Archivi

Città di Castello: cammini francescani sempre più accoglienti e inclusivi, con uno sguardo anche al Giubileo

Nel cuore dell’Umbria, Città di Castello si conferma una delle tappe centrali tra quelle percorse dai pellegrini attratti dai suoi storici cammini e dalla profonda spiritualità che permea il territorio dell’Alta Umbria. Questo è il quadro emerso dall’incontro al quale hanno partecipato il vescovo diocesano Luciano Paolucci Bedini e Angelica Lombardo, presidente dell’associazione “Le Rose di Gerico”, alla presenza del sindaco, Luca Secondi e degli assessori comunali alla Cultura, Michela Botteghi, alle Politiche sociali, Benedetta Calagreti, e al Turismo, Letizia Guerri. Sono stati presentati i dati ufficiali sull’accoglienza della Chiesa diocesana. Il territorio tifernate, da marzo a dicembre 2024, ha accolto nella sola ospitalità donativa di Città di Castello ben 1.507 pellegrini. 

Il numero più significativo – 1.088 unità – riguarda quelli di nazionalità italiana, rilevante anche il numero di quelli provenienti da Germania (71), Francia (63) Brasile (42), Austria (32) e Spagna (36). Le foresterie donative, ricchezza spirituale e sociale del territorio diocesano, hanno ospitato 489 pellegrini nel monastero del Santissimo Crocifisso di Citerna, 473 nell’ostello Pieve de’ Saddi e 1632 nel rifugio Betania di Pietralunga. Il risultato non evidenzia solo l’importanza storica e culturale di questa parte dell’Umbria, ma testimonia anche un crescente interesse per il turismo religioso e per i cammini in generale. Questi sentieri storici non sono solo vie di transito, ma veri e propri itinerari spirituali che donano a chi li percorre un’esperienza profonda, un’immersione nella natura e la connessione con se stessi.

La tradizione del pellegrinaggio, che affonda le radici nei secoli, si è rinnovata nel tempo, attirando un sempre più variegato popolo in cammino. Le statistiche della Statio Peregrinorum di Assisi ci mostrano che il 41,41% dei pellegrini passati per la città di san Francesco sono partiti mossi da motivazioni religiose, 22,80% per motivazioni diverse e l’1,89% per un’esperienza culturale.

Questo anno del Giubileo 2025 – commenta il Vescovo – si incontra con gli anni dei giubilei francescano che termineranno nel 2026 con la memoria della morte di Francesco. Sono delle grandi occasioni perché il nostro territorio possa essere valorizzato in tutte le sue componenti, culturali, storiche, ambientali e soprattutto spirituali. Nel territorio della diocesi di Città di Castello abbiamo la fortuna di veder passare la Via di Francesco, un cammino molto frequentato e che sta rilanciando, non solo l’esperienza di un turismo lento, immerso nella natura che contempla le ricchezze culturali, ma che è anche l’occasione perché molti riscoprano la vicenda francescana che ha attraversato queste terre. Tutta l’attenzione che stiamo ponendo a più livelli sull’accompagnamento dei pellegrini è per creare una mentalità di accoglienza per coloro che attraversano il nostro territorio con molteplici aspettative. Insieme all’Associazione “Le Rose di Gerico”, la Diocesi di Città di Castello sta cercando di implementare l’accoglienza e soprattutto di essere attenta a quei valori fondamentali che oggi il turismo non può dimenticare, come quello molto importante dell’inclusione, dell’attenzione ai più fragili e dell’apertura di quei luoghi che oggi non sono, per alcuni, fruibili”. 

E Città di Castello ogni anno di più sa offrire calda ospitalità e servizi professionali sia nelle diverse tipologie di strutture ricettive, anche di ristorazione e commerciali. L’afflusso del turismo lento, inoltre, ha avuto ripercussioni positive sull’economia locale dando alla città non solo un dato statistico, ma soprattutto un segnale di vitalità e di rinnovamento. Significativa è stata la lettura “oltre i numeri” dell’accoglienza da parte de “Le Rose di Gerico” che ha raccolto i dati statistici e ha sottolineato l’importanza dell’aspetto umano, spirituale e sociale  della cura del pellegrino. 

Non è quindi il solo desiderio di evasione a richiamare ogni anno migliaia di pellegrini, ma qualcosa in più: la ricerca di Dio, il desiderio di conoscere e conoscersi, la necessità di umanità, di sperimentare una socialità diversa. Ed è in questi incontri, fugaci ma profondi, che l’ospitalità gioca un ruolo fondamentale: è la porta aperta del luogo attraversato e la mano tesa della sua comunità”, dice Angelica Lombardo, presidente de “Le Rose di Gerico”.

Durante l’incontro sono state presentate alcune iniziative proposte per l’Anno giubilare, prime in ordine temporale la conferenza “Oltre i limiti: turismo lento e cammini inclusivi” prevista per il prossimo 15 marzo, e il corso di conduzione della Joëlette, un ausilio da trekking per persone con disabilità, il giorno seguente, 16 marzo.

È stata un’occasione, quella di stamattina, per toccare tematiche importanti che hanno visto la partecipazione di autorità religiose e civili attente e aperte a nuove possibilità di dialogo su tematiche quali l’accoglienza e l’accessibilità dei cammini per un turismo più inclusivo. Due momenti significativi, quelli proposti,che fanno parte di un più ampio progetto che, con la Diocesi, abbiamo fortemente voluto proporre nei primi mesi del Giubileo della Speranza”, ha detto Angelica Lombardo.

“Città di Castello e il comprensorio altotiberino – commenta l’assessore alle Politiche sociali, Benedetta Calagreti si confermano quale territorio di confine apprezzato e frequentato da pellegrini di tutto il mondo. La sinergia positiva che da tempo si è attivata fra la diocesi, con il vescovo Paolucci Bedini e tutto il clero, le associazioni, i luoghi di culto e le istituzioni comuni in testa, è senza dubbio un elemento fondamentale per costruire progetti futuri in vista di grandi eventi a livello mondiale legati al giubileo e alla figura di Francesco. Progetti che vedono al centro le persone di ogni provenienza senza barriere e con tanta inclusione, amore e accessibilità ad ogni luogo – ha concluso Calagreti – nel nome della santa Margherita da Città di Castello che è il simbolo universale dell’inclusività”.

Durante l’incontro sono state elencate anche le numerose iniziative per il Giubileo che si susseguiranno durante l’anno e il timbro che celebra gli 800 anni del il Cantico delle Creature, a disposizione dei pellegrini nella chiesa di san Francesco.

 

Caritas diocesana di Città di Castello: il bilancio di un biennio a servizio di chi fa fatica

In Italia, la realtà sociale presenta un volto preoccupante: una persona su dieci vive in condizioni di indigenza, senza la possibilità di accedere a beni e servizi essenziali. Questa statistica, che colpisce in modo particolare le fasce più vulnerabili della popolazione, racconta di una crisi che non riguarda solo la mancanza di risorse economiche, ma anche l’assenza di opportunità e diritti fondamentali. Non si tratta solo di privazioni materiali, ma anche di isolamento sociale e mancanza di accesso a servizi sanitari, educativi e culturali. 

Povertà ed esclusione sociale

Le persone in difficoltà spesso si trovano escluse da una società che sembra dimenticarsene, vivendo in un circolo vizioso di disagio e mancanza di prospettive.  In questo contesto, la presenza di organizzazioni di assistenza e solidarietà si rivela fondamentale. Di questo hanno parlato Gaetano Zucchini, direttore della Caritas di Città di Castello, il vescovo diocesano mons. Luciano Paolucci  Bedini e Benedetta Calagreti, assessora alle Politiche sociali del Comune tifernate, nella conferenza stampa che si è tenuta nella mattinata di martedì 11 febbraio.

La Caritas diocesana nel 2023 e 2024

I dati dell’ultimo biennio, presentati dal direttore Zucchini, evidenziano l’urgenza di una situazione che richiede un’azione seria e coordinata da parte delle istituzioni e dell’intera comunità. Nel 2023, la Caritas diocesana ha focalizzato la sua attività in particolare sulla distribuzione di beni materiali e sui servizi offerti dalla mensa e dall’emporio, che hanno assicurato cibo e beni di prima necessità. 

Nel 2024, l’Emporio della Solidarietà ha emesso 375 tessere, 66 destinate a bambini di età compresa tra zero e tre anni, e assistito 1.074 persone, per un totale di 4.771 ingressi tra gli scaffali. Nel 2024, all’Emporio sono aumentate sia le persone (+23) con oltre 65 anni di età (in totale sono state 102), sia i minorenni, con 19 tessere in più e un totale di 333 assistiti. Quella fra 30 e 64 anni è la fascia di età con il maggior numero di utenti, 469 persone. Il valore economico complessivo distribuito ammonta a 187.194,48 euro. 

La Mensa diocesana ha servito pasti caldi a 83 persone, erogandone tra i 70 e i 75 al giorno, sei giorni su sette a settimana. L’assistenza è stata estesa anche all’alloggio, con iniziative volte a fornire soluzioni abitative temporanee e dignitose e un servizio di ascolto, orientamento e consulenza, per garantire l’accesso a cure e informazioni sanitarie. 

I progetti 8xmille e le iniziative diocesane

I cinque progetti realizzati grazie ai fondi dell’8xmille destinati alla Chiesa cattolica hanno interessato i settori dei beni primari, dell’istruzione, dell’occupazione e della salute. Anche quella sanitaria è una povertà crescente, come testimoniano i dati degli ultimi mesi sull’impossibilità per molti di accedere alle cure mediche. La Caritas diocesana, per rispondere alle crescenti necessità del territorio, a Natale ha lanciato un appello alle parrocchie dando vita all’iniziativa “La spesa sotto l’albero”. Questo progetto, nato per raccogliere prodotti di prima necessità per le famiglie in difficoltà, grazie alla generosità di molti, ha raccolto beni per circa novemila euro: 1.422 confezioni di pasta, 113 di riso, 156 di zucchero, 193 di biscotti, 154 di latte, 938 di scatolame, 166 di alimenti per bambini e 98 bottiglie di olio. 

Il ruolo della Caritas tifernate

“Come ufficio pastorale – spiega Zucchini -, per noi è importante essere attenti alle persone nell’ascolto e nell’assistenza, cercando di fare un lavoro di rete per coinvolgere la collettività. È bello che Caritas animi la comunità e sia riconoscibile non solo per le mani tese, ma anche per la sua capacità di mobilitare risorse umane e materiali”. “La Caritas – ha spiegato il vescovo Luciano nel suo intervento – non è un’impresa sociale, ma è l’espressione più profonda della carità cristiana. Prima di tutto è un osservatorio e un centro di ascolto. Infatti, se ci riflettiamo bene, dietro tutti i motivi di povertà che si possono leggere nei dati, di fatto c’è sempre una povertà esistenziale”. Continuando a parlare di comunità e solidarietà ha detto: “I poveri non sono della Caritas, ma sono nostri concittadini, tutti dovremmo sentirci quindi attivi e partecipi del sostegno alla fragilità di tanti”. Le parole del Vescovo invitano tutti a guardare oltre le statistiche, a riconoscere la dignità di ogni persona, sottolineando che la povertà non è solo materiale, ma che spesso si accompagna alla solitudine e alla mancanza di ascolto.

La povertà in Italia

I dati sulla povertà in Italia evidenziano una preoccupante interconnessione tra povertà economica ed educativa: il 7,3% della popolazione ha conseguito solo la licenza media inferiore. Questa situazione genera un circolo vizioso, dove l’istruzione limitata riduce le opportunità lavorative, contribuendo così a perpetuare la povertà. Nonostante una persona su quattro abbia un lavoro stabile, molti chiedono aiuto, disegnando una società nella quale il lavoro non sempre garantisce sicurezza economica. Questa precarietà lavorativa crea incertezza, colpendo in particolare le famiglie con minori. Il peso dell’indigenza grava sempre più sulla popolazione anziana, che registra un aumento della percentuale di povertà, passando dal 12,1 al 13,4 per cento. Il 56,5% delle famiglie in difficoltà hanno dei minori nel proprio nucleo, evidenziando una crescente vulnerabilità tra le generazioni più giovani.

 

XXXIII Giornata Mondiale del Malato

La XXXIII Giornata Mondiale del Malato, istituita da Papa Giovanni Paolo II nel 1992, è un’occasione speciale per riflettere sulla sofferenza, la cura e il valore della solidarietà verso chi vive momenti di malattia. Celebrata ogni anno l’11 febbraio, in concomitanza con la memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, questa giornata è un richiamo universale alla compassione e alla vicinanza. Il tema scelto per ogni anno offre uno spunto per meditare su aspetti fondamentali dell’assistenza e dell’umanità. Recentemente, Papa Francesco ha sottolineato il valore di una cura che non è solo tecnica, ma anche umana, capace di ascoltare e accompagnare chi soffre. La riflessione per questa giornata si articola su alcuni punti chiave:

1. La centralità del malato: Ogni persona malata non è solo destinataria di cura, ma anche soggetto di dignità e rispetto. Nella malattia, l’essere umano si rivela nella sua fragilità e forza interiore,
mostrando il bisogno di amore, attenzione e comunità.
2. Il ruolo della fede: Per molti credenti, la malattia è un momento di profonda introspezione e un’opportunità per avvicinarsi a Dio. Maria di Lourdes è spesso invocata come conforto e modello
di fiducia nella Provvidenza.
3. La responsabilità della società: La Giornata del Malato richiama anche l’impegno collettivo per un sistema sanitario equo e accessibile, dove ogni individuo possa ricevere cure dignitose,
indipendentemente dalla condizione sociale o economica.
4. Il dono della prossimità: La vicinanza ai malati, siano essi familiari, operatori sanitari o volontari, è una forma di amore concreto. Accudire il malato non è solo un gesto professionale, ma
un atto di profonda umanità.
La riflessione su questa giornata ci invita a guardare alla sofferenza non come un momento di solitudine, ma come un’occasione per crescere nella solidarietà e nella compassione. Come dice il Salmo 41: “Beato chi ha cura del debole; nel giorno della sventura il Signore lo libererà”. Il Vescovo Luciano Paolucci Bedini presiederà la Santa Messa presso la Cappella del locale ospedale
alle ore 9 dell’11 febbraio. Presso la Libreria del Sacro Cuore è a disposizione dei parroci e di chi fosse interessato tutto il materiale divulgativo.

Nuovi ministri per la Chiesa tifernate

Un dono per la comunità

Un dono non soltanto per le comunità di appartenenza ma per tutta la Chiesa tifernate che domenica 26 gennaio, III domenica del tempo ordinario dedicata alla Parola, si è radunata attorno al proprio Vescovo e al presbiterio, per l’istituzione di nuovi ministri laici. Sono infatti 21 i lettori istituiti, assieme a 4 accoliti e 6 ministri straordinari della Comunione. Uomini e donne che, scelti dalle loro comunità attraverso il saggio discernimento dei parroci, hanno partecipato ai vari incontri di formazione proposti dall’Ufficio liturgico di Città di Castello; che hanno accettato, prima di tutto, di mettersi al servizio della Chiesa, come ha ricordato loro il Vescovo Luciano durante l’omelia, scegliendo non un podio dove salire ma lo scalino nel quale scendere per essere il più piccolo come ricorda Gesù a tutti i suoi servi/ministri: «chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore» (Mt 20,26).

Annunciatori, catechisti, educatori alla vita sacramentale

Il Vescovo ha infine ricordato che proprio il servizio è la logica di Dio, il “potere” che ha dato a ciascuno di esercitare, non per sé stessi ma rivolto e “sprecato” sempre per gli altri, il popolo che ci è affidato. I nuovi lettori, come ci ricorda il Motu proprio Ministeria quaedam e il documento CEI i ministeri nella Chiesa, non sono semplici proclamatori della Parola durante le celebrazioni liturgiche, ma veri e propri «annunciatori, catechisti, educatori alla vita sacramentale, e evangelizzatori a chi non conosce o misconosce il Vangelo» (Cfr. i Ministeri della Chiesa), accogliendo, conoscendo, meditando e trasmettendo la Parola di Dio.

Non solo “presenza” ma “vicinanza”

Gli accoliti invece, non sono semplici “presenze” attorno ai ministri ordinati ma curatori ed educatori del servizio liturgico che, mettendoli a contatto con il corpo piagato di Cristo, li rende  strumento del Suo amore e della Chiesa nei confronti dei deboli e gli infermi. Non solo “presenza” ma “vicinanza” a tutte le membra del corpo, soprattutto quelle che soffrono.
È questa “nuova” prospettiva che donerà, non soltanto forze, ma soprattutto vitalità alle comunità dove i nuovi ministri presteranno il loro servizio; sappiano, con l’aiuto e il sostegno dei sacerdoti e diaconi e di tutta la comunità, fare come i servi delle Nozze di Cana (Gv 2,1-11): riempire le giare fino all’orlo, andando al di là dei propri limiti, perché ci sia vino nuovo per tutti i commensali al banchetto preparato dal Padre.

Apertura del campanile e visite guidate alla Basilica Cattedrale

Il prossimo sabato 8 febbraio, dalle ore 10 alle ore 12.30, il campanile cilindrico sarà aperto al pubblico. In concomitanza con gli orari di apertura, sarà attivo il servizio di visite guidate gratuite presso la Basilica Cattedrale.

La storia

Il Campanile cilindrico, ubicato vicino alla Basilica Cattedrale dei SS. Florido e Amanzio e all’antica canonica, rappresenta uno dei simboli architettonici di Città di Castello. Il monumento, costituisce uno dei rari esempi di struttura cilindrica che lo rende particolare, caratteristico ed assolutamente inconfondibile. Sulle origini della sua costruzione non esiste una documentazione specifica. Poche annotazioni indirette ci giungono attraverso le “Memorie ecclesiastiche e civili di Città di Castello” del vescovo tifernate Mons. Giovanni Muzi. Il riferimento più antico risale all’anno 1283 quando il Comune tifernate destina…una “rata” di moneta da devolvere alla “già cominciata costruzione del Campanile della Cattedrale”. Alcune ricerche condotte dallo studioso Mario Salmi lo datano al sec. XI riscontrando nei metodi costruttivi che in “tempo romanico” giungono dall’aretino, tipici dell’arte bizantino-ravennate, un movimento che faceva capo all’architetto Maginardo. Il campanile sorgeva isolato sul sagrato, prima dell’ampliamento rinascimentale della sacrestia della Basilica Cattedrale che finì per celarne l’ingresso originale; ancora testimoniato dall’archetto in cotto e dal sottostante stipite in pietra su cui si appoggia. Gli strati del paramento murario ci indicano le diverse fasi di realizzazione. La parte inferiore romanica è la più antica(sec. XI-XII) ed è realizzata a piccoli conci di pietra, mentre la congiunzione superiore gotica, caratterizzata da un doppio ordine di aperture di pietra arenaria, indica interventi successivi risalenti al 1283-84. La costruzione si completa forse già verso la metà del XIV secolo. Infatti nel 1369 “il Capitolo col permesso del vescovo provvede alla restituzione di 100 fiorini d’oro avuti in prestito da Gerozzo di Piero per ripristinare i tetti della chiesa e del campanile ed i beni della Canonica devastati l’8 luglio 1368”. Ancora un altro documento attesta che il 22 agosto del 1480 in una “Volta del Campanile del Duomo” si conservavano le carte dei privilegi e riforme degli uffici civili.

I numeri del campanile

La struttura, alta 43,50.mt. con un diametro medio di 7 mt. ed uno spessore medio della muratura di 1mt, termina con un coronamento a cono in cui è ubicata la cella campanaria ospitante 3 campane. A piano terra dove in origine era l’ingresso, oggi in parte celato dalla costruzione dell’adiacente Basilica, è ubicata la sacrestia. L’accesso attuale si trova a livello superiore e si raggiunge tramite una scala a chiocciola in pietra ricavata nello spessore delle murature di un fianco della Cattedrale. Proseguendo attraverso un piccolo ballatoio realizzato su arco in mattoni, si raggiunge la sommità tramite sistemi di scale e pianerottoli di sosta ricostruiti in legno di castagno. Nella cuspide è stata reinstallata la sfera di metallo ricoperta di lamine di oro zecchino in sostituzione della precedente deteriorata dal tempo al cui interno è stata collocata una pergamena a ricordo dei lavori di ristrutturazione e consolidamento effettuati.

Hub Hotel e Istituto “Patrizi-Baldelli-Cavallotti” alleati su alimentazione, sostenibilità e formazione

Giovani e ragazzi, la loro alimentazione quotidiana, uno sguardo al pianeta intero e ai grandi temi della sostenibilità, dell’impatto sui cambiamenti climatici, dello spreco e del recupero delle eccedenze. Sono stati questi alcuni dei temi dell’incontro formativo dal titolo “Nutri la mente e il pianeta: educazione su cibo e spreco alimentare”, che si svolto stamattina presso l’Hub Hotel di Gubbio.

L’iniziativa, rivolta agli studenti delle classi terze delle scuole secondarie di primo livello, è stata concepita per sensibilizzare i giovani sulla riduzione dello spreco alimentare, promuovendo comportamenti responsabili e consapevoli; la sostenibilità ambientale e alimentare, in linea con gli Obiettivi 2030 dell’Onu per la fame zero, il consumo e la produzione responsabili, la lotta contro il cambiamento climatico; e ancora, la sensibilizzazione sul legame tra scelte alimentari e benessere globale, con particolare attenzione agli impatti sul clima e sulle risorse naturali. Gli studenti eugubini presenti, provenienti da alcune classi della “Mastro Giorgio – Nelli”, hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con esperti del settore e di approfondire tematiche fondamentali per il loro futuro, tenendo anche conto dei fabbisogni formativi e professionalizzanti del territorio eugubino e umbro.

La prima iniziativa dopo la firma del protocollo

Si tratta della prima iniziativa che nasce dal protocollo di intesa siglato tra l’Istituto di istruzione superiore “Patrizi-Baldelli-Cavallotti” di Città di Castello e Hub Hotel di Gubbio. Un accordo per promuovere iniziative di valorizzazione del territorio e rafforzare le opportunità formative e professionali per gli studenti. La firma, avvenuta nel dicembre scorso alla presenza della dirigente scolastica, prof.ssa Valeria Vaccari, e di mons. Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Gubbio e di Città di Castello, ha segnato un passo significativo nella costruzione di un modello di collaborazione tra il mondo della scuola e il tessuto economico-sociale locale.

Come nasce l’intesa tra Hub Hotel e alberghiero tifernate

Il protocollo sottoscritto si basa sull’impegno condiviso delle parti a rafforzare il legame tra istruzione, lavoro e comunità, perseguendo obiettivi fondamentali come la valorizzazione dell’identità storico-culturale del territorio dell’Alto Tevere umbro, promuovendo iniziative che ne preservino la memoria e lo sviluppo; il supporto alla formazione professionale e all’orientamento lavorativo per i giovani, con particolare attenzione alle categorie svantaggiate; la promozione di un’ospitalità sostenibile e inclusiva, che metta in rete le eccellenze locali e le risorse del territorio; la sensibilizzazione sulle tematiche della sostenibilità e dell’Agenda 2030 dell’Onu, con riferimento agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs). Le finalità del protocollo trovano espressione in un ampio ventaglio di attività e progetti concreti, che includono: l’organizzazione di eventi culturali e formativi, come seminari, convegni, contest e concorsi; lo sviluppo di laboratori e moduli didattici innovativi, per integrare le competenze trasversali nel percorso di apprendimento; la collaborazione per progetti di ricerca e sviluppo in partnership con istituzioni nazionali e internazionali; iniziative per la promozione del turismo religioso e sostenibile, valorizzando il patrimonio artistico, spirituale ed enogastronomico locale.

Il “videoracconto” dell’incontro con i ragazzi

 

Rughi: “Hub Hotel contro gli sprechi”Con la giornata di oggi – spiega Lorenzo Rughi della società Hub Gubbio srl – abbiamo inaugurato una serie di attività che intendiamo portare avanti insieme all’Istituto alberghiero di Città di Castello. Siamo un hotel, una struttura ricettiva di proprietà ecclesiastica che è radicata nel territorio da tanti anni e che con i giovani ha sempre lavorato nel campo della formazione. Quindi con l’istituto tifernate condividiamo tanti obiettivi. Proprio per questo a dicembre è stato siglato un accordo di collaborazione tramite il quale insieme metteremo in piedi tante attività, convegni, attività formative specifiche, attività che possono servire a noi e a loro per sviluppare ciascuno il proprio ambito di azione e di intervento. Noi siamo attenti a molti dei temi che sono stati trattati oggi, in particolare quello dello spreco alimentare. Cerchiamo di seguire delle linee guida anche nella nostra struttura per cercare di limitare al massimo lo spreco del cibo. Abbiamo adottato anche il sistema della filiera corta per l’approvvigionamento del cibo per la nostra struttura, abbiamo qui un orto che produce le verdure di stagione che servono al ristorante, quindi diciamo che con questa prima giornata inauguriamo una serie di attività che hanno al centro i giovani e siamo contenti della risposta che c’è stata oggi da parte delle scuole di Gubbio a questo appello e speriamo in futuro di collaborare proficuamente con l’Istituto Patrizi-Baldelli-Cavallotti”.Giannelli: “Si potrebbe risolvere il problema della fame nel mondo…” Tra gli interventi della mattinata, c’è stato quello di don Leonardo Giannelli, per vent’anni missionario della Chiesa eugubina in America Latina. “Che bello aver avuto l’opportunità – dice il sacerdote umbertidese – di partecipare a questa iniziativa che coinvolge le diocesi di Gubbio e Castello e gli enti che si occupano di educazione su temi turistici, ristorazione e spreco alimentare. Un tema che appassiona se pensiamo che lo spreco alimentare coinvolge un terzo del prodotto totale alimentare fatto nel mondo. Stamattina abbiamo scoperto insieme che, se solo un terzo di questo spreco diventasse utile, potremmo risolvere il problema della fama nel mondo. È importantissimo coinvolgere i ragazzi su questi temi, aprire il loro cuore al fatto etico che è dietro a tutto ciò e scoprire insieme che gestendo meglio comportamenti quotidiani potremmo veramente dare un apporto fondamentale. Io personalmente – racconta il sacerdote, responsabile del Centro missionario diocesano – l’ho vissuto e lo continuo a vivere nel rapporto con le missioni eugubine in Latinoamerica, dove abbiamo portato avanti tutto un percorso di formazione e poi attivazione di piccole imprese turistiche e dove questi temi li abbiamo fatti diventare un po’ il cuore della formazione dei ragazzi”.Zara: “Gubbio ha bisogno di professionisti della ricettività” “Come Istituto Patrizi-Baldelli-Cavallotti – racconta il prof. Luca Zara, uno dei relatori dell’incontro di oggi – qui a Gubbio abbiamo presentato alcune delle attività che facciamo ogni giorno con i nostri studenti e soprattutto quelle legate all’agenda 2030 dell’Onu. Quindi, in particolare, a tre obiettivi: lo spreco alimentare, la tutela e la salvaguardia del nostro pianeta e la riduzione di sprechi alimentari anche in un’ottica di sana alimentazione. Con i ragazzi della scuola secondaria di primo grado di Gubbio abbiamo fatto una panoramica di questi argomenti, che sono quelli che trattiamo ogni giorno nella nostra scuola soprattutto nell’indirizzo enogastronomia e ospitalità alberghiera. L’istituto alberghiero a Città di Castello esiste ormai da 23 anni e gli studenti di Gubbio sono un po’ anche il nostro fiore all’occhiello perché molti degli ex studenti della nostra scuola oggi sono imprenditori e ristoratori qui nel territorio. Quindi oggi abbiamo voluto trasmettere anche alle nuove leve quello che è il lavoro nella ristorazione e nel turismo, che è la nostra missione, quello che insegniamo ogni giorno. Questa città ha grandi necessità di professionisti nel campo del turismo, dell’enogastronomia e di tutto ciò che è legato appunto alla ristorazione e all’hotelleria. Per noi – conclude Zara, che è coordinatore dell’indirizzo enogastronomia e ospitalità alberghiera dell’istituto – è importante farci conoscere in questa realtà eugubina, perché noi formiamo personale che poi speriamo sia impiegato nelle realtà ristorative di Gubbio, che spesso ci contattano proprio per avere personale qualificato”.

Essere donne e teologhe

Nell’ambito della Scuola diocesana di formazione teologica – con il sostegno di varie realtà ecclesiali e di gruppi impegnati nel sociale – è sorta a Città di Castello l’iniziativa di una serie di approfondimenti del tema dell’apporto femminile allo studio teologico ed alla riflessione sulla missione della Chiesa. È stato un grande dono del Concilio Vaticano II avere aperto alle donne – laiche e consacrate – gli studi teologici. Ne è scaturito, in questi decenni, un notevole stimolo alla ricerca e un importante contributo allo studio della sacra scrittura e della teologia in genere.

Il contributo femminile

Un contributo femminile “ sapiente” capace di smussare certe rigidità e di superare schemi di pensiero inattaccabili ma desueti. Importante, anche in Italia, il contributo delle donne all’insegnamento nelle varie facoltà teologiche e notevole la loro produzione letteraria. Si può parlare di teologia femminile? Forse non è corretto in quanto non esiste un sapere solo maschile o solo femminile. Di certo però le donne , con il loro lavoro e la loro riflessione hanno aperto orizzonti nuovi di comprensione, approfondito alcune tematiche ritenute marginali che non erano certamente tali, dipanato con particolare sottigliezza varie questioni irrisolte. 

Gli appuntamenti

Come primo passo di questa iniziativa, a Città di Castello – nella sede del Vescovado, sala Santo Stefano – ogni volta alle ore 17 si svolgeranno tre conferenze: – 29 gennaio: la prof. Rosanna Virgili terrà una lezione dal titolo: Le donne nei processi di pace. A partire da figure bibliche femminili ; – 19 febbraio: la prof. Emanuela Buccioni tratterà il tema: Maschio e femmina li creò. Relazione infranta?; – 5 marzo: la prof. Letizia Tomassone, pastora della chiesa Valdese, parlerà su tema: Il potere delle donne o donne di potere .

È invitato chiunque abbia interesse.

Con la nostra gente, i preti e il popolo uniti contro la violenza della guerra

La storia si svela attraverso i documenti e le testimonianze dirette di coloro che vissero un’epoca di contrasti e drammi: gli anni dal 1940 al 1944. Un periodo segnato da grandi difficoltà per il popolo italiano che, insieme ai sacerdoti, condivise una vita stravolta da conflitti armati, razionamenti, bombardamenti e piegata dall’oppressione del regime fascista. Sono questi gli eventi al centro del convegno di studi dal titolo “Con la nostra gente. Preti e popolo in Alta Valle del Tevere tra guerra e Resistenza”, organizzato dall’istituto “Venanzio Gabriotti” di Città di Castello e dal Museo della resistenza di Sansepolcro, insieme agli archivi storici diocesani delle due città. La prima sessione del convegno, che si è tenuta a Città di Castello, si è aperta con i saluti del vescovo della Chiesa tifernate Luciano Paolucci Bedini e del sindaco di Città di Castello, Luca Secondi . I lavori della mattinata sono iniziati con la relazione introduttiva di Alvaro Tacchini che si è concentrato su alcune figure di preti che si trovarono a svolgere un ruolo cruciale, non solo come guide spirituali, ma anche come attivisti e difensori dei diritti umani.

I documenti

Documenti, diari, relazioni e testimonianze orali dalle quali i relatori attingono per costruire una narrazione fatta di avvenimenti che vedono protagonisti i sacerdoti e le comunità locali. Dagli interventi di Roberto Allegria (I preti partigiani), Diego Brillini (I sacerdoti nel passaggio del fronte tra i territori di Monte Santa Maria Tiberina e di Citerna), Nadia Burzigotti (I sacerdoti nel passaggio del fronte sull’Appennino umbromarchigiano), Francesco Orlandini (I sacerdoti tra partigiani e tedeschi) e Giulia Farinelli, emergono storie di coraggio e di solidarietà. Come quella di don Vittorio Boscain , parroco a Monte Santa Maria Tiberina, che racconta: “Le truppe tedesche, dopo aver compiuto più volte atti di violenza, rapine, infami estorsioni a danno del mio popolo, la sera del giorno otto luglio 1944 un maresciallo tedesco, specializzato nelle mansioni terroristiche, fece uscire dai ricoveri tutte le persone del paese e, tutte riunite e rinchiuse nel cortile del castello Boncompagni a colpi di fucile mitra sparati senza alcun preavviso per terrorizzare le donne e i bambini, intimò la separazione delle donne dagli uomini”.

Le testimonianze

Don Angelo Ascani , parroco di Citerna, scrive: “Un soldato tedesco mi prelevò nel rifugio, sotto accusa di essere ‘pastore traditore’. Dodici mitra e una rivoltella vidi puntati contro di me, lungo la scalinata del municipio citernese, da quei ceffi divenuti nemici. La vera causa era che la popolazione citernese s’era rifugiata nel cappellone a S. Francesco, per la quale ogni giorno andavo a celebrare la messa o a recitare il rosario”. Don Giuseppe Raichi , parroco di Celalba assunse sempre un atteggiamento ostile nei confronti dei fascisti. Nel 1943 andarono a prelevarlo, ma furono battuti dall’astuzia del sacerdote, che seppe dileguarsi al momento opportuno. Rita Casi , testimone degli avvenimenti racconta: “Don Giuseppe nella sua funzione di sacerdote aiutava tutti coloro che avevano bisogno e soprattutto coloro che erano contrari al partito, perché erano isolati da tutti e privati anche del necessario. Un giorno, mentre le bambine del paese giocavano a campana nella piazzetta antistante la chiesa di Celalba, videro arrivare un gruppo di uomini vestiti di nero, con un buffo cappello con una nappa che penzolava e armati di un manganello.Chiesero dove fosse don Giuseppe, che fu avvisato della loro presenza. Si affacciò alla porta della chiesa e capì subito di cosa si trattava. Disse soltanto che rientrava a prendere il breviario ma non uscì più. Alcuni ragazzi che si trovavano in chiesa lo videro scappare attraverso una porticina che dava nel campanile per poi correre attraverso i campi verso Montone. Per più mesi non lo videro tornare in paese”.Alcuni sacerdoti ebbero anche il ruolo di patrioti e sostenitori, a tutti gli effetti preti partigiani, come don Marino Ceccarelli a Morena, don Augusto Giombini a Pieve di Graticcioli, don Pompilio Mandrelli e don Paolo Nardi. La seconda sessione del convegno di studi si terrà a Sansepolcro sabato 25 gennaio , presso l’Auditorium Santa Chiara, con inizio alle 9.30.

Attività dell’archivio storico diocesano e della biblioteca “Storti-Guerri”

Nell’anno 2024 la sala consultazione dell’Archivio Storico Diocesano e della Biblioteca Diocesana “Storti – Guerri” di Città di Castello ha registrato 804 accessi, con un aumento del 3,6% rispetto all’anno precedente, quando erano stati 776. Dal 2013 al 2024 gli accessi sono stati 7.889, per una media annuale di 657 (l’anno con il maggior numero di accessi, 875, è stato il 2019). Sul totale, 458 accessi sono stati dovuti a ricerche d’archivio e 346 a studi in biblioteca (nel 2023 erano stati registrati 440 accessi per l’archivio e 338 per la biblioteca).

Il servizio prestiti

I prestiti librari si sono mantenuti approssimativamente sui livelli dell’anno precedente, con 158 prestiti, a fronte dei 153 del 2023, e un lieve aumento del 3,2%. Le domande di studio presentate e accolte sono state 52 (erano state 49 nel 2023, 41 nel 2022 e 46 nel 2021); gli studiosi provengono in maggior parte dall’Alta Valle del Tevere (Città di Castello, San Giustino, Umbertide, Citerna e Montone), ma non mancano gli stranieri, con provenienze da Germania, Francia, Stati Uniti d’America e Giappone.

L’attività di schedatura

Nel corso dell’anno 2024, la bibliotecaria dott.ssa Cristiana Barni ha schedato 1.192 libri, di cui 234 antichi e 958 moderni (654 nel 2023, 1.130 nel 2022, 953 nel 2021, 482 nel 2020); il bibliotecario dott. Leonardo Tredici ne ha schedati 404, per complessive 1.596 nuove schede tra libri e opuscoli. Il totale di schede bibliografiche relative alla biblioteca presenti nel catalogo informatico del Polo Biblioteche Ecclesiastiche è di 14.226 volumi (erano 12.672  nel 2023, 11.777 nel 2022, 10.33 nel 2021, 9.506 nel 2020 e 8.765 nel 2019), per un totale di 16.099 copie (erano 14.404  nel 2023, 13.292 nel 2022), consultabili sia dal sito https://beweb.chiesacattolica.it che dal sito https://www.iccu.sbn.it.

La riapertura dopo la pausa nataliza

Nei giorni scorsi, al termine della pausa per le vacanze natalizie, la sala studio ha riaperto al pubblico con il consueto orario: da lunedì a venerdì ore 8,30-12,30 e il mercoledì anche dalle 15 alle 19.