Con la nostra gente, i preti e il popolo uniti contro la violenza della guerra

La storia si svela attraverso i documenti e le testimonianze dirette di coloro che vissero un’epoca di contrasti e drammi: gli anni dal 1940 al 1944. Un periodo segnato da grandi difficoltà per il popolo italiano che, insieme ai sacerdoti, condivise una vita stravolta da conflitti armati, razionamenti, bombardamenti e piegata dall’oppressione del regime fascista. Sono questi gli eventi al centro del convegno di studi dal titolo “Con la nostra gente. Preti e popolo in Alta Valle del Tevere tra guerra e Resistenza”, organizzato dall’istituto “Venanzio Gabriotti” di Città di Castello e dal Museo della resistenza di Sansepolcro, insieme agli archivi storici diocesani delle due città. La prima sessione del convegno, che si è tenuta a Città di Castello, si è aperta con i saluti del vescovo della Chiesa tifernate Luciano Paolucci Bedini e del sindaco di Città di Castello, Luca Secondi . I lavori della mattinata sono iniziati con la relazione introduttiva di Alvaro Tacchini che si è concentrato su alcune figure di preti che si trovarono a svolgere un ruolo cruciale, non solo come guide spirituali, ma anche come attivisti e difensori dei diritti umani.

I documenti

Documenti, diari, relazioni e testimonianze orali dalle quali i relatori attingono per costruire una narrazione fatta di avvenimenti che vedono protagonisti i sacerdoti e le comunità locali. Dagli interventi di Roberto Allegria (I preti partigiani), Diego Brillini (I sacerdoti nel passaggio del fronte tra i territori di Monte Santa Maria Tiberina e di Citerna), Nadia Burzigotti (I sacerdoti nel passaggio del fronte sull’Appennino umbromarchigiano), Francesco Orlandini (I sacerdoti tra partigiani e tedeschi) e Giulia Farinelli, emergono storie di coraggio e di solidarietà. Come quella di don Vittorio Boscain , parroco a Monte Santa Maria Tiberina, che racconta: “Le truppe tedesche, dopo aver compiuto più volte atti di violenza, rapine, infami estorsioni a danno del mio popolo, la sera del giorno otto luglio 1944 un maresciallo tedesco, specializzato nelle mansioni terroristiche, fece uscire dai ricoveri tutte le persone del paese e, tutte riunite e rinchiuse nel cortile del castello Boncompagni a colpi di fucile mitra sparati senza alcun preavviso per terrorizzare le donne e i bambini, intimò la separazione delle donne dagli uomini”.

Le testimonianze

Don Angelo Ascani , parroco di Citerna, scrive: “Un soldato tedesco mi prelevò nel rifugio, sotto accusa di essere ‘pastore traditore’. Dodici mitra e una rivoltella vidi puntati contro di me, lungo la scalinata del municipio citernese, da quei ceffi divenuti nemici. La vera causa era che la popolazione citernese s’era rifugiata nel cappellone a S. Francesco, per la quale ogni giorno andavo a celebrare la messa o a recitare il rosario”. Don Giuseppe Raichi , parroco di Celalba assunse sempre un atteggiamento ostile nei confronti dei fascisti. Nel 1943 andarono a prelevarlo, ma furono battuti dall’astuzia del sacerdote, che seppe dileguarsi al momento opportuno. Rita Casi , testimone degli avvenimenti racconta: “Don Giuseppe nella sua funzione di sacerdote aiutava tutti coloro che avevano bisogno e soprattutto coloro che erano contrari al partito, perché erano isolati da tutti e privati anche del necessario. Un giorno, mentre le bambine del paese giocavano a campana nella piazzetta antistante la chiesa di Celalba, videro arrivare un gruppo di uomini vestiti di nero, con un buffo cappello con una nappa che penzolava e armati di un manganello.Chiesero dove fosse don Giuseppe, che fu avvisato della loro presenza. Si affacciò alla porta della chiesa e capì subito di cosa si trattava. Disse soltanto che rientrava a prendere il breviario ma non uscì più. Alcuni ragazzi che si trovavano in chiesa lo videro scappare attraverso una porticina che dava nel campanile per poi correre attraverso i campi verso Montone. Per più mesi non lo videro tornare in paese”.Alcuni sacerdoti ebbero anche il ruolo di patrioti e sostenitori, a tutti gli effetti preti partigiani, come don Marino Ceccarelli a Morena, don Augusto Giombini a Pieve di Graticcioli, don Pompilio Mandrelli e don Paolo Nardi. La seconda sessione del convegno di studi si terrà a Sansepolcro sabato 25 gennaio , presso l’Auditorium Santa Chiara, con inizio alle 9.30.