Ultimo appuntamento con gli incontri rivolti a tutta la cittadinanza da titolo “L’inquietudine invoca la pace”, organizzati dall’Ufficio scuola IRC di Città di Castello.
Venerdì 17 alle 17.30 presso l’auditorium san Giovanni Decollato, la prof.ssa Serena Detti, docente di religione e dottoranda in Scienze bibliche, guiderà l’incontro dal titolo “Un orizzonte biblico per le nostre inquietudini”
L’itinerario 2023-2024 della Scuola Diocesana di Formazione Teologica (SDFT Cesare Pagani – 1975), pensato in coerenza con quelli degli anni precedenti, porta come titolo: Chiesa e mondo dal Concilio Vaticano II al terzo anno del processo sinodale della Chiesa italiana. Il sottotitolo ne chiarifica l’orizzonte, lo svolgimento, le modalità e i contenuti specifici: Verso il Giubileo, con “sapienza”, consapevoli che lo “sviluppo”, correttamente inteso, “è il nuovo nome della pace” (PP 76-80.87). Saranno attivati tre moduli, caratterizzati ognuno da tre incontri e un laboratorio, per un totale di 12 appuntamenti ordinari, cui vanno aggiunti, tre eventi straordinari, capaci di suscitare un più esteso interesse generale.
Per il settimo anno consecutivo, l’itinerario è stato studiato appositamente per sostenere, a livello formativo, il cammino dell’intera comunità diocesana. Quanto al calendario, si è deciso di mantenere quello tradizionale: inizieremo dopo san Florido e termineremo all’inizio di maggio 2024. Come sede, è sembrato opportuno gravitare su Madonna del latte,
in cui è possibile usufruire del salone, per gli incontri ordinari, ed, eventualmente, della chiesa, per quelli straordinari. Quest’anno, per la prima volta, l’intero itinerario è stato elaborato in stretta collaborazione con l’Associazione Ospedale da campo, il mensile l’altrapagina e il Movimento per la vita.
… questa citazione della scrittrice del Burkina Faso Sobonfu Somè rappresenta una verità fondamentale di ogni cristiano: essere coinvolti da Dio stesso, per qualcosa, che è suo e suo
soltanto, di assai più grande di ogni nostra capacità e merito. Ben esprime la ministerialità che si rende necessaria nella vita della Chiesa. «I ministeri costituiscono una grazia, ossia un dono che lo Spirito Santo concede per il bene della Chiesa; e comportano pure, per quanti li assumono, una grazia, non sacramentale, ma invocata e meritata dall’intercessione e dalla preghiera della Chiesa» (CEI, Evangelizzazione e ministeri, 1977 n. 62). I ministeri istituiti del Lettore e dell’Accolito, che Papa Francesco con la modifica del Can.230 §1 del CJC ha dato anche l’accesso al sesso femminile con lettera “Motu Proprio” del 10 Gennaio 2021 e quello del Catechista, istituito dal Papa Francesco con Lettera “Motu Proprio” “Antiquum Ministerium” del 10 Maggio 2021 sono prima di tutto doni dello Spirito Santo che necessitano di essere riconosciuti, carismi che successivamente devono essere esercitati in maniera stabile a favore della comunità per l’edificazione del Regno. Essendo doni, essi sono in primo luogo risposta ad una vocazione, che chiama alla donazione di sé, alla disponibilità radicale, ad essere e ad agire nella Chiesa secondo lo specifico di ogni ministero (cfr. CEI, I ministeri nella Chiesa, n. 4/d). Risposta ad una vocazione per il bene delle comunità in cui la fede si esprime e si rafforza per il bene di tutto il corpo di Cristo che è
la Chiesa. Per questo ogni risposta non è per un bene esclusivo o per una “esigenza” pastorale ma per una vera e propria chiamata alla corresponsabilità.
La Chiesa di Città di Castello, con una serie di incontri formativi che si sono svolti nei mesi di maggio e settembre, ha iniziato a riflettere sulla preziosità di una ministerialità condivisa e alla
presa di coscienza di questi particolari doni che verranno istituiti dal Vescovo S.E. Mons Luciano Paolucci Bedini nella Solennità di Cristo, Re dell’universo il 26 novembre alle ore
18:30 nella chiesa Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio. Precedentemente, l’8 e il 15 novembre, gli ammessi ai ministeri laicali si incontreranno per un ulteriore approfondimento curato dall’ufficio Liturgico diocesano per comprendere maggiormente della bellezza di “rispondere” a qualcosa di assai più grande che la Chiesa confermerà attraverso il Rito di istituzione per far nascere in sé il desiderio: Ora si compie il disegno del Padre: fare di Cristo il cuore del mondo. (Lunedì della II settimana del Salterio del T. O. – 3^ Antifona ai Vespri).
Lo scopo ultimo e sublime della liturgia di cui la ministerialità è a servizio è quella di raggiungere la misura della pienezza di Cristo compiendo così “il disegno del Padre”; ma, come
ci ricorda la Lettera ai fedeli laici (2005) della CEI: «solo coniugando i nostri rispettivi e complementari compiti, di pastori, di religiosi e di laici, la Chiesa sarà in grado di “fare di Cristo il cuore del mondo”».
In occasione della prossima Giornata Mondiale dei Poveri del 19 Novembre 2023 vengo a sollecitare un’attenzione particolare a questo momento. La Carità della Comunità cristiana deriva dalla Carità di Dio che ama infinitamente tutti e per questo riserva un’attenzione particolare ai poveri, agli ultimi, agli esclusi. Per la Chiesa seguire gli insegnamenti di Gesù significa introdursi nella vita
quotidiana dei poveri, avviare una relazione , conoscere le loro sofferenze, farsene carico. La Comunità cristiana non ha le soluzioni per tutte le difficoltà intercettate ma tutti ,
per primi i poveri, devono sapere di poter contare su di essa. Ci vuole il coraggio di uscire in campo aperto , entrare nelle problematiche , nelle cause che hanno generato lo stato di povertà, operare per sostenere i loro diritti, sensibilizzare e motivare la comunità nel suo insieme per condividere tale pedagogia , assumendo , ciascuno, un impegno diretto e senza deleghe.
Vi chiedo pertanto di valorizzare tale ricorrenza durante la settimana dal 13 al 19 novembre ricordando i poveri della comunità nelle intenzioni delle messe feriali ed in
quella festiva dedicata. Se volete potete anche suggerire una colletta speciale destinata alla carità per chi si trova insituazione di disagio, destinando quanto raccolto a una realtà caritativa presente nella parrocchia.
Si ricorda che si possono rinnovare le iscrizioni alla Faci così come si possono fare le nuove iscrizioni. Anche quest’anno la quota sarà di 30 €. Si sottolinea il fatto che possono iscriversi all’associazione, oltre al clero (sacerdoti e diaconi) anche i laici accreditati, cioè chi ha compiti in ambito diocesano.
Che cos’è la F.A.C.I.?
E’ una sigla e sta a significare: Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia. Il termine esprime molto opportunamente lo spirito della FACI che, proponendosi di raccogliere ogni
singola realtà, intende mettere in atto quell’obiettivo di fraterna comunione che costituisce la forza vitale della Chiesa. Si prende cura nel mantenere unite le associazioni del clero, ed è un punto di riferimento per sacerdoti e diaconi.
Finalità
– Rappresentanza del clero nella dinamica di dialogo con le organizzazioni ed autorità civili ed ecclesiali.
– Assistenza morale: diffusione e valorizzazione della fraternità sacerdotale, in campo diocesano,
interdiocesano, nazionale; promozione e tutela dei diritti e della dignità della persona del prete e
diacono.
– Assistenza sociale ed economica: problemi previdenziali ed assistenziali e quelli assicurativi in genere;
trattamento pensionistico, ecc. Molte forme di questo tipo di assistenza vengono attuate tramite il
Patronato. La FACI propone e difende diritti; illustra e chiarisce il meccanismo della remunerazione
in materia di sostentamento del clero, suggerendo eventuali miglioramenti applicativi.
– Aggiornamento giuridico culturale: fa conoscere al clero le leggi che li interessano, risolvendo i quesiti e
proponendo lo studio e l’attuazione di opportune soluzioni da maturare con gli organismi competenti.
Organizza corsi di formazione ed eventi utili per l’aggiornamento del clero.
– Amico del Clero: La rivista l’amico del clero che arriva ogni mese offre spunti ed aggiornamenti
relativi al clero sempre interessanti.
– Convenzioni: La FACI, guardando alla notevole complessità del sistema di libero mercato, ha ritenuto
di dover intervenire in favore dei propri associati per garantirli, agevolarli e tutelarli nelle relazioni con
il mondo economico commerciale. Ha stipulato pertanto numerosi convenzioni di cui poter usufruire
con società assicurative, enti distributori di energia e gas, costruttori di auto, servizi finanziari ed altri.
– Esercizi spirituali: organizza periodicamente esercizi spirituali.
Inoltre nel portale sono a disposizione per gli iscritti moduli e documenti utili per la gestione della
parrocchia.
Per qualsiasi informazione specifica si rimanda al sito http://www.faci.net
Venerdì 20 Ottobre si è tenuto il primo di una serie di tre incontri aperti a tutta la cittadinanza promosso dall’Ufficio Scuola Religione Cattolica della Diocesi dal titolo “L’inquietudine invoca la
Pace”. Nel primo incontro svoltosi presso l’Auditorium San Giovanni Decollato sono intervenuti la Dott.ssa Alessandra Giacomucci giornalista e vicecaporedattore di TV2000 e INBLU radio e Padre Giuseppe Buffon frate Minore e Ordinario di Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Lateranense. Tema messo al centro dai relatrori è stato quello della Pace declinato in modi diversi ma ugualmente attuali e significativi anche per il periodo storico che il mondo occidentale in particolar modo sta vivendo. La Dott.ssa Giacomucci ha trattato nello specifico il tema della
narrazione della guerra da parte dei massmedia e di come la “storia” e le vicende internazionali siano sempre prospettive parziali che ci consegnano una parte di verità, è necessario dunque
distinguere tra comunicazione e informazione tra ciò che è spesso coistuito attorno ad un oensiero o ad uno schieramento e ciò che invece cerca la realtà dei fatti proprio nelle sue tante
sfaccettature. Fra Giuseppe inceve ha spostato cercato nella vita di San Francesco il suo rapporto con la Pace cercando di decostruire tutta quella narrazione sul Santo d’Assisi che lo fa essere
spesso come il promotore di una Pace facile e smielata. La Pace in Francesco è essenzialmente rinuncia al potere, quella nudità rappresentanta nella restituzione al padre dei vestiti diventa uno
stile di vita e non solo un momento di frattura con la sua famiglia, rinuciare al potere significa nelle relazioni umane rinunciare alla sopraffazione pur nella permanenza e nel riconosicmento
dell’altro come diverso da me, emblematico il tentativo di Francesco di incotnrare il Sultano proprio n questa condizione di fragilità e debolezza. Oggi quest’approccio diventa secondo Padre
Buffon condizione necessaria per ricostruire le nostre relazioni nel segno della pace e del riconoscimento reciproco di dignità. Secondo appuntamento del ciclo di incontri sarà Venerdì 10
Novembre con Matteo Prodi che tratterà il tema della Pace in Papa Francesco mentre il terzo ed ultimo incontro sarà Venerdì 17 Novembre con la Prof.ssa Serena Detti che cercherà di profilare la Pace dentro l’orizzonte biblico.
Una iniziativa che – nelle prossime settimane – coinvolgerà tutto il territorio della diocesi di Città di Castello. Il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha iniziato nei giorni scorsi una serie di assemblee con sacerdoti, diaconi e fedeli nelle varie unità pastorali del territorio diocesano. Nella prima settimana ha incontrato le comunità di San Giustino, di Lama, Selci e Citerna, e gli incontri continueranno nei prossimi mesi.
Si tratta di serate dedicate in particolare al dialogo con i parrocchiani per mettersi in ascolto dei bisogni e delle necessità di ciascuna realtà pastorale e per ragionare sulle prospettive di riorganizzazione delle stesse comunità parrocchiali sul territorio. Non si tratta di una visita pastorale, nel senso “canonico” del termine, ma di occasioni in stile sinodale per coinvolgere ciascuno nelle riflessioni che lo stesso Consiglio presbiterale tifernate ha ritenuto importanti da fare proprio con i fedeli.
Il vescovo Luciano presenta alla stampa il nuovo percorso pastorale
Il vescovo Luciano presenta alla stampa il nuovo percorso pastorale
Il vescovo Luciano incontra la comunità parrocchiale di Lama
Il vescovo Luciano incontra la comunità parrocchiale di Lama
Il vescovo Luciano incontra la comunità parrocchiale di Lama
Il vescovo Luciano incontra la comunità parrocchiale di Lama
Tutti corresponsabili della vita della Chiesa
L’iniziativa, a circa 15 mesi dall’inizio del ministero episcopale di mons. Paolucci Bedini nella diocesi tifernate, è stata illustrata stamattina proprio dal Vescovo e da don Francesco Mariucci, componente del Consiglio presbiterale diocesano e del Collegio dei consultori, oltre che responsabile dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali.
Nelle comunità parrocchiali e nelle unità pastorali della diocesi di Città di Castello, ha spiegato il vescovo Paolucci Bedini fin dai primi incontri dei giorni scorsi, c’è bisogno che tutti si sentano corresponsabili della vita della Chiesa ed è necessario ritrovare lo spirito missionario e di nuova evangelizzazione che caratterizzava l’esperienza dei primi apostoli e dei primi seguaci del cristianesimo. Ogni incontro viene introdotto dai parroci o dai sacerdoti moderatori delle stesse unità pastorali, che presentano al vescovo Luciano le loro comunità.
Un dialogo in stile sinodale
“Lo stile che ci siamo voluti dare – spiega mons. Paolucci Bedini – è quello legato al Cammino sinodale che ormai da due anni stiamo percorrendo come Chiesa italiana e diocesana, alla luce della Parola di Dio e in un clima di preghiera, per cui all’inizio c’è sempre una invocazione allo Spirito Santo. Tutti i fedeli – dal vescovo, ai sacerdoti e diaconi, a tutti i fedeli laici battezzati – si confrontano in un dialogo franco, fraterno e sincero sulle questioni che riguardano la vita della Chiesa. Non è un caso che, dopo l’invocazione dello Spirito Santo, io faccia una introduzione legata al testo degli Atti degli apostoli che racconta l’esperienza della prima Chiesa. Poi insieme si dialoga, a partire dalle sensibilità, dalle storie e anche dalle considerazioni che vengono dalle persone che vivono sul territorio”.
Rilanciare la presenza della Chiesa sul territorio
Terminata entro le festività natalizie la serie degli incontri pastorali, nel 2024 il vescovo Paolucci Bedini intende tirare le fila di questo percorso per valutare un progetto di riorganizzazione della presenza di sacerdoti e parrocchie nella comunità diocesana. Non si parla di tagli, accorpamenti o chiusure ma – al contrario – di un rilancio della presenza della Chiesa sul territorio, con modalità, linguaggi e organizzazione più adeguate ai tempi di oggi.
I giornalisti e le redazioni locali sono invitati a partecipare all’incontro con la stampa che mons. Luciano Paolucci Bedini, ha organizzato per la giornata di domani giovedì 28 settembre, alle ore 10, nella Sala Santo Stefano, al piano terra della Curia vescovile tifernate. Il Vescovo intende illustrare ai media le motivazioni e il programma di una serie di assemblee con sacerdoti, diaconi e fedeli iniziate proprio in questi giorni nelle varie unità pastorali del territorio diocesano. Si tratta di serate dedicate in particolare al dialogo con i parrocchiani per mettersi in ascolto dei bisogni e delle necessità di ciascuna realtà pastorale e per ragionare sulle prospettive di riorganizzazione delle stesse comunità parrocchiali. Per informazioni o per confermare la propria presenza è possibile contattare don Francesco Mariucci al cell. 3475483592, Daniele Morini al cell. 3356789939 o scrivere una mail a comunicazione@diocesidicastello.it.
iniziamo con il mese di settembre un nuovo anno pastorale e continuiamo insieme il Cammino sinodale che tutta la Chiesa italiana sta affrontando in vista di un profondo rinnovamento. Il tempo estivo caratterizzato dalle esperienze di formazione e di condivisione ha sicuramente seminato con abbondanza tanti germi di novità e di cura che non dobbiamo disperdere.
Penso alla entusiasmante avventura della Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona, che ci ha visto partecipi dell’invito di Papa Francesco ad essere protagonisti di una nuova visione del mondo e della storia, in cui accogliere l’amore immenso e gratuito di Dio per ciascuno di noi perché diventi l’unica norma della nostra esistenza solidale tra fratelli e sorelle con tutti gli uomini e le donne del mondo. Quello che gli occhi dei giovani hanno visto e i loro cuori sentito ha bisogno di riecheggiare nelle nostre testimonianze di adulti credenti e credibili perché risuoni ancora nelle loro vite e possa mettere radici per il futuro.
Penso anche alle esperienze estive tra famiglie, che disegnano i contorni auspicabili di ogni comunità cristiana chiamata ad essere famiglia di famiglie, perché abbiamo tanto bisogno di allargare le nostre tende e permettere a tanti fratelli e sorelle di sentirsi accolti dalla familiarità di Dio Trinità. Lavoriamo con impegno perché non rimangano episodi isolati, legati solamente al tempo delle vacanze e delle ferie, ma pongano le fondamenta di un nuovo modo di essere comunità.
Questi ultimi mesi hanno anche permesso ad alcuni di riscoprire la necessità di vivere con il cuore aperto verso le situazioni di fatica e di disagio che molti, sempre di più, si trovano a vivere nelle loro famiglie o peggio da soli. Tanti sono i fattori di sofferenza e di crisi di questo nostro tempo e lo sguardo della fraternità cristiana non può chiudersi in resistenze egoistiche, ma siamo tutti chiamati e provocati ad unirci per far fronte con più concretezza ai bisogni di coloro che vivono accanto a noi o giungono da lontano per cercare una speranza di vita migliore. La Carità non è questione di pochi o affare da specialisti, ma è il frutto più maturo della vita buona del Vangelo!
Il tempo ordinario che riprende non ci inganni facendoci credere che tutto va avanti come sempre e che ciascuno è responsabile solo del suo orticello. Immergiamoci nella preghiera e nell’ascolto di quella Parola nuova che Dio ci dona ogni giorno e che è per noi motivo di gioia e di salvezza se l’accogliamo come luce ai nostri passi e guida ai nostri progetti. Vinciamo la tentazione che ci fa riaprire un altro anno pastorale con la sola preoccupazione di dover riprogrammare e riorganizzare le solite cose, sempre uguali a se stesse, al di là di chi abbiamo di fronte e di cosa il mondo sta vivendo. È questo che spesso fa dire a molti che la Chiesa è vecchia e desueta, in ritardo sui tempi e retrograda nel suo sguardo. Quando invece la Parola del Vangelo è l’unica prospettiva sempre nuova di questa storia che ci dona una sapienza profetica capace di rinnovare ogni cosa. Se noi cristiani fossimo consapevoli di questo la nostra vita, per grazia dello Spirito Santo, risplenderebbe come limpida testimonianza della misericordia di Dio Padre in Cristo Gesù per tutta l’umanità.
Ci guidi il Signore con la sua grazia e ci incoraggi ad osare la novità del vangelo in noi e attorno a noi!
2 settembre Sant’Albertino da Montone, abate Memoria
Albertino nasce a Montone nella prima metà del secolo XIII. Accolta la vocazione monastica entra nell’eremo di Fonte Avellana, che dal 1192 possiede alcune terre proprio presso Montone. Nell’eremo del Monte Catria Albertino è documentato come priore dal 1265 al 1294. È proprio in alcuni capitoli della regola di san Benedetto, professata a Fonte Avellana, che si possono individuare i testi ispiratori della vita di Albertino: ad esempio, il capitolo 72 – che invita i monaci a stimarsi reciprocamente, a sopportare con pazienza le debolezze gli uni degli altri, a gareggiare nell’obbedienza vicendevole, a cercare ciò che è utile per l’altro – potrebbe avere influito su Albertino, diventato il “grande conciliatore”.
Fu anche priore maggiore della congregazione avellanita. Albertino è ricordato come autentico promotore di pace. Come priore maggiore, infatti, continua il servizio dei monaci alla popolazione attraverso una radicale opera di promozione della pace. È questa la specificità di Albertino, la cui azione si innesta in una già lunga tradizione di carità operosa. Albertino interviene sia per ricomporre le liti dell’eremo con altri monasteri o castelli della zona, sia per pacificare i comuni della zona dilaniati dalle lotte politiche, che in quel tempo sfociavano in contrasti armati che oggi chiameremmo guerre civili.
Albertino ha saputo accogliere le “nuove realtà” del suo tempo – il formarsi dei comuni, un certo anelito alla libertà da parte dei contadini, la diffusione degli Ordini mendicanti – non in quanto uomo dotato di “realismo politico”, bensì in quanto monaco. Dalla saggezza della Regola bene aveva imparato a “sopportare con pazienza” i disagi dei cambiamenti nella società e nella Chiesa, con i loro riflessi inevitabili sulla vita della propria comunità. Ma a questa capacità di “sopportare” si univa anche la sua disponibilità a “cercare l’utilità altrui” – cioè di tutti – piuttosto che intestardirsi a difesa dei diritti secolari della sua Congregazione monastica.
Secondo una tradizione avrebbe rinunciato alla carica di vescovo di Osimo per umiltà e per amore alla solitudine. Morì a Fonte Avellana il 13 aprile 1294 dove il suo sepolcro è meta continua di pellegrinaggi che ne invocano l’intercessione.
5 settembre San Ventura, sacerdote e martire Memoria
Rettore, nel XIII secolo, della chiesa di San Bartolomeo a Valdipetrina, fu sacerdote pio e zelante. Secondo la tradizione locale un giorno si imbatté in un taglialegna che bestemmiava. Ventura lo corresse, ma l’uomo, infuriato, uccise il sacerdote con un colpo d’ascia nascondendo poi il corpo insanguinato sotto un mucchio di pietre. Il corpo venne trovato dopo molti giorni e fu sepolto nella chiesa. Da quel momento la chiesa di San Bartolomeo prese il nome di San Ventura.
Tutti gli agiografi collocano il martirio al 7 settembre 1250. Nel XVII secolo il culto di san Ventura venne rilanciato dal vescovo Giuseppe Sebastiani, che provvide a una ricognizione canonica del corpo e, nel 1684, al suo trasferimento della chiesa del Seminario Vescovile, dove tutt’ora è conservato all’interno di un’urna realizzata nel 1952 e conservata sotto l’altare maggiore. Al 1952 risale anche l’attuale sistemazione dell’insigne reliquia, con la maschera in cera (opera di Romolo Bartolini) che lascia vedere la ferita mortale nel cranio.