriCastello 2025: oltre 550 iscritti per una città che corre tra sport e solidarietà

Una città in movimento, unita dallo sport e dalla solidarietà. La seconda edizione della CorriCastello – Ogni passo conta, andata in scena domenica 7 settembre, ha registrato un successo superiore alle attese: 551 iscritti complessivi, di cui 447 tra competitivi e non competitivi e 104 bambini protagonisti delle corse dedicate ai più piccoli. Un risultato che conferma la capacità dell’evento di coinvolgere atleti, famiglie e cittadini in una grande festa collettiva.

I vincitori

Nella gara competitiva sugli 8 chilometri attraverso i rioni cittadini, il più veloce è stato Michele Pastorini, che ha tagliato il traguardo in 26’14”. Prima donna assoluta Giulia Giorni, con il tempo di 29’44”: vive a Perugia ma il padre è tifernate, e l’emozione di correre e vincere nella città d’origine della sua famiglia ha reso ancora più significativo il risultato.

La prova non competitiva, dedicata alla memoria di Frank Migliorati, storico iscritto al Marathon Club purtroppo scomparso, ha visto imporsi Davide Soldi e Patrizia Lacrimini. Il Trofeo Caritas per il gruppo più numeroso è andato agli Olympic Runners Lama, che hanno schierato in gara una nutrita rappresentanza di atleti.

I più piccoli e una “mascotte speciale”

Grande entusiasmo per la CorriCastello Junior, che ha visto 104 bambini correre con le magliette personalizzate della Caritas. Andando oltre la classifica, c’è stata tanta allegria e la medaglia ricordo consegnata a ciascun partecipante. La “più piccola iscritta” è stata Ludovica Benedetti, appena cinque mesi, nipotina di Luca Martinelli, presidente del Marathon Club: una presenza simbolica che ha strappato sorrisi e applausi al pubblico.

Collaborazione e organizzazione

La giornata ha confermato la qualità dell’organizzazione, frutto della collaborazione tra più soggetti. In particolare, il Marathon Club e l’Atletica Pakman di Città di Castello hanno garantito, con competenza tecnica e passione, un evento curato in ogni dettaglio. La sinergia con la Caritas diocesana ha dato forma a una manifestazione che non si limita all’aspetto sportivo, ma che lascia una traccia tangibile sul territorio.

Volontari e solidarietà

Dietro il successo organizzativo c’è stato anche il lavoro silenzioso di 15 volontari della Caritas, alcuni dei quali migranti in accoglienza, impegnati a presidiare il percorso e a garantire la sicurezza della gara. Un segno concreto di quella dimensione di comunità che l’iniziativa vuole testimoniare.

La finalità solidale resta infatti il cuore della manifestazione: i proventi delle iscrizioni, al netto delle spese, saranno destinati all’emergenza abitativa, una delle criticità più urgenti che la Caritas si trova ad affrontare.

Una festa per la città

Tra la gioia dei bambini, la sfida degli agonisti e l’impegno di chi ha scelto di camminare, la CorriCastello 2025 ha restituito a Città di Castello l’immagine di una comunità viva e solidale. Una corsa che non è solo gara, ma occasione di incontro e di testimonianza. Perché, ancora una volta, questa edizione lo ha dimostrato: ogni passo conta davvero.

 

Associazione Chiese storiche: formazione, incontri e visite guidate

Le attività promosse dall’associazione Chiese storiche di Città di Castello, che hanno accompagnato anche il periodo estivo, continuano nei prossimi mesi con incontri tematici, visite guidate e lezioni.

I prossimi appuntamenti

Venerdì 19 settembre , alle ore 17, presso la Biblioteca comunale, l’ing. Giovanni Cangi condurrà la conferenza dal titolo “La chiesa di Santa Maria Maggiore, i Palazzi dei Vitelli e l’influsso sull’urbanistica della città”. Sabato 11 ottobre , nell’abito dei corsi di formazione promossi dalla Conferenza episcopale italiana e sostenuti dai fondi 8xmille alla Chiesa cattolica, i volontari dell’associazione si recheranno a Mercatello sul Metauro, percorrendo le strade e visitando i luoghi di santa Margherita. La giornata sarà preceduta da una lezione che avrà come tema centrale la figura di santa Margherita di Città di Castello, la sua vita e il suo carisma.

La formazione

Nel mese di ottobre e novembre si concluderà l’anno di formazione, con gli incontri del 17 ottobre su “La chiesa di San Francesco, le sue cappelle e i suoi altari: origini e storia” – relatrice Valeria Nardi, del 26 ottobre su “S. Maria Maggiore: gli affreschi dal Rinascimento al ‘900” relatore Luciano Vanni e del 7 novembre su “I Vitelli: la presenza nel territorio a nord di Città di Castello” – relatrice Nadia Burzigotti. Nel mese di settembre inoltre, continua il servizio di accoglienza nelle chiese del centro storico: tutti i sabati dalle ore 11 alle ore 12.30. Tutti coloro che sono interessati alle attività promosse dall’associazione, in collaborazione con la Diocesi tifernate, possono consultare il sito www.chiesestoriche.it e il profilo Facebook .

CorriCastello 2025: lo sport che unisce e fa bene alla città

Torna domenica 7 settembre la CorriCastello – Ogni passo conta, la corsa che lo scorso anno ha riportato in città il clima delle grandi manifestazioni popolari e che anche quest’anno promette di trasformare il centro storico in un palcoscenico di festa, sport e solidarietà.

La manifestazione, giunta alla sua seconda edizione, è promossa dalla Caritas Diocesana di Città di Castello insieme al Marathon Club e ad Atletica Pakman, con il patrocinio del Comune e della Federazione Italiana di Atletica Leggera – Comitato Umbria. Obiettivo dichiarato: correre insieme per una buona causa, perché ogni passo, come recita lo slogan scelto, davvero “conta”.

Una città in movimento

Il programma della giornata si aprirà alle 8 del mattino, quando i partecipanti si ritroveranno in piazza Matteotti, cuore della città tifernate. Alle ore 9 toccherà ai più piccoli: il centro storico accoglierà le corse riservate ai bambini e ai ragazzi, con distanze diverse in base all’età, dai 50 ai 1200 metri, curate come lo scorso anno dall’Atletica Pakman. Non ci sarà classifica, ma solo la gioia di partecipare, con la certezza di ricevere una medaglia ricordo da portare a casa.

Alle ore 10 scatterà invece la gara principale: un percorso di 8 chilometri che attraverserà i rioni cittadini, ripercorrendo in gran parte il tracciato storico della “StraCastello”. La corsa è aperta sia agli agonisti, con validità come prova del Gran Premio AltoTevere, sia a chi desidera affrontarla in maniera più distesa, grazie alla formula non competitiva e alla camminata a passo libero, pensata per famiglie e gruppi. Le strade saranno chiuse al traffico e presidiate per garantire sicurezza a tutti i partecipanti.

Una corsa che fa bene due volte

La CorriCastello non è solo sport, ma soprattutto solidarietà. Parte del ricavato delle iscrizioni, al netto delle spese, sarà devoluto alla Caritas diocesana per sostenere l’emergenza abitativa, un bisogno purtroppo sempre più urgente anche nel territorio tifernate.

«Nel 2024 abbiamo avuto oltre 500 iscritti, con tantissime famiglie e più di 100 bambini – ricorda Gaetano Zucchini, direttore della Caritas –. È stata una festa che ci ha riempito il cuore. Quest’anno vogliamo ripetere quell’esperienza, ma con un’attenzione ancora più concreta a chi vive difficoltà. Camminare o correre insieme significa non essere indifferenti».

Lo spirito della CorriCastello

A sottolineare la continuità con la tradizione è Luca Martinelli, presidente del Marathon Club: «Il percorso è lo stesso degli storici 8 chilometri della StraCastello, la corsa che per decenni ha coinvolto l’intera città. Non potendo più usare quel nome, abbiamo scelto CorriCastello, ma lo spirito è lo stesso: un evento che unisce, prima ancora che una gara. Vogliamo che partecipino non solo i competitivi, ma anche chi desidera camminare, magari con i figli, in un momento che appartiene alla città intera».

Il sindaco Luca Secondi conferma il valore identitario dell’iniziativa: «CorriCastello è già diventata un appuntamento riconoscibile nel panorama cittadino. È un’occasione di divertimento sano che però richiama anche la responsabilità verso le fragilità che viviamo come comunità».

E il vescovo mons. Luciano Paolucci Bedini sottolinea la dimensione educativa: «Lo sport richiama tante persone e permette di vivere insieme momenti belli, ma anche di accendere l’attenzione su chi fa più fatica. È significativo che ci sia spazio per le famiglie e per i bambini: sono loro a dare il senso più vero di una città che cresce insieme».

Come iscriversi

Le iscrizioni sono già aperte. Gli atleti competitivi possono registrarsi online tramite il portale www.icron.it. La quota è di 10 euro fino a venerdì 5 settembre, che diventeranno 12 euro per chi sceglierà di iscriversi la mattina stessa della gara. Per i non competitivi e per chi partecipa alla camminata la quota è 10 euro, invariata anche all’ultimo minuto. La partecipazione dei bambini è gratuita o a offerta liberaOltre che online, sarà possibile iscriversi direttamente nei giorni precedenti presso i gazebo del Marathon Club allestiti in città. Ai primi 600 iscritti, sia competitivi che non, sarà consegnata una maglietta ricordo dell’evento. 

Per maggiori informazioni ci si può rivolgere alla Caritas diocesana (tel. 0758553911, web www.caritascdc.it) oppure al Marathon Club (tel. 3281415725 – 3315677483, web www.marathonclubcdc.it).

Una città che corre insieme

La manifestazione è resa possibile anche grazie al sostegno di numerose realtà economiche locali che hanno scelto di legare il loro nome a un’iniziativa che porta con sé i valori dello sport e della solidarietà. Domenica 7 settembre, dunque, Città di Castello si rimetterà le scarpe da corsa per vivere un’esperienza che non è solo una gara, ma un modo per ritrovarsi, stringersi insieme e guardare con attenzione a chi ha più bisogno.

 

Città di Castello si ritrova unita davanti alla Madonna delle Grazie

Una comunità raccolta attorno alla propria patrona. Così si è presentata ieri la chiesa-santuario della Madonna delle Grazie, gremita di fedeli per l’intera giornata della solennità del 26 agosto, culmine di un cammino di preghiera che aveva visto nei giorni precedenti il triduo, la veglia e la processione con l’immagine mariana tanto venerata.

Il momento più atteso è stata la concelebrazione solenne presieduta dal vescovo diocesano, mons. Luciano Paolucci Bedini, concelebrata dai sacerdoti e dai diaconi della diocesi, a cominciare dal parroco e vicario diocesano don Andrea Czortek, con il sostegno della corale “Marietta Alboni” e della confraternita di Santo Spirito. Al termine, il vescovo ha impartito la benedizione davanti all’immagine della Madonna delle Grazie – patrona principale di Città di Castello e secondaria dell’intera diocesi tifernate – custodita nella cappella laterale del santuario, luogo privilegiato della devozione che da secoli accompagna la vita religiosa e anche civile del popolo tifernate. Alla liturgia solenne ha partecipato anche il sindaco del Comune tifernate, Luca Secondi, con il gonfalone della Città.

L’omelia del vescovo: la grazia come segno

Nella sua omelia mons. Paolucci Bedini ha preso spunto dal Vangelo delle nozze di Cana, sottolineando che ciò che nei Vangeli viene chiamato “miracolo” è in realtà “segno”: «Il Signore non gioca con noi e il suo amore non è magia. I segni di Gesù sono indicazioni che rivelano la verità dell’amore misericordioso di Dio».

La figura di Maria, ha ricordato il vescovo, è quella della madre attenta, che si accorge di dove manca la grazia del Signore: «Lo sguardo materno di Maria si accorge sempre di dove manca la grazia di Dio: nella vita delle famiglie, della nostra città, di un mondo stanco e ferito». Da qui il duplice compito della Vergine: intercedere presso il Figlio e nello stesso tempo rivolgersi ai fedeli con l’invito evangelico “Fate quello che vi dirà”.

«Le grazie del Signore – ha proseguito – non si attendono in maniera passiva. Esse ci coinvolgono, chiedono il nostro contributo, la nostra vicinanza, il nostro servizio. Maria ci indica la via perché l’amore di Dio possa raggiungere chi ne ha bisogno».

Una devozione che unisce

La festa di ieri ha mostrato, ancora una volta, come la devozione alla Madonna delle Grazie non sia solo eredità storica ma presente vivo, capace di radunare la comunità attorno alla fede e di rinnovarne lo slancio missionario. «Ogni volta che la grazia dell’amore di Dio raggiunge una persona – ha concluso il vescovo – lì si manifesta la gloria del Signore, segno che muove, rinnova e rinforza la nostra fede».

La giornata si è chiusa con un senso di gratitudine condivisa: per la presenza di Maria, patrona e madre della città, e per la certezza che anche oggi continua a guidare il suo popolo con lo stesso sguardo attento di Cana.