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“L’Istituto Beata Margherita di Città di Castello – Tra storia e memoria”

Presso il Museo Diocesano di Città di Castello è stata inaugurata una mostra documentaria e fotografica la cui finalità è quella di ricordare i momenti più significati della storia dell’“L’Istituto

Beata Margherita di Città di Castello dalla sua nascita avvenuta il 4 ottobre 1919 fino alla sua chiusura nel 1999. Una parte della mostra  è allestita nella  Sala documentaria del Museo e l’altra presso la Tipografia “Grifani-Donati” in Corso Cavour, entrambe saranno aperte dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 17.30, chiuse il lunedì e visitabili fino a domenica 27 marzo 2022.

L’Istituto delle “Ciechine” è rimasto nella memoria storica dei tifernati. La Diocesi ha voluto ricordarne così l’impegno caritativo durato ben 80 anni sotto la protezione della Beata Margherita oggi Santa. L’Istituto, dalle Suore Serve di Maria Riparatrice, nasce in aiuto dei non vedenti provenienti da tutta Italia, con la finalità di garantire loro sostegno e accoglienza ma anche inserimento sociale e professionale.

L’evento vuole celebrare alcune delle figure significative grazie alle quali l’Istituto è nato e si è arricchito nel tempo di tutte le necessarie strutture e attrezzature fino alla Scuola Media Interna e alla Scuola per la formazione delle centraliniste telefoniche anche nella sede distaccata all’Istituto professionale di Stato “F. Cavallotti”. Il suo fondatore, il Canonico Giacinto Faeti ma anche i suoi instancabili successori, il Canonico prof. Don Enrico Giovagnoli e Mons. Vincenzo Pieggi fino ad arrivare a tempi più recenti, con vari sacerdoti, madri superiore, ma anche insegnanti, educatori e volontari che in questa occasione avranno modo di ricordare la preziosa ed instancabile attività dell’Istituto.     VIDEO DI PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA

Orientamenti e itinerari di preparazione alle nozze

L’ufficio di Pastorale Familiare a partire dal 2008 ha riorganizzato i corsi di preparazione al matrimonio, facendoli divenire degli itinerari o percorsi. La differenza di parole è concettuale, in quanto ai nubendi è chiesta una partecipazione attiva ed all’equipe è chiesto di non limitarsi a fare lezioni dalla cattedra, quanto piuttosto a testimoniare la propria fede nella vita matrimoniale.
I nubendi sono aiutati a riscoprire la loro fede attraverso incontri dove l’annuncio della parola è attualizzato dall’equipe a cui è stato affidato il corso. L’equipe risulta composta da famiglie ed un sacerdote che insieme testimoniano l’amore della Chiesa verso i nubendi e la bellezza del sacramento del matrimonio come sacramento. Anche persone singole, non sposate, guidate dalla volontà di annunciare la bellezza del matrimonio possono far parte dell’equipe, insieme a famiglie e sacerdote.
Il numero degli incontri deve essere 8-12 con cadenza settimanale o quindicinale, così da permettere all’equipe di instaurare un rapporto di maggiore confidenza con i nubendi. In tali incontri vanno considerati un ritiro e la partecipazione alla festa degli innamorati, istituita in diocesi a partire dal 2017 in occasione della festa di San Valentino. In tale occasione il vescovo incontra le
coppie che partecipano ai percorsi di preparazione al matrimonio dell’anno e celebra con loro la liturgia di benedizione degli innamorati.
In diocesi attualmente è presente una lista con tutti i nomi delle famiglie e dei presbiteri che esercitano questo servizio. Gli itinerari si svolgono in date decise dall’equipe e sono organizzati annualmente in modo tale da averne uno per ogni zona pastorale:
 Zona Nord, presso la parrocchia di San Giustino.
 Zona centro, presso la parrocchia di San Giovanni agli zoccolanti.
 Zona Sud, presso la parrocchia di Trestina.
Fino ad oggi le date sono state scelte in modo tale da avere due itinerari all’inizio dell’anno solare ed uno nella seconda metà dell’anno. In passato, in funzione del numero di nubendi per ogni itinerario, i percorsi attivati sono stati 4 (zona centro presso la Chiesa di San Francesco o presso la parrocchia di San Pio) per permettere una gestione più facile all’equipe e favorire un clima più intimo degli incontri.
Ogni equipe, in accordo con il cammino della Chiesa e con l’indicazione date dal Papa e dai Vescovi, è libera di scegliere come effettuare il proprio percorso; tuttavia, il lavoro fatto negli anni ha messo in evidenza come le varie equipe ritengano che almeno le seguenti tematiche debbano essere trattate:
 L’amore di Dio
 Il matrimonio come vocazione
 Il perdono, la comunicazione nella coppia
 Il matrimonio nel nuovo testamento, indissolubilità del matrimonio
 La liturgia del sacramento del matrimonio
 Il rito del sacramento
 La vocazione alla vita, maternità e paternità responsabili Nei corsi di preparazione al matrimonio è importante la modalità catechetica portata avanti dall’equipe e non da relatori esterni che
cambino ad ogni incontro. Questo è in linea con il cammino fatto negli ultimi anni dalla chiesa. Pertanto, le modalità di svolgimento degli incontri prevedono che:
 l’animazione degli incontri sia curata dall’equipe. durante ciascun incontro si crei un clima spiccatamente familiare, utile ad una fattiva discussione sui temi trattati,
favorendo il superamento delle naturali difficoltà dovute al fatto di non conoscersi. L’equipe si renda disponibile ad essere presente a tutti gli incontri in modo da diventare un punto di riferimento per i partecipanti, auspicando un accompagnamento di queste coppie anche dopo il matrimonio.
Si mette in evidenza come sia necessaria una formazione specifica delle coppie che fanno parte dell’equipe che animano i percorsi, per rispondere al meglio (in conformità alle indicazioni del Magistero) alle varie esigenze pastorali. A tale scopo ogni anno l’ufficio di pastorale famigliare diocesano, d’accordo con il vescovo, indica i percorsi a disposizione per tale scopo, o ne organizza
di specifici in diocesi. I testi di riferimento per la formazione personale sono molteplici, ma i seguenti sono ritenuti fondamentali: Catechismo Della Chiesa Cattolica, Direttorio Di Pastorale Familiare, Amoris Laetitia.

+ Padre Domenico Cancian
I responsabili dell’ufficio, Fabrizio e Luisa Foiani

Le iniziative dell’Aggregazioni laicali

“24 ORE PER IL SIGNORE”
Marzo mese del perdono e della misericordia. Una prerogativa meravigliosa, uno stile che tante volte il Papa ha richiamato nella sua predicazione e che sarà al centro delle “24 ore per il Signore”. Si tratta dell’iniziativa, per cui ogni diocesi del mondo è invitata a tenere aperta almeno una chiesa per un giorno così da offrire a tutti la possibilità di fermarsi in adorazione e confessarsi. Ogni anno l’appuntamento cade in concomitanza con la Quarta domenica di Quaresima, “in Laetare”. Dice papa Francesco: “Preghiamo affinché viviamo il sacramento della
riconciliazione con una rinnovata profondità, per gustare l’infinita misericordia di Dio”. Invocazione che va di pari passo con il tema: “Per mezzo di Lui abbiamo il perdono (cfr. Col 1,13-14)”.
Come nella parabola del Figliol prodigo, l’attenzione viene cioè posta più sul Padre misericordioso che sul peccatore pentito desideroso di tornare a casa. «Quando vado a confessarmi – ha spiegato il Papa – è per guarirmi, per curarmi l’anima, per uscire con più salute spirituale, per passare dalla miseria alla misericordia». Al centro, dunque ci sono non i peccati che “diciamo” e dai quali bisogna distaccarsi totalmente ma «l’amore divino che riceviamo e di cui abbiamo sempre bisogno». L’iniziativa 24 ore per il Signore, che auspico si celebri in tutta la Chiesa, anche a livello diocesano, nei giorni 25 e 26 marzo, vuole dare espressione a questa necessità della preghiera” (Messaggio del S. Padre).
Le Aggregazioni laicali hano raccolto questo invito e pur non potendo come gli scorsi anni, a causa della pandemia e delle restrizioni ad essa connesse, ritrovarsi tutte in una chiesa, hanno però pensato, d’accordo con i parroci interessati, di fare la preghiera di Adorazione in Chiese diverse sabato 26 marzo.
Programma:
Le Aggregazioni laicali, in comunione con le parrocchie interessati, sabato 26 marzo pregheranno in chiese diverse (Chiesa di S. Francesco, Chiesa di S. Giuseppe alle Graticole e Chiesa degli Zoccolanti) a cominciare dalle ore 08.00 fino alle ore 18:00. Dopodichè seguirà la Santa Messa prefestiva, facendo presente che saranno disponibili, almeno in qualche orario, i sacerdoti per le confessioni. Essendo già vicini alla Pasqua, la riconciliazione sacramentale, come raccomanda il Papa, è una grazia da accogliere con il cuore pentito.
Chi lo desidera può aggiungersi in vari momenti nelle chiese suddette, ricordando che si può partecipare anche all’Adorazione perpetua nella Chiesa di S. Giustino e in quella di Trestina.
Per quanto è possibile, in questi giorni ogni parrocchia e comunità organizzi almeno qualche momento di adorazione, come suggerisce il Papa.

Il Vescovo informa

Torno a raccomandare al clero (sacerdoti e diaconi) la partecipazione alla “due giorni” di formazione permanente
del clero tifernate a Candeleto di Pietralunga da lunedì 21 marzo ore 08:00 fino a martedì 22 marzo ore 14:00. Ci aiuterà Don Giovanni Zampa a continuare il confronto e la riflessione a partire da quello che ci siamo detti nel ritiro del clero del 23 febbraio alla Madonna del Latte. Chiedo a chi non si è ancora iscritto di farlo entro il 15 marzo telefonando al vescovo, a Don Francesco Cosa o a Don Alberto Gildoni. Ecco il programma:
21 marzo:
– dalle ore 8.00: colazione, Lodi, riflessione e condivisione in gruppo, pranzo;
– 15.30: riflessione e condivisione in gruppo; messa al santuario della Madonna dei Rimedi, cena e serata di fraternità
22 marzo:
– ore 8.00; Lodi-colazione-condivisione, conclusioni e pranzo.
Si può prenotare sia la permanenza e il pernottamento (cosa augurabile), sia la presenza diurna. Conto sulla partecipazione di tutti.
 Viviamo un tempo davvero drammatico soprattutto per la guerra in Ucraina e per il covid che ancora non è finito. Siamo chiamati a dare il nostro contributo in primis con la preghiera, anche con le nostre comunità, per la pace. Ben a proposito arriva la Quaresima che ci prepara alla Pasqua 2022. Il messaggio del Papa per la quaresima porta il titolo “Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti” (Gal 6,9-10). Ci invita a ricevere a cuore aperto l’amore di Dio, come fratelli e sorelle in Cristo. “L’itinerario della Quaresima, come l’intero cammino cristiano, sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di
chi vuole seguire Cristo”, per incarnare una fede sincera, una speranza viva ed una carità operosa. L’appello del Papa si conclude con un’esortazione a vivere la Quaresima come percorso di preghiera e conversione comunitaria e personale, con la fede viva, la speranza animata dal soffio dello Spirito, e l’amore, la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre.
Anche la CEI ci ha indirizzato un messaggio invitandoci a tre conversioni: all’ascolto di Dio e dei fratelli, a saper leggere le realtà che viviamo, alla spiritualità intesa come lasciarci guidare dallo Spirito.
Anche quest’anno, attraverso TTV e Facebook offrirò “La Parola per te. Verso la Pasqua 2022” nella modalità che farò sapere.  Per il 2 marzo, mercoledì delle ceneri (giorno di digiuno e astinenza), Papa Francesco ha chiesto di pregare e digiunare per la pace. «Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici. Vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti».
L’itinerario quaresimale, scandito dalle cinque domeniche, è il percorso liturgico che la Chiesa ci offre per prepararci alla Pasqua. Valorizziamo a pieno questo tempo forte della Quaresima anche con le celebrazioni della Parola e della Riconciliazione, le catechesi, le opere di carità, la via crucis e altro ancora. Sono preziosi momenti di grazia per la crescita spirituale di ciascuno di noi e delle nostre comunità.  Incoraggio l’impegno pastorale della benedizione delle famiglie (“l’acqua santa”) secondo le modalità proposte dal Consiglio presbiterale. È un’occasione semplice che può diventare un momento di preghiera, di conoscenza, di avvicinamento alle famiglie e a tutte le persone, con particolare attenzione a coloro che soffrono. Comunico che è disponibile in Libreria Sacro Cuore un mio augurio pasquale da portare nelle case. La Giornata internazionale della donna (8 marzo) ci aiuti a crescere nel rispetto e nella giusta considerazione del
rapporto uomo-donna, nel superare ogni forma di violenza nei confronti delle donne, nel valorizzare ancor più il contributo femminile a livello ecclesiale. Una gratitudine particolare a tutte le mamme!  Il 19 marzo celebriamo con particolare attenzione la solennità di San Giuseppe, un modello di santità concreta, autentica e operosa.
Il 24 marzo si celebra la Giornata di preghiera e di digiuno, in memoria dei missionari martiri. Il fatto che cada in Quaresima è un motivo in più per ricordare con gratitudine chi ha dato la vita per la fede, per sostenere chi oggi sta vivendo la persecuzione e per stimolare ancor più la nostra testimonianza evangelica laddove viviamo.
Il 25 marzo è la solennità dell’Annunciazione del Signore. Maria accoglie con stupore, con attenzione e con obbedienza piena la vocazione e la missione proposta dal Signore e col suo Sì il Verbo si fece carne in lei. Ci aiuti a dire e mantenere con fedeltà il nostro Sì.
Papa Francesco ha stabilito anche quest’anno, il 25-26 marzo, in prossimità della IV Domenica di Quaresima, venga celebrata l’iniziativa “24 ore per il Signore”. Ci esorta a partecipare all’iniziativa celebrando il sacramento della riconciliazione in un contesto di adorazione eucaristica. L’iniziativa di preghiera e riflessione si ispira al motto: Per mezzo di Lui abbiamo il perdono (cfr. Col 1,13-14) Più avanti troverete un programma proposto dalle Aggregazioni laicali.
Invito a far attenzione e a sensibilizzare le persone nel destinare l’8×mille al sostentamento della Chiesa, dei sacerdoti e alle opere di carità. Abbiamo bisogno di questo sostegno economico per continuare il nostro servizio pastorale e caritativo.
Per la Quaresima della carità chiediamo di raccogliere offerte per l’emergenza Ucraina domenica 13 marzo, mentre altre offerte siano consegnate come al solito nella messa crismale oer le necessità della Caritas Diocesana. Sollecito i paroci che ancora non l’avessero fatto a portare in economato la raccolta delle collette obbligatorie per la giornata dell’Infanzia, per la giornata Migrantes. Ricordo anche l’obbligo di presentare in Economato i bilanci delle parrocchie nel tempo stabilito e aderire al progetto del Fondo di Solidarietà diocesana. È un dovere di trasparenza nella gestione del denaro della comunità!

Domenico Cancian f.a.m.
Vescovo

Giornata dei Missionari Martiri

Ogni anno durante la Quaresima siamo invitati ad una celebrazione che si qualifica come preludio tanto del Venerdì Santo, quanto della Pasqua. È la Giornata dei Missionari Martiri, giorno di preghiera e di digiuno, come la Celebratio Passionis Domini, in cui viviamo e metabolizziamo la morte, il  sacrificio, la crudeltà e la sofferenza che attanagliano questo mondo e la sua gente. Ma anche giorno di festa, di resurrezione, di assunzione della consapevolezza che l’epilogo della vita umana non è che una fase transitoria.

La scelta della data non è affatto casuale; il 24 marzo del 1980, infatti, mons. Oscar Romero veniva assassinato a San Salvador da militari suoi connazionali, fedeli al regime. La ragione del martirio del Santo de America era proprio la vicinanza agli ultimi, ai salvadoregni schiacciati da un sistema di protezione delle élites a guida del Paese, che operava soprusi sul popolo contadino e operaio. Durante la celebrazione della messa, dopo aver denunciato l’impiego di bambini nella mappatura dei campi minati, mentre elevava l’ostia della

consacrazione, un colpo di fucile lo raggiunse alla vena giugulare. Il sicario, mandato dai leader politici al potere, aveva colpito la voce di chi, in quegli anni bui di El Salvador, non aveva voce. La risposta del popolo fu immediata, chiara e coesa su due fronti: innalzare agli onori dell’altare El Santo, seppur solo figuratamente (Papa Francesco lo proclamerà ufficialmente santo nel 2018), e nutrire la speranza di un Paese migliore con la sua memoria. L’invito, pronunciato dall’arcivescovo, il giorno precedente al martirio, nei confronti dell’esercito e della polizia, riecheggiava tra la folla e giunge fino a noi, oggi, come monito di liberazione: “Vi supplico, vi prego, vi ordino in nome di Dio: cessi la repressione!”.

La voce dei martiri, che è Voce del Verbo, del Dio fattosi uomo per manifestare la sua vicinanza alla fragilità della vita, diventa da sempre seme, germoglio per le comunità cristiane. Non è un caso che i primi santi della Chiesa siano stati proprio dei martiri, annunciatori del Vangelo liberatore di Cristo, pilastri della fede che proclamiamo ancora oggi. Come il Nazareno innalzato sulla croce, il martire, nella sua debolezza, rimane fedele fino all’ultimo istante alla promessa ricevuta e ricambiata a Dio: pace, giustizia e speranza per tutti i popoli della Terra.

Per la 30ª edizione della Giornata si è voluto sottolineare proprio l’aspetto della voce. Sono diverse le ragioni che ci hanno condotto a questa riflessione: oltre all’evidente e già sottolineata attenzione che vogliamo porre sui popoli che subiscono martirio, dei quali il missionario è chiamato a farsi portavoce e amplificatore, c’è anche una dimensione legata al silenzio nella morte che vorremmo scardinare. Infatti, se la morte, così come quotidianamente la viviamo, è spesso accompagnata dal silenzio e dal dolore ci sono situazioni in cui non è così. Pensiamo ad esempio ai conflitti armati, alle persecuzioni, alla criminalità, al terrorismo, fenomeni che si muovono, che strisciano nel silenzio, per sfociare poi nelle bombe e nelle grida di chi le subisce. Questo rumore assordante non fa altro che sovrastare quella voce, già fioca e intimorita di chi è oppresso.

Ma c’è un’altra morte che fa rumore, è quella di Cristo inchiodato alla croce, emblema del martirio che scuote la terra, che disordina gli equilibri del potere, che distrugge il tempio del male per edificare quello dell’uguaglianza e della libertà dei figli di Dio.

Anche quando il sepolcro è murato, quella voce, che è eco della voce creatrice del Padre, non tace. Continua a plasmare il mondo e, in un’esplosione di luce, lo risorge, gli ridona vita nuova. Il missionario martire non giace nella tomba ma è più vivo che mai nelle donne e negli uomini che hanno ascoltato dalla sua voce la Buona Notizia di Gesù.

Auguro a ciascuno di noi di vivere la Quaresima e la Pasqua come laboratorio delle nostre vite, di sperimentare il totale abbandono di sé per ritrovarsi risorti in Cristo. Che i missionari martiri siano il faro della nostra fede che punta a Dio, Padre di un mondo nuovo che non conosce la miseria, la fame, l’oppressione, la discriminazione, la guerra e le ingiustizie, un mondo in cui l’esistenza è unicamente amata in Lui.

I testimoni della fede cristiana hanno percepito la presenza di Dio nella loro vita e per questo hanno abbracciato la stessa sorte dei perseguitati, degli impoveriti e degli ultimi. Hanno intrecciato le loro vite con quella del Padre e dei fratelli scegliendone lo stesso destino: non la morte ma la vita eterna.

 

Giovanni Rocca

Segretario Nazionale Missio Giovani

MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2022

Cari fratelli e sorelle,

la Quaresima è tempo favorevole di rinnovamento personale e comunitario che ci conduce alla Pasqua di Gesù Cristo morto e risorto. Per il cammino quaresimale del 2022 ci farà bene riflettere sull’esortazione di San Paolo ai Galati: «Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione (kairós), operiamo il bene verso tutti» (Gal 6,9-10a).

  1. Semina e mietitura

In questo brano l’Apostolo evoca l’immagine della semina e della mietitura, tanto cara a Gesù (cfr Mt 13). San Paolo ci parla di un kairós: un tempo propizio per seminare il bene in vista di una mietitura. Cos’è per noi questo tempo favorevole? Certamente lo è la Quaresima, ma lo è anche tutta l’esistenza terrena, di cui la Quaresima è in qualche modo un’immagine. [1] Nella nostra vita troppo spesso prevalgono l’avidità e la superbia, il desiderio di avere, di accumulare e di consumare, come mostra l’uomo stolto della parabola evangelica, il quale riteneva la sua vita sicura e felice per il grande raccolto accumulato nei suoi granai (cfr Lc 12,16-21). La Quaresima ci invita alla conversione, a cambiare mentalità, così che la vita abbia la sua verità e bellezza non tanto nell’avere quanto nel donare, non tanto nell’accumulare quanto nel seminare il bene e nel condividere.

Il primo agricoltore è Dio stesso, che con generosità «continua a seminare nell’umanità semi di bene» (Enc. Fratelli tutti, 54). Durante la Quaresima siamo chiamati a rispondere al dono di Dio accogliendo la sua Parola «viva ed efficace» (Eb 4,12). L’ascolto assiduo della Parola di Dio fa maturare una pronta docilità al suo agire (cfr Gc 1,21) che rende feconda la nostra vita. Se già questo ci rallegra, ancor più grande però è la chiamata ad essere «collaboratori di Dio» (1 Cor 3,9), facendo buon uso del tempo presente (cfr Ef 5,16) per seminare anche noi operando il bene. Questa chiamata a seminare il bene non va vista come un peso, ma come una grazia con cui il Creatore ci vuole attivamente uniti alla sua feconda magnanimità.

E la mietitura? Non è forse la semina tutta in vista del raccolto? Certamente. Il legame stretto tra semina e raccolto è ribadito dallo stesso San Paolo, che afferma: «Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà» (2 Cor 9,6). Ma di quale raccolto si tratta? Un primo frutto del bene seminato si ha in noi stessi e nelle nostre relazioni quotidiane, anche nei gesti più piccoli di bontà. In Dio nessun atto di amore, per quanto piccolo, e nessuna «generosa fatica» vanno perduti (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 279). Come l’albero si riconosce dai frutti (cfr Mt 7,16.20), così la vita piena di opere buone è luminosa (cfr Mt 5,14-16) e porta il profumo di Cristo nel mondo (cfr 2 Cor 2,15). Servire Dio, liberi dal peccato, fa maturare frutti di santificazione per la salvezza di tutti (cfr Rm 6,22).

In realtà, ci è dato di vedere solo in piccola parte il frutto di quanto seminiamo giacché, secondo il proverbio evangelico, «uno semina e l’altro miete» (Gv 4,37). Proprio seminando per il bene altrui partecipiamo alla magnanimità di Dio: «È grande nobiltà esser capaci di avviare processi i cui frutti saranno raccolti da altri, con la speranza riposta nella forza segreta del bene che si semina» (Enc. Fratelli tutti, 196). Seminare il bene per gli altri ci libera dalle anguste logiche del tornaconto personale e conferisce al nostro agire il respiro ampio della gratuità, inserendoci nel meraviglioso orizzonte dei benevoli disegni di Dio.

La Parola di Dio allarga ed eleva ancora di più il nostro sguardo: ci annuncia che la mietitura più vera è quella escatologica, quella dell’ultimo giorno, del giorno senza tramonto. Il frutto compiuto della nostra vita e delle nostre azioni è il «frutto per la vita eterna» (Gv 4,36), che sarà il nostro «tesoro nei cieli» (Lc 12,33; 18,22). Gesù stesso usa l’immagine del seme che muore nella terra e fruttifica per esprimere il mistero della sua morte e risurrezione (cfr Gv 12,24); e San Paolo la riprende per parlare della risurrezione del nostro corpo: «È seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; è seminato nella miseria, risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale» (1 Cor 15,42-44). Questa speranza è la grande luce che Cristo risorto porta nel mondo: «Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti» (1 Cor 15,19-20), affinché coloro che sono intimamente uniti a lui nell’amore, «a somiglianza della sua morte» (Rm 6,5), siano anche uniti alla sua risurrezione per la vita eterna (cfr Gv 5,29): «Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro» (Mt 13,43).

  1. «Non stanchiamoci di fare il bene»

La risurrezione di Cristo anima le speranze terrene con la «grande speranza» della vita eterna e immette già nel tempo presente il germe della salvezza (cfr Benedetto XVI, Enc. Spe salvi37). Di fronte all’amara delusione per tanti sogni infranti, di fronte alla preoccupazione per le sfide che incombono, di fronte allo scoraggiamento per la povertà dei nostri mezzi, la tentazione è quella di chiudersi nel proprio egoismo individualistico e rifugiarsi nell’indifferenza alle sofferenze altrui. Effettivamente, anche le migliori risorse sono limitate: «Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono» (Is 40,30). Ma Dio «dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. […] Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» (Is 40,29.31). La Quaresima ci chiama a riporre la nostra fede e la nostra speranza nel Signore (cfr 1 Pt 1,21), perché solo con lo sguardo fisso su Gesù Cristo risorto (cfr Eb 12,2) possiamo accogliere l’esortazione dell’Apostolo: «Non stanchiamoci di fare il bene» (Gal 6,9).

Non stanchiamoci di pregare. Gesù ha insegnato che è necessario «pregare sempre, senza stancarsi mai» ( Lc 18,1). Abbiamo bisogno di pregare perché abbiamo bisogno di Dio. Quella di bastare a noi stessi è una pericolosa illusione. Se la pandemia ci ha fatto toccare con mano la nostra fragilità personale e sociale, questa Quaresima ci permetta di sperimentare il conforto della fede in Dio, senza la quale non possiamo avere stabilità (cfr Is 7,9). Nessuno si salva da solo, perché siamo tutti nella stessa barca tra le tempeste della storia; [2] ma soprattutto nessuno si salva senza Dio, perché solo il mistero pasquale di Gesù Cristo dà la vittoria sulle oscure acque della morte. La fede non ci esime dalle tribolazioni della vita, ma permette di attraversarle uniti a Dio in Cristo, con la grande speranza che non delude e il cui pegno è l’amore che Dio ha riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,1-5).

Non stanchiamoci di estirpare il male dalla nostra vita. Il digiuno corporale a cui ci chiama la Quaresima fortifichi il nostro spirito per il combattimento contro il peccato. Non stanchiamoci di chiedere perdono nel sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, sapendo che Dio mai si stanca di perdonare. [3] Non stanchiamoci di combattere contro la concupiscenza, quella fragilità che spinge all’egoismo e ad ogni male, trovando nel corso dei secoli diverse vie attraverso le quali far precipitare l’uomo nel peccato (cfr Enc. Fratelli tutti, 166). Una di queste vie è il rischio di dipendenza dai media digitali, che impoverisce i rapporti umani. La Quaresima è tempo propizio per contrastare queste insidie e per coltivare invece una più integrale comunicazione umana (cfr ibid., 43) fatta di «incontri reali» ( ibid., 50), a tu per tu.

Non stanchiamoci di fare il bene nella carità operosa verso il prossimo. Durante questa Quaresima, pratichiamo l’elemosina donando con gioia (cfr 2 Cor 9,7). Dio «che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento» (2 Cor 9,10) provvede per ciascuno di noi non solo affinché possiamo avere di che nutrirci, bensì affinché possiamo essere generosi nell’operare il bene verso gli altri. Se è vero che tutta la nostra vita è tempo per seminare il bene, approfittiamo in modo particolare di questa Quaresima per prenderci cura di chi ci è vicino, per farci prossimi a quei fratelli e sorelle che sono feriti sulla strada della vita (cfr Lc 10,25-37). La Quaresima è tempo propizio per cercare, e non evitare, chi è nel bisogno; per chiamare, e non ignorare, chi desidera ascolto e una buona parola; per visitare, e non abbandonare, chi soffre la solitudine. Mettiamo in pratica l’appello a operare il bene verso tutti, prendendoci il tempo per amare i più piccoli e indifesi, gli abbandonati e disprezzati, chi è discriminato ed emarginato (cfr Enc. Fratelli tutti, 193).

  1. «Se non desistiamo, a suo tempo mieteremo»

La Quaresima ci ricorda ogni anno che «il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno» (ibid., 11). Chiediamo dunque a Dio la paziente costanza dell’agricoltore (cfr Gc 5,7) per non desistere nel fare il bene, un passo alla volta. Chi cade, tenda la mano al Padre che sempre ci rialza. Chi si è smarrito, ingannato dalle seduzioni del maligno, non tardi a tornare a Lui che «largamente perdona» (Is 55,7). In questo tempo di conversione, trovando sostegno nella grazia di Dio e nella comunione della Chiesa, non stanchiamoci di seminare il bene. Il digiuno prepara il terreno, la preghiera irriga, la carità feconda. Abbiamo la certezza nella fede che «se non desistiamo, a suo tempo mieteremo» e che, con il dono della perseveranza, otterremo i beni promessi (cfr Eb 10,36) per la salvezza nostra e altrui (cfr 1 Tm 4,16). Praticando l’amore fraterno verso tutti siamo uniti a Cristo, che ha dato la sua vita per noi (cfr 2 Cor 5,14-15) e pregustiamo la gioia del Regno dei cieli, quando Dio sarà «tutto in tutti» (1 Cor 15,28).

La Vergine Maria, dal cui grembo è germogliato il Salvatore e che custodiva tutte le cose «meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19) ci ottenga il dono della pazienza e ci sia vicina con la sua materna presenza, affinché questo tempo di conversione porti frutti di salvezza eterna.

Roma, San Giovanni in Laterano, 11 novembre 2021, Memoria di San Martino Vescovo.

FRANCESCO

Veglia di Preghiera per la Pace

Si svolgerà  martedì 1 marzo, alle ore 21 nella cripta della Cattedrale di Città di Castello la veglia di preghiera per chiedere al Signore il dono della Pace in Ucraina, il dono della fratellanza ed il dono della conversione dei cuori.

Mons. Domenico Cancian presiederà la preghiera durante la quale saranno proclamati alcuni brani della Sacra Scrittura.

Successivamente si svolgerà una fiaccolata che – passando per piazza Matteotti – avrà come meta la chiesa della Madonna delle Grazie.